Direttore editoriale:
Elso Simone Serpentini
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Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005


I portici senza Sapienza

23 luglio 2013

I portici senza Sapienza. E’ fin troppo facile la metafora. Lo era anche quando i portici di Teramo erano portici “con” la Sapienza. Lo sono ancora. Ma ancora per poco. Tra un po’ non lo saranno più. “Sapienza” è una libreria. “Era” una libreria. Indipendente. Di librerie indipendenti ce ne sono sempre meno. Tra un po’ non ce ne saranno più. Rimarranno soltanto le librerie non indipendenti, quelle che dipendono da catene di marchi nazionali, che seguono logiche di mercato del tutto diverse dalle librerie indipendenti. Basti pensare all’editoria locale a cui solo le librerie indipendenti forniscono un supporto. Con la fine delle librerie indipendenti, rimarrà asfissiata l’editoria locale e quindi soffocata anche la cultura locale.

Leggeremo quello che vorranno farci leggere i grossi marchi nazionali, gli editori che, facendo cartello, già fanno il buono e cattivo tempo. Non ci saranno più le librerie di servizio. Per i lettori dal palato fine si annuncia un brutto futuro. Anche perché comprare i libri in rete in Italia è ancora assai avventuroso. Un libro di 10 euro costa tra spedizioni e contrassegni quasi il doppio, diciotto euro. Inoltre le spedizioni vengono affidate a corrieri nazionali che si servono di personale impreparato, inadeguato, che va di fretta, cambia ogni settimana e ti lascia il libro o all’indirizzo sbagliato o non ti trova e non te lo lascia e sei tu che, leggendo a fatica quello che hanno scritto sul bigliettino che ti hanno lasciato, devi preoccuparti di telefonare e chiedere allo spedizioniere un secondo “tentativo” di recapito. Perché per i corrieri i recapiti sono solo tentativi. A volte non riescono. Sempre più frequentemente anche editori di grosso nome devono rispedire il prodotto a causa dello smarrimento (incredibile) dello stesso, finito chissà dove. Teramo senza librerie. Chiuse “La Scolastica” e ci si rammaricò (in pochi). Ha chiuso “Ipotesi” e il rammarico è durato lo spazio di un mattino. “La nuova Editrice” tra poco sbaraccherà per far posto (maggiore) alla farmacia (vendere medicine rende sempre di più che vendere libri) e la “Sapienza” abbandonerà i portici. Ha perso la guerra e batte in ritirata. Andrà per il Corso, che è sempre prima linea, ma non la primissima.
   I portici non saranno gli stessi senza “Sapienza” e “Sapienza” non sarà la stessa senza i portici. Topitti senza i portici sarà un’altra cosa e i portici senza Topitti saranno un’altra cosa. Teramo non sarà più la stessa. Quella libreria sotto i portici, nel cuore della città, era una gardenia all’occhiello. Adesso si perderà nelle acque torbide del fiume dove si è avviato il “vecchio frac” della cultura teramana. Dicono che al posto della libreria ci andrà un bar, un altro bar. Teramo è sempre più una città senza librerie ma “la” città dei bar. Contateli. Sono diecine. Frotte. Se andate a Pescara e percorrete il viale che dalla vecchia stazione arriva a Piazza Salotto e poi al mare, di bar ne incontrate giusto un paio. A Teramo nei poco più di duecento metri del Corso San Giorgio ne incontrate più di una diecina e in piazza Martiri ancora altri e nel “corso di mezzo” altri bar ancora e poi perfino nel “corso di sotto”. Bar… bar… bar… Che fa la gente nei bar? Che fanno i teramani nei bar? Si stravaccano nelle sedie metalliche, oziano per ore, straparlano e bevicchiano. Tutti con il bicchiere in mano. Solo a Bassano, da Nardini, quando si imbocca il vecchio ponte degli alpini, ho incontrato tanta gente con il bicchiere in mano quanta ne incontro a Teramo. Ma con una differenza. A Bassano, sul ponte, stanno in piedi. Nei bar a Teramo i teramani sono seduti. Vivono ore ed ore seduti ai tavolini, bevono, piluccano, a sera non disdegnano i ristoranti e le trattorie. D’altro canto i loro progenitori vivevano in pratica nelle cantine, che sono le nonne dei bar, più moderni.
