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Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005

Si ballotta: chi vuole
ancora cambiare?

30 maggio 2014

Trascrivo letteralmente, da un nastro registrato dal mio apparecchio speciale per intercettare gli eventi onirici, una parte del colloquio tra il dott. Pangloss e Monsieur de La Palice, al quale ho assistito personalmente in sogno l’altra notte.

Dott. PANGLOSS – Salve, monsieur de La Palice. Come mai anche voi a Teramo?
Monsieur de LA PALICE –
Perché non ne sono lontano.

Dott. PANGLOSSSono sicuro che siete stato attratto anche voi dalla curiosità per il ballottaggio che si profila tra Brucchi, sindaco uscente, e Di Pasquale, sfidante.
Monsieur de LA PALICE
E chi non lo è? Solo chi non lo è. E siccome io non sono tra coloro che non sono interessati, lo sono.
Dott. PANGLOSS
Non fa una piega. Anche io sono interessato, al contrario del mio allievo Candido, che è venuto qui perché ancora non crede che la sua Cunegonda sia morta e la va cercando ovunque.
Monsieur de LA PALICE
– Spiegate al vostro allievo che chi non è vivo è morto.
Dott. PANGLOSS
Sarebbe inutile, come spiegare ad un politico che, se non ha vinto, ha perso.
Monsieur de LA PALICE
Intendete alludere al sindaco uscente Brucchi?
Dott. PANGLOSS
Anche a lui. Ma anche ai suoi competitori, che volevano sostituirsi a lui.
Monsieur de LA PALICE
Ma i suoi competitori, che volevano il cambiamento, hanno preso, messi insieme la maggioranza dei voti. Quindi hanno vinto e hanno vinto i teramani che volevano il cambiamento, essendo risultati più del 50%, e Brucchi, votato da quelli che non volevano il cambiamento, ha riportato meno del 50%.
Dott. PANGLOSS – Discordo.
Perché i suoi competitori non si sono presentati uniti da un comune programma e quanti volevano il cambiamento non hanno potuto votare per un solo candidato, come invece hanno potuto quanti il cambiamento non lo volevano. E la maggioranza che chiede e ottiene il cambiamento con successo non può essere solo aritmetica, ma politica.
Monsieur de LA PALICE
Le somme sono sempre addizioni, non sottrazioni, così come le sottrazioni non sono somme.
Dott. PANGLOSS
Le cose non possono essere altrimenti da come sono. Il tutto essendo fatto per un fine, tutto è necessariamente per l'ottimo fine. Il naso è fatto per portare gli occhiali, e così si portano gli occhiali; le gambe son fatte per esser calzate, e noi abbiamo delle calze, le pietre son state formate per essere tagliate e usate nelle costruzioni e così le città sono fatte di ottime costruzioni, il più votato dei candidati deve essere eletto e non può non essere il migliore degli eleggibili, le porchette sono state fatte per essere mangiate e infatti ce le mangiamo e non potrebbero essere migliori. Così quanti hanno votato Brucchi, ritenendo che non si dovesse cambiare il sindaco di Teramo, hanno riconosciuto di vivere nella migliore delle città possibili. Per conseguenza, quelli che si sono proposti di cambiarla si proponevano una corbelleria, non riconoscendo che nessuno può essere così poco ragionevole da voler cambiare ciò che è già ottimo.
Monsieur de LA PALICE
Concordo. Poiché non ci può essere qualcosa di più ottimo dell’ottimo, un cambiamento dell’ottimo potrebbe solo essere un peggio.
Dott. PANGLOSS
Dunque vedremo se nel ballottaggio prevarranno i teramani i quali ritengono di vivere nella migliore delle città possibili e si oppongono al cambiamento o quelli i quali ritengono di vivere nella peggiore delle città possibili e perciò sostengono la necessità di un cambiamento.
Monsieur de LA PALICE
Ancora una volta però risulteranno determinanti quelli che non si pronunceranno, non intendendo far sapere in quale città pensano di vivere, se nella migliore possibile o nella peggiore.

