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Supplemento del settimanale satirico
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di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005

Massoneria teramana:
“poca cosa” o “cosa nostra”?

11 giugno 2013

Mi sono trovato a cena, l’altra sera, con un amico che sapevo “assai vicino” alla loggia massonica teramana. La conversazione, ad un certo punto, si è spostata sulle date, ormai prossime, delle due presentazioni (la prima a Teramo, giovedì 20 giugno alle ore 17,30 presso la Sala San Carlo; la seconda a Bellante Paese, sabato 22 giugno, alle ore 17, presso la sala municipale Aurelio Saliceti) del mio libro “All’Oriente di Teramo. La massoneria teramana tra storia e cronaca”, Artemia Edizioni, 2013, pp. 392). L’interesse del mio amico all’argomento è diventato assai vivo e i suoi occhi si sono aperti ad un sorriso compiacente. Poiché anche in passato mi ero avventurato con lui in allusioni circa la sua “affiliazione”, non l’ha negata, ma, come fanno tanti, ha precisato che era datata, riferita ad un lontano passato, che attualmente egli era lontano da... Da cosa? Non gliel’ho detto, ma ho pensato alla mia convinzione che ci sono alcuni “status” che costituiscono quasi due modi di pensare e di essere e che, una volta, assunti, difficilmente sono dismissibili.

