Direttore editoriale:
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Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005

Tirando calci al vento

1° ottobre 2013

“Tutti morimmo a stento
ingoiando l'ultima voce
tirando calci al vento
vedemmo sfumare la luce.”

Chi non ricorda la celebre “Ballata degli impiccati” di Fabrizio di Andrè? L’ispirazione era tratta dall’altrettanto celebre “Ballata degli impiccati” del poeta francese François Villon (Parigi 1431-?). Non è solo leggendaria la credenza che gli impiccati, dopo che s’è loro stretta la corda al collo, prendano a scalciare al vento fino all’ultimo respiro. C’è la testimonianza di più di boia a renderla credibile e attendibile. Il celebre Mastro Titta della Roma dei Papi (al secolo Giovanni Battista Bugatti, Senigallia 1779 - Senigallia 1869) era solito raccontarlo agli amici di osteria e quando, a tempo perso, vendeva i suoi ombrelli. “Gli impiccati” raccontava “scalciavano a lungo, dimenando le gambe, prima di chetarsi nella pace eterna”.

Le decisioni prese ultimamente dal vertice della Asl teramana mi fanno pensare allo scalciare di un impiccato, raffigurabile con una carta dei tarocchi, l’arcano 12, se non fosse che nella carta l’appeso ha la corda ai piedi e non al collo e perciò, presumibilmente, non scalcia. Ma il vertice della Asl teramana scalcia, tira calci al vento, come l’impiccato di De Andrè, perciò dobbiamo, giocoforza, rovesciare la carta.
   Il prof. Carlo Vicentini viene “licenziato” con arzigogolati ragionamenti e con bizantine rie in punta di diritto, nasce un comitato che raccoglie firme di protesta per la decisione (di questo si tratta, in fondo, più che una richiesta di far sLoggiare il direttore generale) e che fa il vertice della Asl teramana? Digrigna i denti, mostra i muscoli e accusa i firmatari e i raccoglitori di firme di essere poca cosa, mentre i suoi mentori politici li accusano di essere dei cialtroni. Il Tar accoglie il ricorso del prof. Vicentini, sospende il suo “licenziamento” e ordina il suo reintegro nel suo reparto, così eccellentemente diretto. E il vertice della Asl che fa? Ricorre ad altri arzigogoli, forse suggeritigli da qualche azzeccagarbugli d’accatto e fa finta di non aver ricevuto l’ordinanza di reintegro e tiene il professore fuori della sala operatoria e (soprattutto è questo ciò che conta) lontano dai suoi pazienti, in attesa di essere operati.
    Non possiamo non pensare a questa serie di comportamenti come un vano scalciare al vento che fa pensare a quello degli appesi. Anche perché che il direttore Giustino Varrassi sia ormai nella condizione di un “appeso” è chiaro a tutti. Tra poco la sentenza a suo carico sarà eseguita e i politici che ce lo hanno messo saranno costretti a toglierlo, quelli che lo hanno istallato sul trono, saranno costretti a detronizzarlo, o, se preferite una analogia da poeti maledetti, saranno costretti ad aprire la botola sotto i suoi piedi. Il direttore generale che stronca con il suo giudizio quanti gli sottoscrivono contro, si rifiuta di tener conto di una sentenza del Tar e parte, tranquillo e beato per la Croazia, è un tale che scalcia e tira calci al vento prima di veder sfumare la luce. Chissà se dalla Croazia raggiungerà direttamente la Sicilia, per essere puntualmente presente a Catania, dove dal 18 al 20 ottobre, presso lo Yachting Club di Catania (una location a cinque stelle, come gli alberghi che lui è solito frequentare in tutto il mondo) alla Conferenza Mondiale delle Logge Garibaldi e, nella giornata del 19 ottobre si terrà, nella splendida cornice offerta dal Palazzo "Principe Biscari" di Catania, (un’altra location a cinque stelle) la "Conferenza su Giuseppe Garibaldi", a cui seguiranno i Lavori Rituali delle Logge Garibaldi. Anche questo sarebbe uno scalciare al vento, nella speranza di poter ricevere luce, quella luce che invece vedrà sfumare con la mancata riconferma a direttore generale.