   Libri? Peri teramani è roba indigesta. Eventi culturali? Roba da vecchi o per persone noiose. Le chiacchiere da bar sono linfa vitale per questa città il cui livello culturale è sempre più basso. Giusto per poter concretizzare la metafora: città senza Sapienza. Sempre ultimi per numero di librerie, sempre primi per numero di palestre, saremo sempre più primi per numero di bar e di gazebo e ultimissimi in quello delle librerie. Leggiamo, noi teramani, così poco che se la nostra media fosse la media generale italiana la nostra nazione sarebbe tornata da tempo all’analfabetismo. E già da gran tempo che in Italia leggiamo meno che in Europa. Largo ai bar e librerie sempre più piccole. Teramo è da bere. E da mangiare. Il nostro motto non è più “a lo parlare agi mesura”, ma “viva lu bave e lu magnà”. Di libri e di letture si può fare a meno, di ciò che riempie l’esofago e la trippa, no. E così sia: la Sapienza senza portici e i portici senza Sapienza. Le nostre case senza libri… i gazebi pieni. Il circolo vizioso è in auge: eleggiamo amministratori sempre più ignoranti e i nostri amministratori ci rendono sempre più ignoranti, dando per primi l’esempio che la cultura è un orpello inutile. Il contratto sociale? Del tutto disatteso. Lo Stato pratica contro di noi una sorta di estorsione legalizzata (questa è diventata la tassazione), facendoci promesse che non mantiene. Ci divertiamo a cercare di capire che cosa dovrebbe darci e non ci dà, in primis una sicurezza sociale che non abbiamo più. Le nostre case sono indifese dalle razzie che vi compiono predatori di ogni razza, il controllo del territorio che dovrebbe essere assicurato dalle forze dell’ordine è utopia, la giustizia che ci spetta è vana parola i diritti a cui rinunciamo perché devoluti al compito dello stato non vengono riconosciuti e garantiti. Si lascia che nella parte peggiore di noi faccia capolino il desiderio (o l’atavica vocazione) di farsi giustizia da sé. D’altro canto anche per la nostra salute ognuno deve fare da sé, perché la sanità pubblica non ci assicura più nulla e dobbiamo far ricorso a quella privata, pagando così con le nostre tasche sia la prima che la seconda.
   Teramo senza Sapienza e il dibattito è sulla movida, che trasforma la città in un orinatoio a cielo aperto, ma c’è molta gente a cui sta bene così, perché l’alternativa, dicono, sarebbe una città da vecchi in cui si dorme e non si fa nulla e in cui i giovani… i giovani… ah… i giovani… non potrebbero divertirsi. Perché il divertimento per molti consiste nel bere e far tardi schiamazzando, nell’urinare agli angoli delle strade e nel fare quello che si vuole quando si vuole e come si vuole, mentre le forze dell’ordine hanno così poche risorse che fanno quello che possono quando possono e come possono e gli amministratori sono contenti purché siano assicurati non tanto il pane quanto i “circenses”. Con tanto di musica sparata fino a notte fonda nei pub e nei bistrot, oltre che in piazza e nelle strade. Se no, che è la vita? Teramani, continuate a vivere senza Sapienza sotto i portici, perché da tempo vivete avendo perso il senno, siate desti fino all’alba della vostra perdizione e continuate a dormire il vostro sonno della ragione. Continuate a vivere come se foste sicuri di vivere ancora cento anni e divertirvi a più non posso come se doveste morire domani. Leggere? A leggere c’è tempo. Qualcuno lo farà per voi. Anzi, lo sta già facendo. A voi al massimo resterà l’abilità del chiromante e quanto prima non saprete leggere niente altro che il palmo della vostra mano. Vi consolerete. Lunga vita. Sigh… e buon pro’ vi faccia. Il prosecco vi attende. Con uno stuzzichino irresistibile.

Elso Simone Serpentini

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