Il colloquio tra i due insigni personaggi sulle sorti di Teramo è stato davvero illuminante, anche nella parte di cui non propongo la trascrizione. Devo dire che ho trovato lapalissiano quello che hanno detto e la scelta tra l’ottimismo e il pessimismo è apparsa in tutta la sua rigorosa evidenza come la stella polare che dovrà guidare quanti voteranno al ballottaggio. Intanto, in quanti andranno? Saranno di meno o di più dei 33.694 che si sono divisi tra favorevoli al non cambiamento (16.692, pari a poco più del 49%, quindi una minoranza) e favorevoli al cambiamento (17.002, pari a poco più del 50%, quindi una maggioranza)? Quanti di coloro che hanno votato al primo turno torneranno a votare? E voteranno allo stesso modo quanto alla scelta cambiamento-non cambiamento?. Quanti di quelli che non ci sono andati ci andranno? Quanti proponevano un cambiamento non sono riusciti a trovare un candidato sindaco comune (mentre l’avevano trovato quanti proponevano un non cambiamento). Se l’avessero trovato, in via puramente aritmetica e teorica, essendo sia pure di poco la maggioranza, avrebbero prevalso. Questa volta riusciranno questi ultimi ad affidare le loro speranze di cambiamento ad un candidato che non hanno scelto al primo turno? I candidati sindaci del cambiamento si diversificavano sul modo in cui si proponevano di cambiare la città, troveranno adesso i loro sostenitori una sintesi e dalla sintesi sortirà una comune visione? Dovranno farlo se vorranno prevalere e, come diceva Monsieur de La Palice (ma anche Machiavelli) è meglio prevalere che soccombere. Se prevarrà la parte che vorrà cambiare, il sindaco uscente dopo essere diventato principe con il bacio di Tonino Tancredi, si sveglierà dal sogno e tornerà ad essere un rospo nelle mani di suo figlio Paolo. Se prevarrà la parte che non vuole cambiare, continuerà ad essere principe, ma costretto a sposare un altro Paolo, Gatti. Che nella lotta tra i tre beati Paoli di Teramo (Tancredi, lui e Albi) è il più dotato di cospicua dote e sempre baciato dalla fortuna (quella di Machiavelli, che procede di pari passo con la virtù, ma anche quella di D’Annunzio, che è amante generosa dei giovani audaci).
    Di quelli che volevano cambiare o dicevano di volerlo fare, ce ne sono alcuni che insistono ancora oggi col dire che il cambiamento lo volevano a modo loro, e cioè tutto e subito, e che, se non sono loro a cambiare, non si tratta di un vero cambiamento e che una cacca vale l’altra (non dicono proprio così perché solo il loro corifeo può usare espressioni scurrili). Non considerano che nell’insistere (da integralisti e massimalisti) a voler cambiare tutto e subito quando non si può o non ne esistono le condizioni, senza accontentarsi pragmaticamente di cambiamenti anche più piccoli e graduali, a piccoli passi, (da riformisti e minimalisti), corrono il rischio di contribuire al trionfo di quanti il cambiamento non lo vogliono per niente. Restando sul piano del loro linguaggio, non riuscendo a distinguere la cacca che puzza di meno corrono il rischio di restare essi stessi e di far restare tutti gli altri immersi nel letame dello Stige.
    Prego, si accomodino coloro che vogliono cambiare, che sono stati maggioranza (sia pure di poco) al primo turno e vogliono esserlo anche al secondo. Devono adeguarsi e votare per le residue speranze di cambiamento, che consistono tutte in un sorpasso, del secondo tra i candidati più votati, sul primo. E’ difficile, ma non impossibile. Se poi la maggioranza dei teramani sancirà che vivono nella migliore delle città possibili, in cui non esiste disoccupazione, si vive bene anche senza lavoro, si continuano ad abbattere palazzi storici e valori culturali ma questo è un bene, si sta a lungo seduti ai tavolini dei bar perché si hanno sempre soldi in tasca, i negozi continuano ad aprire invece che a chiudere e Teramo è una città così bella che perfino chi vi si ammala e vi muore lo fa volentieri… allora… dirò: non con il dottor Pangloss, né con Monsieur de La Palice, ma con i fratelli De Rege, insuperabili comici dell’avanspettacolo dell’Ambra Jovinelli, dei quali l’uno diceva all’altro: “Vai avanti tu… che a me mi viene da ridere”.


Elso Simone Serpentini

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