Direttore editoriale:
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Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005

La strage degli innocenti

11 luglio 2014

Una delle cose che maggiormente mi impressionarono non appena mi trovai a soggiornare per un periodo di una certa durata a Bassano del Grappa fu un fenomeno al quale non ero certamente abituato. Ne rimasi così sorpreso che mi chiesi se fosse dovuto a qualche ragione etno-culturale, di cui a Teramo non avevo mai notato l’esistenza. Non appena mi avvicinavo da pedone ad una striscia pedonale, vedevo le auto che sopraggiungevano rallentare e fermarsi già ad una notevole distanza, in attesa del mio attraversamento.

A volte avveniva perfino che io non avessi alcuna intenzione di attraversare la strada, ma camminando rasente il marciapiede mi accostassi così tanto alle strisce da dare l’impressione che volessi farlo all’automobilista che sopraggiungeva, che perciò si fermava per lasciarmi passare. A Teramo accadeva invece, e ancora accade, che, accingendoti ad attraversare sulle strisce, tu debba aspettare a lungo che le automobili si fermino o almeno rallentino, ma non lo fanno mai, nemmeno quando hai già messo il piede su un buon pezzo della strada. C’è una specie di contrattazione tacita, a distanza ravvicinata, tra te e l’automobilista, che non ha nessuna intenzione di arrestarsi e di lasciarti passare e, anche quando rallenta e si arresta, ha sul volto un’espressione di estrema contrarietà, come a dire: “Ma proprio adesso questo rompipalle doveva decidersi di attraversare costringendomi a rallentare?”. Qualche guidatore cerca di non fermarsi e, per non metterti sotto, ti dribbla, passando a poca distanza da te, un po’ più in qua o un po’ più in là, a volte accelerando per passare prima di te senza fermarsi, a volte rallentando ma non mostrando alcuna intenzione di arrestarsi del tutto, calcolando quindi il tempo appena sufficiente perché tu riesca, affrettando il passo o rallentando, a schivare lui.
    Parlato di questo fenomeno, che davvero mi ha sorpreso e continua a sorprendermi, costringendomi a fare bene attenzione alla città dove mi trovo, se a Teramo o a Bassano, per non sbagliare comportamento e grado di attenzione, debbo subito dire che non è che a Bassano, così come in altre città del Veneto o del più progredito centro nord non si verifichino investimenti di pedoni o di ciclisti. Anzi la cittadinanza bassanese è ancora scossa per un terribile incidente causato da un pullman che in retromarcia, nell’autostazione delle corriere, investì mortalmente un giovane studente sedicenne in sella alla sua bicicletta. Quello che voglio segnalare è una generale differenza di stile di vita e di comportamento nella guida di un’autovettura nel traffico urbano congestionato. In quello teramano prevale l’egoismo dell’automobilista e chiunque per muoversi usi un qualsiasi altro messo, i piedi, la bicicletta, la moto, è vittima predestinata, che deve più al caso la propria sopravvivenza che al rispetto delle regole stradali e della disciplina. Una delle occasioni più pericolose è quando tu attraversi sulle strisce perché l’auto che sopraggiungeva si è fermata per lasciarti passare, e devi sfidare il pazzo incosciente che tenta di superarla pensando che si sia fermata per un motivo diverso da quello che lo ha indotto a darti la precedenza e attenta alla tua sicurezza infilzandoti come un tordo.
  Quest’anno anche nel Nord, ma un po’ in tutta Italia, c’è stata una particolare recrudescenza di quella che chiamo la “strage degli innocenti”. Sono stati investiti e uccisi bambini che attraversando la strada o camminando al bordo del percorso stradale davano la mano al papà o alla mamma, travolto anch’essi da guidatori incoscienti e spericolati. Qui da noi sono morti dei centauri o travolti da auto o costretti a manovre improvvise dovute alla necessità di schivare guidatori di quattro ruote senza un minimo senso di rispetto per gli altri utenti della strada. I ciclisti sono poi vittime ancora più predestinate e i più esposti, sia quelli che pedalano sulle loro biciclette da passeggio per spostarsi tranquillamente da un luogo all’altro sia i ciclisti amatoriali, innamorati di uno sport che non potrebbe essere più bello. Proprio ieri Teramo ha dovuto lamentare l’ennesima vittima e un guidatore incosciente e ubriaco si è rivelato prima un assassino e poi un pirata, essendosi allontanato dal luogo dell’incidente senza prestare soccorso all’investito. Essersi consegnato qualche ora dopo, in compagnia dei familiari, non gli ha fatto meritare alcun perdono e speriamo che la giustizia sia nei suoi confronti inflessibile. Non gli è servito nemmeno a nascondere il suo tasso alcol emico che certamente, se non causa prima dell’incidente, è stata una concausa non trascurabile. Così un altro innocente è caduto, senza colpa, perché non può essere considerata una colpa inforcare una bicicletta e dedicarsi al proprio sport favorito pur dovendo affrontare un percorso rischioso tra buche, interruzioni, accidenti e ostacoli di ogni tipo e auto che sfrecciano a fianco incuranti di qualsiasi altro utente della strada.Ne parlava Alfonso Sardella in una delle sue poesie più belle, dei ciclisti dilettanti che sfidavano il traffico convulso per praticare il loro sport, malvisti da quanti li considerano soltanto degli inciampi sul loro percorso, li odiano quasi perché ne sono infastiditi anche quando disciplinatamente procedono non affiancati o in gruppo, invadendo una larga parte della sede stradale, ma, come previsto, in fila indiana, l’uno dietro l’altro, “a ruota”, come si dice in gergo. Non si tratta di assicurare la necessaria sicurezza al romanticismo di una pratica sportiva amatoriale, di avere davvero rispetto per chi va su due ruote, mosse da un pedale o da un motore che siano, invece che su quattro. Le considerazioni fatte a proposito di un volante mosso a seconda del proprio carattere e dei propri istinti sono antiche e troppo note per doverci tornare. Il fatto che un’auto sia o possa essere la proiezione psicologica di una personalità che può essere anche deviata e troppo aggressiva è altrettanto noto e non vale la pena di tornarci. Si deve invece sottolineare che, nonostante i tanti impegni e le tante promesse, il legislatore ancora non trova il tempo o forse il modo di sanzionare i crimini commessi guidando un auto come reati dolosi e non colposi e di considerare un omicidio stradale commesso da un ubriaco o da un drogato alla stregua di un delitto commesso da qualcuno che, impugnando una pistola, prendesse a sparare all’impazzata
    La “strage degli innocenti” è ingiustificabile e intollerabile. Non se ne può più. Un padre di famiglia che va in bicicletta, un bambino che attraversa la strada su una striscia pedonale dando la mano alla mamma, un povero vecchietto che torna a casa in bici dal dopolavoro all’ora di cena, non possono morire per colpa, colpa grave, di un imbecille che li investe con la propria auto dopo essersi scolato bottiglie e bottiglie di birra o essersi fatto di roba e di schifezze. Il ritiro della patente non basta. Ci vuole un risarcimento ben più consistente per il danno arrecato ad un singolo e alla giustizia. Intanto io personalmente continuo a pensare ai tanti che, soprattutto nei fine settimana, partiti da Bassano, in sella alle loro bici si inerpicano lungo i tornanti che portano all’altopiano di Asiago, pedalando e misurandosi con se stessi e ai tanti automobilisti che ad ogni curva usano tutta la loro prudenza per non investirli, rispettando così loro e il loro diritto di utilizzare la strada come ogni altro utente.

 

Elso Simone Serpentini

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