Direttore editoriale:
Elso Simone Serpentini
Direttore responsabile:
Franco Baiocchi
Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005

… un comico che diventa tragico

8 aprile 2014

SOCRATE – Aristofane… Aristofanuccio bello…Aristofanuccio…
ARISTOFANE –….
SOCRATE – Aristofanuccio…. Fermati…. Dove vai tanto di corsa? Sono due ore che aspetto che sbarchi e tu te ne vai via, tanto di fretta…
ARISTOFANE – Socrate, lasciamo stare… non sono in vena.
SOCRATE – Perché? Cosa ti è successo di tanto grave? Sono assai curioso di sapere come sei stato ad Interamnia… Sei partito, mi hanno detto, con tanto entusiasmo e torni con la coda tra le gambe? Che ti è accaduto?

ARISTOFANE – Nulla… lasciami stare…
SOCRATE – Vieni, amico mio, che ti offro un caffè.
ARISTOFANE – Perché vuoi prendermi in giro? A parte il fatto che sei anacronistico, perché il caffè non è stato ancora importato dall’America che non è stata ancora scoperta, tutti sanno che vai in giro sempre senza dracme. Perciò non prendermi in giro.
SOCRATE – A parte il fatto che, anche se ti volessi prendere in giro, sarei nel giusto, visto che tu hai così tanto preso in giro me, non voglio farlo. Sono davvero curioso di sapere come ti è andata ad Interamnia. Ti avevano proposto di andare e tu sei andato… perché sei tornato tanto presto?
ARISTOFANE – Socrate, in quella città anche uno come me non riesce a divertirsi.
SOCRATE – Come mai? Non ci sono per quelli come te cose ed elementi da cui trarre ispirazione per qualche commedia divertente? Non ci sono personaggi da prendere in giro, come me?
ARISTOFANE – Quando la realtà supera la fantasia è difficile per chi ha anche la fantasia più sfrenata inventare qualche cosa che alla realtà sia superiore.
SOCRATE – E anche nel tuo campo? Quello della comicità e dell’arte del far ridere?
ARISTOFANE – Purtroppo sì. Ho trovato ad Interamnia cose reali, che avvengono realmente, tanto comiche che io difficilmente avrei potuto scriverne di più comiche. A descriverle, io, reputato l’autore più fantasioso di opere comiche, mi sarei trasformato in un realista.
SOCRATE - Diamine, e che cosa può accadere in quella città di tanto comico?
ARISTOFANE – Ti basti pensare che un giorno, in mia presenza, un signore con una bicicletta che si trascinava dietro una cuccia per cani ha inseguito l’arconte in persona, pure in bici, che fuggiva per con dover sopportare l’onta di un pubblico contraddittorio con il suo competitore che lo aveva sfidato a duello a mezzogiorno in punto, in piazza.
SOCRATE – Un duello a parole?
ARISTOFANE – Sì, un duello a parole. All’ultimo moccolo.
SOCRATE – E come è andata a finire?
ARISTOFANE - In nulla. Il competitore ha concionato da solo in piazza, il ciclista con la cuccia per cani è tornato indietro sconfitto e l’arconte si è dato alla fuga la sua bicicletta, vanamente inseguito.
SOCRATE – Ma non era proprio l’arconte che voleva averti come suo consulente per favorire la sua rielezione?
ARISTOFANE – Sì, proprio quello. Ma già il primo colloquio è stato deludente. Lui ha cominciato col dirmi che, se gli avessi insegnato quale dei due ragionamenti era in grado di fargli vincere le elezioni, mi avrebbe compensato a suon di euro. Io gli ho fatto le mie solite battute. Ho risposto: “Cominciamo che tra noi non corre come moneta l’euro”. Mi ha guardato di traverso, poi quando, sempre ricorrendo ad una mia battuta, ho detto: “Diventerai nel favellare un fiore di farina, una lima, un campanello”, ha chiamato un suo tale, che si chiama Vinicio, e mi ha fatto cacciare via.
SOCRATE – Ah, ah… il famoso Aristofane, tanto celebrato ad Atene, trattato ad Interamnia come l’ultimo dei ciarlatani… Come sono contento!
ARISTOFANE – Lo so che sei soddisfatto quando a me le cose vanno male. Ma anche io lo sono quando vanno male a te.
SOCRATE – Dunque, era vero quanto dicevano di quella città i giovani venuti qui ad Atene a cercare rimedi per la loro salvezza, pur senza trovarli.
ARISTOFANE – Non lo so. Io so soltanto quel che ho visto personalmente e devo dire che in quella città accadono cose che a rappresentarle qui da noi, in teatro, gli spettatori mostrerebbero il loro sdegno nei confronti dei commediografi, per aver proposto situazioni troppo cervellotiche e troppo lontane dalla realtà.
SORATE – Tipo?
ARISTOFANE – Autentici asini incaricati di occuparsi di cultura, gente che non ha imparato niente che pretende di insegnare, chi ha distrutto la città promette di ricostruirla, chi l’ha cloroformizzata si impegna a risvegliarla, chi è stata causa delle malattie si impegna a curarle e a guarire i malati, storpi che insegnano a camminare e ciechi che insegnano a vedere, sordi che insegnano ad udire e gente in quantità che sta seduta in grande quantità ai tavolini di cento caffè a bere, mangiare e parlare del nulla.
SOCRATE – E magari anche maestri che sono costretti a fare gli allievi e allievi a cui si permette di fare i maestri.
ARISTOFANE – E’ vero, ma come lo sai? Tu non sei stato ad Interamnia.
SOCRATE – No, non sono mai stato, anche se sono stato invitato a visitarla. Ma ho ricevuto qualche telefonata.
ARISTOFANE – Socrate, ecco che sei ancora anacronistico. Il telefono non è stato ancora inventato.
SOCRATE – Il telefono no, ma le telefonate sì. Anche quelle con le quali mille candidati chiedono il voto a ventimila elettori.
ARISTOFANE – Se è per questo, anche le raccomandazioni sono state già inventate, e da tempo, ancora prima che Pericle ne facesse a migliaia.
SOCRATE – Mi compiaccio. Sei tornato da Interamnia completamente trasformato. Sei partito autore comico e sei tornato autore tragico.
ARISTOFANE – Socrate, sono rimasto così sconvolto da quello che ho visto che nulla in me è come prima. Vedi, anche te, che prima odiavo… adesso ti amo.
SOCRATE – Sei partito conservatore e reazionario e sei tornato rivoluzionario.
ARISTOFANE – Prendimi tra i tuoi discepoli. Ti amerò più di Alcibiade.
SOCRATE – Questo è troppo facile. Sono io che amo Alcibiade, non è lui che ama me.
ARISTOFANE – Mi amerai più di Alcibiade.
SOCRATE – E’ questo è troppo difficile. Perché io lo amo alla follia.
ARISTOFANE – Diventerai ancora più folle.
SOCRATE – Tu lo sei già più di me. E, visto che sei così folle, perché non ne torni ad Interamnia?

Elso Simone Serpentini

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