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Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005

Che cosa succede a Nereto?

4 giugno 2013

Che cosa succede a Nereto? C'è un virus di qualche particolare ceppo che da qualche tempo si è diffuso e ha geneticamente mutato i caratteri culturali e sociali ereditati da un illustre passato? Il paese che viene considerato la vera capitale della Val Vibrata è sempre stato un centro di propulsione sociale, economica e culturale. Si è sempre distinto per la grande apertura mentale dei propri abitanti, per la valenza delle iniziative culturali e per la massima tolleranza nei confronti di qualsiasi tipo di opinione, al di là dei contrasti politici del momento.

Sia durante il fascismo che nella rinata democrazia, Nereto è stata ospitale e paziente, aperta, sapiente e prudente. Pur mostrando sempre una vocazione politica caratterizzata da una tendenza ad accogliere le tesi del socialcomunismo, rientrando a pieno titolo nell'ambito di quella che viene definita "la zona rossa", la popolazione ha sempre manifestato tanto amore per la libertà da essere concretizzato in fatti specifici, dall'alto valore simbolico ma anche dalla grande valenza culturale. E' sempre stato consentito, in piena libertà, a tutti gli oppositori, di qualsiasi epoca, di esprimere le proprie opinioni e i propri orientamenti, senza conseguenze negative, senza censure, senza pressioni, senza intimidazioni, senza vendette. Ricordo quando, in tempi difficili, ho avuto l'occasione di tenervi comizi in piazza per un partito di estrema destra senza essere minimamente disturbato da chi era assolutamente contrario alle idee che pubblicamente manifestavo. Ricordo di aver partecipato a convegni organizzati dallo stesso mio partito senza il minimo segno di avversione e senza la minima intenzione di frapporre ostacoli di sorta. Il che capitava spesso in altri centri, sia vibratiani che di altre zone della provincia. Ricordo quante volte mi sono recato a far visita, molti anni fa e sempre in tempi difficili, ad un amico che militava nel mio stesso partito. Era un umile e laborioso artigiano, faceva il sarto, si chiamava Leone Garzarelli. Aveva le mie stesse idee, che non piacevano alla maggioranza dei neretesi, ma tutti lo rispettavano, per quel che era e per quel che faceva, senza arrecargli il minimo disturbo e senza nemmeno tentare ai suoi danni la minima ingiustizia. Quando ha voluto intitolare la propria sala municipale, Nereto ha scelto Salvador Allende, primo Presidente marxista democraticamente eletto nelle Americhe, ma anche vittima del golpe cileno del 1973 e considerato perciò un simbolo della libertà politica.
  Tutto, quindi, a Nereto e in ciò che rappresenta la storia di Nereto testimonia uno spiccato amore per la libertà e per la tolleranza e un'avversione per ogni forma di censura e di limitazione della possibilità di espressione culturale, di qualsiasi orientamento politico e religioso. Per questo esprimo il mio stupore e la mia sorpresa di fronte ad alcuni fatti che mi inducono a pormi l'interrogativo che ho espresso all'inizio: che cosa succede a Nereto? Recentemente mi è capitato, come ho ricordato in questa stessa rubrica, di essere pesantemente censurato in una scuola, che avrebbe dovuto essere, come tutte le scuole, una palestra di libertà, e interrotto, invitato bruscamente a chiudere un mio intervento in occasione della presentazione agli studenti di un libro scritto da un giovanissimo studente, in opposizione alle tesi che stavo sostenendo. Come si può impedire a qualcuno di esprimere in libertà le proprie opinioni, quali che siano, e come lo si può fare in una scuola? Come si può esercitare una qualche forma di pressione, o con inviti perentori o con bruschi richiami ad una chiusura del discorso non prevista e non programmata, su chi si sta rivolgendo a degli studenti riuniti in assemblea senza incorrere in reati previsti dalla legge e solo per presunti "delitti di opinioni non condivise"? Come ci si può rivestire dell'autorità di dirigente scolastico per contestare con forza (il che sarebbe ancora ammissibile su un piano puramente dialettico), ma anche per determinare la brusca interruzione di una argomentata serie di proposizioni e di convincimenti?
  Sempre a Nereto si è ancor più recentemente verificato un altro spiacevole episodio che mi ha stupefatto e sorpreso. Avendo dedicato il mio ultimo libro della collana "Processi celebri teramani" a tre vicende accadute a Nereto tra il 1926 e il 1931, mi era sembrato naturale, come sempre, programmare una presentazione del volume a Nereto. Le vicende che racconto sono relative ad eventi criminali, di cui però mi servo per perseguire un fine di valenza culturale diversa da quella di una pura e semplice narrazione giudiziaria dei fatti in sé. Infatti in tutti i volumi della collana ricostruisco lo sfondo socio-culturale delle vicende narrate, fornendo un quadro complessivo assai utile per un'analisi che ha implicazioni che attingono all'osservazioni tipiche dell'antropologia culturale. In ogni centro della provincia dove ho presentato i volumi della collana per vicende legati al "luogo" in cui si erano verificati gli eventi narrati, questo aspetto è stato perfettamente colto: Mosciano, Atri, Cortino, Teramo, Bellante. Mai nessun problema, nemmeno ad Atri, dove pure le vicende narrate riportavano alla luce fatti nei quali erano stati compromessi non sempre in luce positiva famiglie potenti e di storico lignaggio. Ma, alla 25a occasione... a Nereto, il problema c'è stato, a sorpresa. Il sindaco aveva concesso il patrocinio del Comune e l'uso della sala municipale per la presentazione del volume e perfino mostrato interesse all'iniziativa, di cui riconosceva la piena valenza culturale. Un'associazione culturale locale aveva anch'essa concesso il proprio patrocinio, si stavano per stampare le locandine e gli inviti a cura dell'editore.... quando, improvvisamente, lo scenario è cambiato. Il sindaco di Nereto ha ritirato il patrocinio, lo stesso ha fatto l'associazione locale ed è iniziata una serie di pressioni, anche sullo stesso sindaco, per far sì che la presentazione del libro non avvenisse o fosse contrastata. Si è così determinato uno stato di tensione che ha indotto, giustamente e per prudenza, l'editore e l'autore a rinunciare alla presentazione di Nereto del volume, limitandosi a confermare la presentazione teramana (alla quale, peraltro, un relatore di origine neretese, che aveva accettato di parlare del libro e il cui nome era stato riportato sulle locandine e sugli inviti, non ha partecipato, risultando assente ingiustificato e senza dare spiegazioni di sorta).
 Ecco perché sono qui a chiedermi che cosa stia accadendo a Nereto. Che cosa ha di diverso Nereto da tutti gli altri paesi nei quali ho potuto portare i miei libri e parlarne senza problemi? Sembra che ad esercitare le pressioni che hanno indotto il sindaco e il presidente dell'associazione neretese al ritiro del loro patrocinio e a determinare in pratica l'annullamento di ciò che era a tutti gli effetti un evento culturale (trattandosi della presentazione di un libro che, tra l'altro ha come protagonista, con le sue perizie psichiatriche, il dott. Marco Levi Bianchini, che proprio nel 1925 fondò a Teramo la Società Italiana di Psicoanalisi), siano stati personaggi più o meno influenti, parenti più o meno vicini o lontani di alcuni protagonisti delle vicende narrate, avvenute (si badi bene) nel 1926. Pare che non fossero contenti che certi fatti venissero riesumati, anche per il buon nome di Nereto!


Elso Simone Serpentini

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