Turismo e cultura ("La Città" marzo 2010)

Non nascondo, anzi confesso, di essere molto preoccupato. Leggendo la cronaca e seguendo qualche trasmissione televisiva locale, pur sapendo che non pochi servizi realizzati dalle emittenti alla Bit di Milano erano dei redazionali, più o meno a pagamento, mi ero lasciato andare a cullare qualche sogno.

            Le dichiarazioni dei nostri referenti, l’assessore regionale alla promozione turistica Di Dalmazio, l’assessore provinciale al turismo Vallucci, alcuni sindaci di comuni costieri, erano così trionfalistiche e magnificavano così tanto il successo dello (degli ?) stand abruzzese e teramano che avevo immaginato che davvero, questa volta, la partecipazione alla prestigiosa rassegna milanese avrebbe fatto affluire nel teramano centinaia e centinaia (migliaia?) di turisti. Sentir parlare di un sistema coeso, unitario, non più frammentato, che avrebbe dato all’Abruzzo maggiore forza di attrazione e maggiore unicità di iniziative mi aveva convinto che s’era imboccata finalmente la strada giusta.

            Certo, a vedere in televisione quelle consuete passerelle, quel consueto parlarsi addosso e magnificarsi a più non posso, qualche sospetto me lo aveva dato. Ma cercavo di rimuovere ogni volontà di far rimarcare ciò che mi risultava dissonante per accordare il primato e la precedenza a ciò che veniva messo in evidenza come assolutamente positivo. Tanto sembrava di trovarsi di fronte ad una nuova era per il turismo abruzzese da passar sopra al fatto che l’altra competenza dell’assessore regionale Di Dalmazio, la promozione culturale, continuasse a rimanere completamente in ombra, dopo un allarmato ed allarmante annuncio, fatto dallo stesso assesore in un consegno, che ci troviamo all’anno zero e che dobbiamo rifare tutto da capo.

            Tanto sembrava coronata da successo la partecipazione alla Bit di Milano da poter trascurare il fatto, deprimente, che la Regione Abruzzo non avesse ricominciato a partecipare ad eventi che sul piano della promozione editoriale e culturale hanno la stessa importanza (se non più) che ha la Bit di Milano sul piano della promozione turistica: la Fiera del libro di Torino. Insomma, c’era stata una scelta e s’era scelto di privilegiare per quest’anno il turismo, per puntare, magari, chissà, l’anno prossimo sulla cultura. In attesa di poter festeggiare L’Aquila come capitale della cultura negli anni a venire.

            Tutta questa serie di considerazioni consolatorie ha avuto in me un brusco stop, quando ho letto una recente nota del consigliere regionale di opposizione Claudio Ruffini. Che cosa dice in sostanza Ruffini? Dice che la promozione turistica tanto sbandierata alla Bit di Milano non è stata contrassegnata poi da quella grande unità di intenti su cui si puntava, e che il dato rivelatore è costituito da un dualismo di loghi, “Costa blu” e “Costa dei parchi”, il primo promosso dalla Provincia di Teramo e il secondo nato su iniziativa di albergatori, balneatori e strutture ricettive e sponsorizzato dal presidente Chiodi e dall’assessore Di Dalmazio. Dice che “si è preferito correre dietro ad iniziative estemporanee e prive di una programmazione”, che si è andati alla Bit di Milano con il “Costa blu” e si è tornati con il “Costa dei parchi”. Dice ancora che “le cene di gala, le inaugurazioni tra amici, e la pur importante partecipazione alla Bit” non porteranno nessun turista in più in Abruzzo. Dice che manca completamente una campagna di promozione turistica della Regione Abruzzo e che la Provincia di Teramo e la Regione, anziché dialogare, danno vita solo ad iniziative di facciata che nulla porteranno al turismo regionale e teramano.

            Chi ha ragione? Ruffini o Di Dalmazio, che sulla stampa e in televisione ha tanto magnificato la presenza abruzzese al Bit e ha parlato di una vera svolta da parte del suo assessorato? Io spero, sinceramente e ardentemente, che abbia ragione di Dalmazio e che abbia torto, torto marcio, Ruffini. Spero che dopo la partecipazione abruzzese alla Bit di Milano e la promozione turistica che è stata fatta nell’importante (e costosa) rassegna, quest’estate, (e/o, se non proprio quest’estate l’estate prossima), legioni di turisti italiani e stranieri affluiranno sulle nostre coste e sui nostri monti e che centinaia di tour operators porranno l’Abruzzo ancor prima che le altre regioni italiane nelle offerte alle loro clientele. Me lo devo augurare per forza, altrimenti sarei costretto a dire che aver speso tanto risorse e tante energie per promuovere il turismo nostrano e aver rinunciato a spenderne per promuovere la nostra cultura e la nostra editoria non è servito a niente. E questo sarebbe grave ed amaro per un assessore regionale alla promozione turistica e culturale che ha annunciato di volersi ispirare al principio che anche sul piano culturale, oltre che sul piano turistico, occorre privilegiare quelle scelte che hanno un sicuro ritorno economico, anche in termini di fatturato, oltre che un ritorno di immagine.

 Elso Simone Serpentini