    Il vertice aziendale della ASL teramana (sto parlando di tutto il vertice, non solo del direttore generale) continua intanto la sua guerra con il dott. Roberto Petrella, ginecologo del consultorio di Casalena, e lo sottopone nuovamente (per l’ennesima volta) a provvedimento disciplinare, sempre per dichiarazioni alla stampa. Questa volta l’accusa è di aver contestato lo screening del pap-test, screditandola agli occhi dell’utenza, e di aver espresso critiche alla vaccinazione contro l’HPV, seminando così allarmismo e mettendo a rischio la salute delle donne che dalle sue critiche dovessero trarre motivo per non vaccinarsi, venendo meno così ad uno dei primi doveri di un medico. A parte il fatto che, se la Asl teramana dovesse sottoporre a provvedimento disciplinare tutti i medici che vengono meno ai primi doveri di un medico, dovrebbe sottoporre a provvedimento disciplinare almeno il 50% dei medici teramani, c’è da considerare che lo screening si scredita da sé, quando, come il dott. Petrella denuncia, si arriva a convocare più di trenta donne da sottoporre al pap-test allo stesso giorno e alla stessa ora e si sostiene poi che la cosa è avvenuta una volta sola e per un errore del sistema informatico, quando invece è avvenuto più di una volta. Lo screening del pap-test si scredita da sé, quando, come il dott. Petrella denuncia dati alla mano, si arriva (ed in più di un caso) ad effettuare pap-test a donne prive di utero, perché sottoposte alla isterectomia totale e si rilascia un referto in cui si scrive che il campione prelevato risulta adeguato e che vi non sono state ravvisate cellule a rischio oncogeno. Quanto al rischio relativo alla somministrazione di vaccini HPV solo per due genotipi, il 16 e il 18, lasciando cioè le pazienti indifese dagli altri genotipi altrettanto ad alto rischio, e alle possibili conseguenze collaterali di una vaccinazione indiscriminata, larga parte della comunità internazionale avanza critiche, ma se lo fa il dott. Petrella viene sottoposto a provvedimento disciplinare. E anche questo mi pare sia un altro colpo di coda di un animale morente, o, continuando nella metafora iniziale, delle scalciate al vento di un appeso che sa quale sarà la sua fine e la vede avvicinarsi “ad horas”. Così come scalciate al vento sono le pagine di diario pubblicate – a pagamento della collettività – per elencare i propri meriti, anche quelli che meriti non sono, omettendo i propri demeriti, che non vengono mai riconosciuti.
    E’ facile immaginare che, quando cadrà il direttore generale - perché presto cadrà - tutto il vertice aziendale sarà decapitato e così è tutto il vertice che scalcia. E’ naturale che scalci, perché, stando a quanto diceva Mastro Titta, il boia dei papi, tutti gli appesi scalciano non appena si apre la botola.
    Qua e là si nota qualche altra scalciata di piedi e qualche altra se ne intravede. Per esempio si intravede un grande scalciare relativamente alla copertura del vacante posto da primario della cardiochirurgia. Prima che si apra la botola, c’è qualcuno che vorrebbe cercare di “pilotare” il corso degli eventi in modo da destinare ad un ruolo così importante, quale il sostituto del prof. Alessandro Mazzola (che grazie alla propria eccellenza si è guadagnato il prestigioso subentro a Viganò a Pavia) un pre-designato? Mi auguro di no, perché sarebbe davvero un’altra scalciata al vento ai danni dell’utenza teramana e del prestigio del nosocomio di Teramo. Ad ogni buon conto si raccomanda a tutti, organi a vario titolo preposti e non, a vigilare, perché l’appeso, prima che si apra la botola, non provochi altri guasti, oltre ai tanti già provocati.






Elso Simone Serpentini

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