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Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005

Consigliere, si opponga

27 giugno 2014

Nel dicembre 1991 uscì per Demian Edizioni un mio libro intitolato “Consigliere, si calmi”. Era ispirato, almeno nel titolo, da un libro del 1987 di Giulio Andreotti, edito da Rizzoli, intitolato “Onorevole, stia zitto!”
     Nel mio libro analizzavo, facendomi forte dell’esperienza dei miei quindici anni da consigliere comunale di Teramo, dal 1970 al 1985, il linguaggio dell’appena rinnovato consiglio, nel suo primo anno di vita (luglio 1990-settembre 1991), che aveva tra i protagonisti personaggi che andavano da Marco Pannella a Grazia Scuccimarra, da Peppino Scarselli a Roberto Petrella. Molto spesso il dibattito trascendeva nella rissa, il tono era sopra le righe e i termini usati erano assai poco “politically correct”. Le voci si accavallano e anche per me, che trascrivevo gli interventi dei consiglieri sbobinando i nastri delle registrazioni delle sedute fatte da Verde TV, diventava difficile capire parole e termini, a volte sconclusionati, tanto che dovevo spesso tornare indietro e risentire più volte uno stesso passo. Tanto erano esagitati i dicitori, non certo fini, che chi presiedeva l’assemblea era spesso costretto a dire il fatidico: “Consigliere, si calmi”, che poi scelsi come titolo del libro.

