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Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005


Chiodi avvisato… mezzo salvato

27 agosto 2013

Chiodi avvisato… da chi? Da Paolo Gatti, il quale, in sostanza, gli dice: “Gianni attento… se riconfermi Varrassi sono guai”. “Sono guai perché la gente non ne potrà più e non voterà più il centrodestra. Elettoralmente sarà un guaio per tutti. Sono guai perché io non te la lascerò passare la decisione di riconfermare l’aquilano-nizzardo così come, invece, ti ho lasciato passare quella di nominarlo la prima volta.” Sì, so anche io che Gatti criticò la scelta fin da allora… si dissociò, prese le distanze, ma sostanzialmente fu acquiescente e non diede nessun pugno sul tavolo.

Perché, quando si vuole davvero una cosa, si dà il pugno sul tavolo. Gatti non lo fece e non lo ha fatto mai per tre anni, fino all’altro giorno, quando il pugno sul tavolo l’ha dato. Se, almeno, vogliamo considerare la dichiarazione a “Il Centro” un pugno sul tavolo. Chiodi invece qualche pugno sul tavolo l’ha dato. L’ha dato sul tavolo del centrodestra nazionale, ma non per ottenere di più per l’Abruzzo, per ottenere qualcosa di più per Paolo Tancredi, cioè un buon posto nella lista del “porcellum” con tanto di rielezione assicurata. Ma, in fondo, quel pugno lo diede per sé, perché, se non fosse stato rieletto Tancredi, sarebbe stata una sconfitta anche per lui, che di Tancredi è al tempo stesso garante e garantito.
  Chiodi è stato avvisato anche da un altro dei suoi assessori “teramani”: Giandonato Morra, il quale, al contrario di Paolo Gatti, sulla nomina di Varrassi non ha avuto mai nulla da ridire, l’ha accettanta all’inizio e poi dopo, con acquiescente prudenza. Ora che è rimasto senza votanti e senza voti, si è accorto anche lui, come Gatti, che nominare Varrassi è stato un errore e chiede che all’errore si ripari, non confermandolo a novembre. Il “niet” di due assessori “teramani” è stato giustamente giudicato come una sentenza negativa definitiva nei confronti dell’anestesista aquilano-nizzardo, anche in mancanza di un giudizio dell’altro assessore “teramano”, Mauro Di Dalmazio, troppo impegnato sul fronte del turismo e dei rifiuti per avere un parere personale sulla sanità.
  Dunque, stop con Varrassi? Ce lo auguriamo e soprattutto se lo augurano i teramani, i tanti che hanno sottoscritto la petizione “Varrassi sLoggia”. In quella piazza virtuale frequentatissima che è Facebook Luigi Santini l’ha definita “un linciaggio mediatico”, non riuscendo a farci capire perché la giudichi così, trattandosi di una iniziativa democratica pienamente legittima, con la quale i cittadini tentano di trasmettere ai centri di potere la propria opinione, così come quando chiedono di abrogare referendum o di avviare difficili percorsi legislativi di iniziativa popolare. Paolo Tancredi ha definito, invece, la raccolta di firme contro Varrassi “una cialtronata”, mostrando di non sapere in che cosa consiste la cialtroneria e, al tempo stesso, di non sapere in che cosa consista la democrazia, che non si esprime solo quando gli dà i voti per essere eletto o quando non glieli dà, ma lui viene eletto lo stesso perché inserito in buona posizione in una lista bloccata prevista da una legge elettorale “porcata”.
  In definitiva, anche quello di Tancredi è un altro avviso per Chiodi, come a dire: “Varrassi non si tocca, guai a te se non lo confermi”. Braccio di ferro tra Tancredi e Chiodi? Siamo troppo personalmente scafati per essere ingenui. Ricordiamo i tempi in cui volevano farci credere ai bracci di ferro tra Gaspari e Natali, tra Tancredi (padre) e Nisii. Già allora capivamo che si trattava di finti bracci di ferro, che nascondevano reali accordi sotto banco per spartirsi il potere dentro e fuori il partito. Perciò non crediamo che l’aut aut che incombe su Chiodi dipenda dalle posizioni di Gatti, Morra o Tancredi (figlio). Il vero aut aut dipende proprio dalla raccolta di firme. Ne sono più di 5.000 e forse saranno ancora di più, essendo potenzialmente enorme il numero dei possibili sottoscrittori. Si pensi che io stesso, per venture o sventure personali, non ho avuto ancora la possibilità di sottoscrivere. Ma le firme sono tante e rappresentative, perché raccolte in tutti i centri della provincia, e alcune sono autorevoli, essendo quelle di sindaci e amministratori. Non si può mai far finta di niente di fronte ad una imponente raccolta di firme. A far finta di niente ci provò Brucchi riguardo alla demolizione del vecchio campo sportivo comunale e gli andò male, perché, se è vero che il miserando progetto del nuovo teatro da costruire “in quel posto” naufragò per motivi diversi , esso era già in pratica sotto scacco, sul piano politico, grazie alla raccolta di firme per un referendum popolare.