Non si smette mai di essere (e tanto meno ci si può dimettere) carabinieri, giornalisti, mafiosi o massoni. Lo si rimane a vita. I massoni che non frequentano più attivamente i lavori di logge e non praticano più la massoneria si dice che sono “in sonno”, ma non per questo smettono di essere massoni. Ma quel che più mi ha colpito della conversazione con il mio amico è che, ad un certo punto, ha detto che la massoneria teramana era “poca cosa”, accompagnando il giudizio con un gesto della mano che intendeva dare una rappresentazione visiva di quella pochezza. E io ho pensato che anche questo sminuire l’importanza della massoneria è tipico dei massoni che non possono negare di esserlo. Secondo loro non è vero ciò che si dice dell’importanza della massoneria, che se ne esagera l’importanza, che se ne sopravvaluta il potere, che se ne esagera l’influenza. Dice la stessa cosa chi della massoneria sa poco e ritiene che si tratti di una cosa del passato, che ormai non esiste più e che non è altro che folclore. Ovviamente, c’è anche chi ritiene che la massoneria sia importantissima e influentissima, potentissima, ne vede la presenza ovunque e dietro ogni decisione e sempre coinvolta nei complotti e implicata nell’intreccio di poteri occulti. Insomma, esiste, nel giudizio che si ha della massoneria, e questo vale sia per il piano internazione, che per quello nazionale e locale (teramano intendo) come un pendolo che oscilla tra la massoneria intesa come “poca cosa” e la massoneria intesa quasi come “cosa nostra”.
  Poca cosa o cosa nostra? Né l’una nell’altra. La verità sta in mezzo. Niente non è, ma nemmeno è tutto. Il tentativo di sminuirne l’importanza viene operato anche da quanti ne beneficiano per la loro carriera, per la loro ricerca di influenza sociale o di potere vero e proprio. Esso è comune anche a quanti praticano con successo il “mutuo soccorso”, a quanti nelle logge partecipano regolarmente ai riti delle proprie Obbedienze e incontrano “fratelli” impegnati in ruoli che potrebbero porre in essere qualche conflitto di interesse. Accade, per esempio, che nelle logge comuni si incontrino amministratori pubblici e titolari di appalti pubblici ai quali quegli amministratori hanno conferito gli appalti. Accade che avvocati che difendono imputati sottoposti a giudizio civile o penale incontrino i giudici che su quegli imputati devono emettere sentenze o giudicati, che politici di diversi e contrapposti orientamenti politici si incontrino in piena trasversalità, accade che nel corso di lavori che dovrebbero essere dedicati solo a riflessioni filosofiche e filantropiche vengano assunte decisioni politiche, decise nomine di dirigenti pubblici e presidenti di enti pubblici e para pubblici o conferimenti di appalti pubblici e privati. Accade anche che si prendano gli opportuni accordi per accordare prestiti multimilionari a imprenditori “fratelli” da parte di istituti di credito nei cui consigli di amministrazione (o nei cui posti chiave, di direttore o di vice direttore) siedano persone che hanno anche loro, nella loro borsa, specialmente il venerdì sera, il grembiulino rituale e a volte anche il cappuccio, la squadra e il compasso. E questo, se non è proprio “cosa nostra”, non è nemmeno “poca cosa”.
  Mi è capitato di sentire un congiunto dell’unico teramano presente nella lista degli iscritti alla P2, con tanto di tessera, dire che sì, a casa sua, arrivavano delle strane carte, ma che nemmeno il suo congiunto ne conosceva la natura e l’importanza. Che l’affiliazione c’era stata, ma senza nemmeno rendersene conto, senza capire, senza sapere, senza vedere... Salvo poi a scoprire, da parte mia, che proprio quel congiunto su Facebook ha messo come immagine nel suo profilo un bell’occhio massonico, senza dare, evidentemente, importanza al fatto che la P2 fondò un giornale, affidato alla direzione di Maurizio Costanzo (affiliato anche lui) che si chiamava “L’occhio”. Anche questo “poca cosa”? Ed è poca cosa che in tutti o quasi tutti gli eventi culturali che a Teramo ricevono finanziamenti e riguardi proprio per la rinomanza degli organizzatori abbiano, come comun denominatore, riferimenti diretti o indiretti, provati o solo indiziari, all’istituzione massonica o alle “società filantropiche” (come le chiamo io nel mio libro) che ne costituiscono l’anticamera o già i primi gradini di un percorso iniziatico? Parlando di queste “società filantropiche” in relazione alla massoneria, il mio amico (commensale dell’altra sera) negava ogni relazione con la massoneria, contro ogni evidenza, perché ci sono diecine e diecine di prove di legami anche molto stretti. Salvo ad ammttere alla fine che si trattava di associazioni che lui definiva del “vorrei ma non posso”, lasciando quindi ad intendere che esisteva, quanto meno, una propensione, una vocazione, l’avvio di un percorso che poteva preludere ad una “tegolatura” (come i massoni chiamano i primi passi di quel percorso) o esserne la consacrazione iniziale.
  Poca cosa” o “cosa nostra”? A Teramo e provincia il popolo dei grembiulini è cresciuto di numero e di importanza. Ma sbaglierebbe chi ne sopravvalutasse il ruolo così come sbaglierebbe chi lo sottovalutasse. Come gruppo di potere la massoneria è a Teramo non poco consistente e, anche se non possiamo dire con certezza quanti sono veramente i massoni teramani, sappiamo che non sono pochi. A parte gli iscritti alle logge locali, non pochi teramani sono iscritti a logge di altre città della regione e anche a logge extra-regionali, perfino a logge extra-nazionali. Il potere delle Logge è in ascesa anche a Teramo, così come in Abruzzo. Molti massoni occupano posizioni chiave nella politica, nelle banche, nelle fondazioni, nelle istituzioni cittadine, nell'università, meno nelle industrie, anche per la crisi che investe da tempo questo settore, peraltro sempre in difficoltà e mai in grado di decollare davvero. I rapporti tra la massoneria teramana e i cosiddetti "poteri forti" sono in alcuni casi assai stretti e hanno determinato alcune svolte e alcune scelte le cui ragioni non si spiegano se non facendo ricorso ad analisi che consentano di far luce su alcuni strani intrecci di interessi convergenti e su zone d'ombra tenute volutamente al riparo da occhi indiscreti e profani. E questo al di là della più volte ripetuta volontà di illuminare, di dar luce e verità, nella quale, ma solo come intenzione, si vuole far consistere l'essenza della massoneria.

Elso Simone Serpentini

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