Se dovessi riscrivere oggi un libro dello stesso genere letterario (letterario si fa per dire), e ad inizio della consigliatura che abbiamo eletto noi teramani lo scorso 25 maggio (ho detto “abbiamo” perché sono tornato a votare anche io dopo quasi 20 anni), non avrei dubbi sul titolo: “Consigliere, si opponga!”. Pare, infatti, che ci sarà bisogno, ancor più di sempre, di opposizione, e di opposizione vera. C’è chi ha accusato, non senza qualche ragione, i consiglieri di minoranza delle ultime consigliature di non essere stati consiglieri di opposizione, di vera opposizione, di essere stati, insomma, un po’ troppo teneri con la maggioranza e, in qualche caso, troppo collaborativi, al punto da sembrare consociativi. Nell’accusa sono stati particolarmente accaniti i candidati grillini e poi, una volta eletti in due, i consiglieri cinquestellati hanno promesso di fare, loro sì, una opposizione “dura e pura”, di far vedere i sorci verdi alla maggioranza, quale che fosse stata, di centro-destra o di centro-sinistra, schieramenti che per loro non sono mai stati, non sono e non saranno mai antagonisti e alternativi, come invece saranno loro. Anche Pomante annuncia opposizione forte e verace. Pare che facciano dichiarazioni analoghe consiglieri che, non essendo stati scelti come assessori, avrebbero deciso di non comportarsi come consiglieri di maggioranza, ma come consiglieri di opposizione.
     A parole, dunque, tutti dichiarano di voler fare opposizione. Tutti o quasi quelli che avranno incarichi di maggioranza. Ma quale opposizione faranno? Faranno un’opposizione così feroce e spietata da ripristinare il mio vecchio “Consigliere, si calmi!”? O avranno bisogno di uno sprone, e cioè del “Consigliere, si opponga!”? Io di opposizione dovrei e potrei essere un maestro. Nella mia breve (ma nemmeno tanta) attività politica, non ho mai fatto parte di una maggioranza e sono stato sempre in minoranza, e cioè all’opposizione, qualunque fosse la maggioranza. Militavo in un partito di opposizione (il MSI, al di fuori del cosiddetto “arco costituzionale”) ma facevo parte di una corrente di minoranza, quella rautiana, e stavo in una componente ancora più di nicchia, tanto che era considerata la minoranza della minoranza della minoranza. Quando la corrente rautiana diventò maggioranza (per un breve periodo), io ero già fuori dal movimento. Sono stato sempre all’opposizione di qualche cosa, in ogni attività, e mi è capitato quasi sempre (potrei benissimo omettere il “quasi”) di oppormi. Eppure non mi sono mai sentito “bastian contrario”, ma solo un oppositore, un praticante dell’arte del dissenso e quindi del mestiere dell’opposizione. Ecco perché io dovrei e potrei considerarmi un maestro in fatto di opposizione. Però non mi ci sento, e mi considererei ancora più un discepolo che un maestro, avendo ancora molto da imparare. E tuttavia qualche cosa l’ho imparata e, non volendo essere un maestro, qualche riflessione mi sento di farla, non di dare consigli, si badi, ma di riflettere sì.La mia prima riflessione è che “opposizione” è un termine che non ammette aggettivi qualificativi. Non ne ha bisogno. Ogni aggettivo qualificativo sarebbe soltanto limitativo, mettendo l’accento su un singolo aspetto dell’opporsi e non su tutti gli aspetti, a pieno campo. Non ha senso parlare di opposizione costruttiva, perché chi si oppone non deve e non può tendere a costruire, ma a distruggere, ovviamente l’azione dell’avversario, quando e se giudicata così negativa da dovercisi opporre. Anche parlare di opposizione intelligente non ha senso, e nemmeno di opposizione tattica, o strategica, o alternativa. L’opposizione è opposizione e basta. La mia alternativa la porrò in essere quando diventerò maggioranza. Non ho alcun obbligo di aiutare coloro ai quali mi oppongo e quindi di cercare di evitare i loro errori, non mi devo prefiggere di “correggere” le loro decisioni sbagliate, emendandole e migliorandole. Arrivo a dire che la maggioranza deve assumersi interamente le proprie responsabilità e i propri obblighi, in un consesso pubblico anche quello di garantire il numero legale con le proprie forze. Per questo, quando ero seduto sui banchi consiliari e notavo che i consiglieri di maggioranza durante il dibattito si assentavano e se ne andavano al bar, mi divertivo a chiedere assai spesso la verifica del numero legale, minacciando di abbandonare l’aula, e costringendo i loro colleghi a richiamarli in gran fretta per farli tornare in aula e dire “presente” con il tramezzino in bocca e il bicchiere di cognac in mano.
    Quale opposizione? “Consigliere, si opponga!”. Ecco quanto mi sento di dire ai consiglieri di minoranza chiamati a fronteggiare la giunta Brucchi, nata da una gestione arrogante del potere di una diarchia vampiresca, vogliosa di succhiare il sangue dei cittadini a beneficio proprio e della propria parte. Negli anni in cui fui consigliere era in atto, anche a Teramo, in consiglio comunale, un’ampia strategia di compromesso storico. I consiglieri democristiani e quelli della sinistra amoreggiavano spesso e tentavano connubi più o meno incestuosi, soprattutto in termini di previsioni urbanistiche e di gestione del territorio. Avevano puntato a far parte tutti di un ufficio per la gestione del piano regolatore, dal quale avevano escluso solo me, con la motivazione che non facevo parte dell’arco costituzionale. A quella e ad altre finalità simili, che solo in seguito si sarebbero chiamate “consociative”, tendevano i comportamenti di quasi tutti i consiglieri e quelli che avrebbero dovuto opporsi non sempre lo facevano. Anche in seguito, nei decenni successivi, molti che avrebbero dovuto opporsi non si sono opposti o non lo hanno fatto abbastanza. I frutti di tutto questo sono davanti a noi, visibili nel degrado che sembra inarrestabile della nostra città.
“Consigliere, si opponga!”. Si opponga chi si deve opporre. Senza aggettivare la propria opposizione, senza limitarla con un aggettivo o con una qualifica. Ci si opponga e basta. Se si pensa che quel che vuol fare la maggioranza è sbagliato e sciagurato, si deve fare di tutto per evitare lo sbaglio e per scongiurare la sciagura. Se si pensa che chi amministra vuol fare l’interesse di pochi cittadini e non di tutti, si ha il dovere di opporsi strenuamente, con tutti gli strumenti, anche con l’ostruzionismo. Però si deve evitare di essere ingenui e purtroppo i primi atti oppositori dei consiglieri grillini, che tra l’altro hanno contribuito in larga parte al successo di questa maggioranza, se non altro con il disinteresse e con una equidistanza colpevole, mi sono sembrati assai ingenui, indizio e sintomo di una totale sprovvedutezza. Perché anche opporsi è un mestiere che si deve imparare e nessuno, come diciamo noi, “nasce imparato”. E qualcuno, là in mezzo, tra i votati ed eletti, deve tanto imparare. Pensate che c’è anche chi, se volesse andare in una frazione di Teramo, per non perdersi, dovrebbe usare il Tom Tom. E c’è anche chi vorrebbe adesso diventare oppositore solo perché non è diventato assessore. Troppo poco per averne davvero la grinta.

 

Elso Simone Serpentini

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