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Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005

Alla fine è finita in vacca

5 agosto 2014

Quando si fronteggiarono papi e antipapi, la cristianità assistette ad un avvenimento al quale non era preparata. I primi scomunicavano i secondi e i secondi scomunicavano i primi. Ma chi aveva davvero l’autorità di scomunicare? E che valore avevano quelle scomuniche? Lo so: il paragone che mi accingo a fare è così improbabile da essere inaccettabile. In dialetto teramano c’è un’espressione che descrive alla perfezione la sproporzione tra due elementi sottoposti a confronto senza che esistano ragioni di confrontabilità.

Si dice “Sant’Andonije e lu porche”. Ebbene, oso l’inosabile e mi avventuro in un paragone di questo tipo. Nel movimento cinque stelle la portavoce Cardelli viene scomunicata, ma lei risponde scomunicando chi l’ha scomunicata, sfiduciando chi l’ha sfiduciata. I grillini si sono riuniti e questa volta non se la sono presa con gli altri, ma con se stessi. Succede anche nel corpo umano, che ad un certo punto alcune cellule delegate a difendere il corpo stesso senza un motivo apparente lo aggrediscono e lo fanno ammalare. Grosso modo è il concetto di malattia autoimmune. Se non ho capito male. All’interno del movimento cinque stelle accade spesso e sapevo che prima o poi sarebbe accaduto anche a Teramo. Li aspettavo al varco e al varco sono venuti. Alla fine, come prevedevo, è finita in vacca.
Succedeva anche nei partiti tradizionali che nei vari congressi i delegati di correnti che si fronteggiavano se le dessero tra di loro di santa ragione. Ed erano botte da orbi. Ricordo anche in un congresso del MSI sedie gettate dai palchi sui delegati che stavano in platea. Erano botte anche ai congressi del Partito Monarchico, quando era forte ed aveva diverse correnti che si scontravano nei congressi, prendendosi a botte tra le poltrone di qualche cinema. Solitamente qualcuno, spesso il presidente del congresso, per far cessare le botte gridava: “Viva il Re!” e allora tutti si mettevano sull’attenti e ripetevano “Viva il Re!”, smettendo così di fare a cazzotti. Sarebbe un’idea per far cessare le botte tra i grillini, quando ci saranno per davvero. Qualcuno griderà: “Viva Grillo!” e tutti si metteranno sull’attenti per ripetere “Viva Grillo!”
   Chi ha ragione tra Berardini (o come si chiama), Cardelli e quelli che li hanno cacciati dal movimento, ma che sono stati a loro volta cacciati? E’ tempo perso e fatica sprecata cercare di cogliere le reciproche accuse e le contrapposte ragioni. In fondo, che ci importa? Da quel che si capisce, l’accusa, comune, è di essere venuti meno a qualche regola interna, di aver contravvenuto a qualche decisione presa in precedenza non si capisce bene da chi e dove. La parola magica è “metup” e sembra avere il ruolo e la funzione di un totem. Quel che ci rimane di tutta la storia è che stanno scimmiottando i partiti che fin qui avevano tanto criticato e stanno facendo anche peggio. Pensavano di rivoluzionare il mondo e la politica, di aver inventato l’acqua calda, promettevano trasparenza e rigore, intanto ci stanno dando una pessima rappresentazione di sé, facendoci sbellicare di risate.
