Direttore editoriale:
Elso Simone Serpentini
Direttore responsabile:
Franco Baiocchi
Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005

Vel vel? Aut-aut

6 giugno 2014

Trascrivo letteralmente, da un nastro registrato dal mio apparecchio speciale per intercettare gli eventi onirici, una parte del colloquio tra me e Severino, il danese angosciato.

SEVERINO - Se un uomo potesse mantenersi sempre sul culmine dell'attimo della scelta, se potesse cessare di essere uomo...
SERPENTINI – Hai scritto che sarebbe una stoltezza dire che per un uomo può essere troppo tardi per scegliere, perché nel senso più profondo non si potrebbe parlare di una scelta.
SEVERINO – Sì, La scelta stessa è decisiva per il contenuto della personalità; con la scelta essa sprofonda nella cosa scelta; e quando non sceglie, appassisce in consunzione ... Quando si parla di scelta che riguardi una questione di vita…
SERPENTINI – Ma il ballottaggio riguarda una questione di vita?

SEVERINO – Se sì, l'individuo in quel medesimo tempo deve vivere; e ne segue che è facile, quando rimandi la scelta, di alterarla, nonostante che continui a riflettere e riflettere... Si vede allora che l'impulso interiore della personalità non ha tempo per gli esperimenti spirituali. Esso corre costantemente in avanti, e pone, ora in un modo ora nell'altro, i termini della scelta, sì che la scelta nell'attimo seguente diventa più difficile...
SERPENTINI – Se permetti, la scelta che devo fare è un po’ più terra terra.
SEVERINO - Immagina un capitano sulla sua nave nel momento in cui deve dar battaglia; forse egli potrà dire: bisogna fare questo o quello; ma se non è un capitano mediocre, nello stesso tempo si renderà conto che la nave, mentre egli non ha ancora deciso, avanza con la solita velocità, e che così è solo un istante quello in cui sia indifferente se egli faccia questo o quello.
SERPENTINI – Come posso equiparare il tuo capitano al sindaco che devo scegliere per la mia città?
SEVERINO - Giunge un momento in cui non hai più la libertà della scelta, non perché hai scelto, ma perché non hai scelto; il che si può anche esprimere così: perché gli altri hanno scelto per te, perché hai perso te stesso...
SERPENTINI – Quindi?
SEVERINO - Quando si crede che per qualche istante si possa mantenere la propria personalità tersa e nuda, o che, nel senso più stretto, si possa fermare o interrompere la vita personale, si è in errore. La personalità, già prima di scegliere, è interessata alla scelta, e quando la scelta si rimanda, la personalità sceglie incoscientemente, e decidono in essa le oscure potenze.
Quando mi sono svegliato, ho ripensato a lungo alle parole del filosofo danese di Copenhagen, per cercare di capirne pienamente il senso e per adattarle ai fini dell’interpretazione della mia situazione e delle scelte da compiere nel ballottaggio di domenica prossima. Per venti anni non ho votato e quindi ho scelto di non scegliere, compiendo perciò ugualmente una scelta, stando alle parole del mio personaggio apparso in sogno, ma anche consentendo ad altri di scegliere per me, come negli anni mi andavano ripetendo altri miei conoscenti, non perspicaci e profondi quanto Severino.
     Sono tornato a votare domenica 25 maggio, e quindi a scegliere, ma la scelta di chi ha votato come me non è risultata del tutto chiara, in base alla legge elettorale, così domenica 8 giugno dovrò tornare a scegliere di nuovo. Non sceglierò di non scegliere. Sceglierò. Ma chi? I corni del dilemma sono due: la continuità e il cambiamento. Mi è sempre piaciuto cambiare, a volte ho cercato di contribuire al cambiamento e ho fallito. Mi piacerebbe tornare a dare un contributo, spero determinante, ed essere testimone, se non protagonista, del cambiamento. Quando si tratta di scegliere tra conservazione (che vale la continuità) e cambiamento, non ci trova di fronte ad una scelta del tipo vel-vel, ma del tipo aut-aut. La prima, a volerla considerare dal punto di vista della logica, appare come una disgiunzione inclusiva, il cui approfondimento mi porterebbe però troppo lontano, accedendo, sul piano dell'algebra booleana all’individuazione dell’operatore logico OR. Sul piano linguistico “vel” vale “oppure, ossia” (che in troppi stanno continuando a sostituire con un “piuttosto che”. La scelta tra Brucchi e Di Pasquale in questi termini varrebbe come “Brucchi vel Di Pasquale”, cioè “Brucchi oppure/ossia Di Pasquale”, ma con il senso dell’indifferenziato, come a dire che l’uno vale l’altra, “questo o quello per me pari sono”. Se questa fosse la scelta, tanto varrebbe affidarmi alla sorte e tirare i dadi. Ma la scelta non è “questo o quello”, ma “o questo o quello”, definibile perciò con un “aut-aut”, locuzione latina che deriva da un raddoppiamento della congiunzione aut, e in italiano traducibile con un “o” disgiuntivo con il significato di "o questo o quello". In logica si direbbe una disgiunzione non inclusiva, ma esclusiva, in cui la scelta di un termine esclude l'altro, come nella celebre espressione del Valentino, Cesare Borgia: “aut Ceasr aut nihil” = “o imperatore o niente”. A differenza del “vel vel”, l’”aut aut” oppone due termini necessariamente in contrapposizione tra loro. Non “Brucchi vel Di Pasquale”, ma “Brucchi aut Di Pasquale”, che vale “continuità o cambiamento”.
    L'espressione "aut aut" definisce una scelta biunivoca direzionata: "o di qua o di là" e comporta l’obbligo di esprimere una scelta (soprattutto imposta a chi esita a prendere una posizione), e quindi ci fa trovare di fronte ad un “tertium non datur”, che esclude l’esistenza di una terza soluzione in una situazione che ne contempla soltanto due. L’aut-aut riguarda i destini futuri di Teramo in un momento cruciale della propria storia. Si può accettare l’esistente e la perpetuazione dell’esistenza, approvare l’operato di chi ha distrutto la città socialmente, politicamente, economicamente e culturalmente e/o di chi ha ereditato le colpe dei padri alle quali ha aggiunto le proprie, specifiche. Si può aspirare ad un cambiamento di rotta, nella speranza che si possa ancora fare in tempo a riparare ai guasti e salvare il salvabile, dando contemporaneamente un giudizio di condanna su finora ha ridotto Teramo nella condizione attuale. Se poi qualcuno ritiene che questa non sia peregrina, voti pure per la continuità e/o per la conservazione o speri che chi ha prodotto i guasti li ripari, come promette di fare.
    Sorprende che ci sia chi al primo turno si è espresso per il cambiamento oggi mostri ritrosia di fronte ad una scelta del tipo aut-aut, non fidandosi di chi in nome del cambiamento ha chiesto voti, ma favorisce di fatto chi li ha chiesti in nome della continuità e della conservazione, non tenendo conto che “tertium non datur”, che una terza posizione non esiste che di uno solo sarà la palma della vittoria. O di qua o di là. Io mi schiero con il “di là”, anche perché intravedo nel “di qua” indicazioni di persone improponibili quali assessori della prossima eventuale giunta del centro-destra, non ufficiali, ma certamente attendibili stando ai risultati elettorali del primo turno e al loro peso.

 


Elso Simone Serpentini

Il Cor(ro)sivo

Il decalogo di Dalmazio

Turismo e cultura

I miei libri a Torino

Caro vecchio campo sportivo comunale, ti scrivo

Caro professore, ti rispondo