  Chiodi avvisato, dunque, da Gatti, da Morra, da Tancredi, dalla raccolta di firme. Anche il PD lo ha avvisato, sventolandogli davanti alla faccia un volantino elettorale di D’Alfonso e facendogli temere una sconfitta elettorale che molti danno per certa. Gli avvisi del PD non sono mai da prendere sul serio, perché anche quando avvisa e minaccia sotto sotto è possibile che proponga alleanze trasversali ed accordi, ma certo quello di D’Alfonso è sempre un avviso. A Chiodi peserebbe molto essere sconfitto da D’Alfonso. Da quando ha stretto la mano ad Obama e Berlusconi lo chiamava al telefono un giorno sì e l’altro pure si sentiva così onnipotente che perdere le elezioni gli è diventato mentalmente inconcepibile. L’uomo che aveva perso le elezioni con Sperandio aveva lasciato il posto all’uomo che sentiva perfino l’odore d’incenso di qualche incarico ministeriale. Chissà, se dovesse accorgersi che davvero potrebbe perdere, potrebbe anche decidere… ma se si torna a votare subito, non ha scampo e deve fare come Ettore davanti alle Porte Scee, che fu costretto dal destino ad affrontare Achille pur sapendo di non poter scampare alla morte.
   Chiodi avvisato anche da D’Alfonso, dunque, ma anche da molti dei suoi elettori, dei quali alcuni già si dicono ex e altri preannunciano che stanno per diventarlo. Lo dicono esplicitamente sempre sulla piazza virtuale di Facebook dove in pratica non esiste anonimato e quindi è legittimo pensare che si tratti di avvisi autentici. Certo è che quanti si dicono delusi da Chiodi sono moltissimi, anche se è ancora folto il fronte dei “laudatores” che ad ogni parola di Chiodi sempre su Facebook prorompono in estasiate espressioni di godimento e di meraviglia, come se avessero appena letto l’espressione del secolo. In realtà, fra le tante cose che Chiodi scrive un po’ su tutto, dall’economia mondiale al ruolo degli Usa nel mondo, dalla letteratura alla storia, dalla politica alla scienza della finanza, in una sorta di “mania da tuttologo”, non è difficile, anzi è piuttosto comune, trovare qualche analisi superficiale, eccessiva tendenza alla semplificazione e perfino qualche comune, terrena “cazzata”, che ovviamente lui non ammetterebbe mai, sentendosi ancora un prediletto degli dei e quasi assunto nell’Olimpo in virtù delle sue eccelse qualità.
  Tra i tanti avvisi, ci permettiamo di darne anche noi uno a Chiodi. Recentemente si lasciò andare a dire che non sapeva se Varrassi fosse massone. Un giornale lo fece arrabbiare perché titolò che aveva detto che Varrassi “non” era massone. Si affrettò a precisare che aveva detto non che non lo era, ma che non sapeva se lo era o no. Insomma non era né credente né non credente, ma “agnostico”, come lo sono io in merito all’esistenza di Dio. Non sapeva se Varrassi fosse massone al momento in cui lo aveva scelto a dirigere la Asl di Teramo, e questo è ammissibile. Ma non sapeva che lo fosse nemmeno dopo l’interrogazione di Acerbo e dopo tutto quello che si è detto e si è scritto su Varrassi massone, con tanto di prove? Non lo sapeva, e guai a far valere il principio del “non poteva non sapere”, principio qualificato di natura diabolica dal concilio di Arcore dopo che pare sia stato usato dal giudice di Cassazione che ha sancito la definitiva condanna di Berlusconi.
  Bene, mandiamo in prescrizione la mancata sapienza chiodiana a proposito della appartenenza di Varrassi alla massoneria e parliamo di quella di Maurizio Monina. Poiché pare che Chiodi si stia orientando proprio su Monina come prossimo dirigente generale della Asl, lo avviso. Cerchi di sapere qualcosa “prima” questa volta, per non correre il rischio di far succedere alla guida della asl teramana ad un massone un altro massone. Non è che l’essere massone debba considerarsi preclusivo alla direzione di una asl, ma dopo il caso Varrassi nominare un altro massone non sarebbe proprio elegante. Perciò questa volta Chiodi si informi bene. Nell’ormai famoso “elenco massoni italiani” che ho citato nel mio libro “All’Oriente di Teramo” e che è ancora consultabile in rete (e sul quale compare Giustino Varrassi, dell’Aquila, qualificato come medico e identificato con la data di nascita), compare un Maurizio Monina, di Teramo, qualificato medico radiologo e identificato con la data di nascita. D’altro canto Monina è un cognome addirittura celebre nell’ambito dell’Istituzione Massonica, esistendo perfino ad Ancona una R.L. Loggia “Monina” 1238, intestata ad uno storico personaggio della città dorica di cui è stato per lunghi anni sindaco. Questa volta, perciò, Chiodi stia attento. Non sarebbe assolutamente credibile, se fosse costretto a dire di nuovo: “Non sapevo e non so se il direttore generale della Asl di Teramo sia massone”. Oppure dica: “Lo so che è massone, ma lo nomino lo stesso” e magari ci spieghi poi perché. Chiodi avvisato… è mezzo salvato.


Elso Simone Serpentini

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