   E’ finita in vacca anche tra Pomante e uno dei movimenti che hanno sostenuto la sua candidatura e che ha espresso l’unico consigliere eletto, a parte lo stesso Pomante. Anche qui sono volati stracci ed è tempo e fatica sprecata cercare di capire le ragioni degli uni e degli altri. Sono state spiegate in maniera criptica e non mi servirò di nessun principio ermeneutico per tentare di capire. Non m’importa. Su qualche tema affrontato nella polemica (l’estremismo, l’opposizione costruttiva) mi soffermerò in altre occasioni, anticipando che proprio non capisco perché Pomante insista tanto nel dirsi moderato. Sarà per il fatto che io mi vanto di essere un estremista e di non apprezzare chi si dice moderato, che per me equivale a “cerchiobottista”, ma l’uomo con la sciarpa arancione proprio non lo seguo su questo punto. Mi dispiace soltanto dover dire che alcune riserve avanzate a suo tempo su di lui e sulla sua candidatura come espressione anche del movimento Teramo 3.0 si sono rivelate più che giustificate. Dire che alcune crepe si erano manifestate già durante la campagna elettorale, ma senza che gli elettori ne fossero informati, è assai grave e la dice lunga sul clima che poi ha portato alla sconfitta e alla vittoria, sia pure risicata, di Brucchi. Ora Pomante si sente costretto a smentire che voglia andare a dare consigli al Pd o salire sul carro di Brucchi. Già avvertire questo singolare bisogno la dice lunga sul clima dei sospetti che devono aver accompagnato un distacco assai poco elegante. Specialmente per un uno che era partito da posizioni grilline per passare poi ad una candidatura espressione dei movimenti che volevano il rinnovamento di Teramo e infine ad una separazione non anomala, perché è comune che due coniugi che si separano si accapiglino cercando di cacciarsi reciprocamente di casa. Come nel caso dei grillini: chi caccia e chi è cacciato? Chi scomunica e chi è scomunicato? I consiglieri di opposizione avevano annunciato un’opposizione dura e pura, forte e determinata, ma si stanno spaccando e stanno procedendo in ordine sparso, perdendo ogni credibilità e ogni autorevolezza. Nel Pd teramano non c’è bisogno di tentativi di reciproche scomuniche, perché sono stati scomunicati tutti, dagli elettori, e prima di ritrovare un minimo di sostegno dalla base, i vertici dovranno prendere tanti di quegli schiaffi da averne gonfio il volto.
   Se Atene piange, Sparta non ride. Se l’opposizione si spacca, la maggioranza fa altrettanto e anche di più, sfaldandosi. I “malpancisti” sono tanti e subito dopo le elezioni hanno preso a lamentarsi. Chi non ha avuto questo, chi non ha avuto quello, chi ha avuto troppo poco, chi non ha avuto nulla, chi avrebbe voluto di più. Si sono dissociati dalla maggioranza, qualcuno ha minacciato di passare all’opposizione, qualcuno l’ha fatto. Anche tra gli eletti di Brucchi è finita in vacca. Sono volati stracci e ancora stanno volando, nonostante i nove assessori. C’è mancato poco che tutti gli eletti dovessero essere nominati assessori per rendere salda la maggioranza. Poi ci sono le nomine, alcune di peso, e qui stanno smaniando vari scontenti e scontentati, nella speranza di avere lo zuccherino di consolazione. Che spettacolo penoso! Teramo affonda e chi cerca di salvarsi si affida a zattere malferme. Chi governa la città recita uno spettacolo di così ballo livello da fare apparire tutti come guitti di avanspettacolo, incapaci perfino di far ridere. E’ finita così in vacca che il pubblico si è spazientito e ha preso a fischiare, poi a tirare bucce di banane sul palcoscenico e infine è andato via. Sono rimasto solo in platea, e in galleria non c’è nessuno. Il locale sta per essere chiuso perché finalmente si sono accorti che manca un certificato dei vigili del fuoco. Stravaccato nella mia sgangherata poltrona, sgranocchiando pop corn e bevendo birra, io lancio pernacchie alla compagnia di giro che danzando fa traballare le tavole del palcoscenico, emetto rutti all’indirizzo delle sgallettate soubrettes che sgambettano mostrando le loro calze a rete tutte rattoppate, e all’apparire del comico, con in testa la sua paglietta tutta stropicciata, grido in segno di sfida: “Famme ride!”

Elso Simone Serpentini

 

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