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Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005

Un attor comico e una spalla

19 marzo 2013

Solitamente non seguo le televisioni locali. Nemmeno quando sono a Teramo. Non le seguo da tempo, per una forma di ritrosia che affonda le proprie radici in un dissenso maturato dopo aver visto ristretti gli spazi riservati all’indipendenza di chi sulle televisioni locali prova a fare del giornalismo libero, senza riuscirci. Ma ogni tanto uno sguardo lo do, alla ricerca di qualche segno di novità (che non arriva mai), o di qualche spiraglio che mi consenta la speranza in qualche cambiamento.

L’altra mattina sono capitato, per caso, su un siparietto che mi ha divertito, ma mi ha anche indispettito. Era un duetto comico. C’era un allampanato personaggio, seduto su un trespolo, che su un canale di una televisione locale faceva domande al sindaco di Teramo Maurizio Brucchi. Domande... definirle domande, mi pare troppo. Non erano domande, anche se le frasi pronunciate finivano qualche volta, nemmeno sempre, con un tono che richiamava quello che si usa quando si fa una domanda. Ma una domanda è un’altra cosa. Anche il domandare per sapere, diverso dal domandare per ottenere, deve avere determinate caratteristiche, del tutto diverse dalle battute di una spalla che hanno per fine quello di sollecitare le risposte di un attor comico. Il duetto a cui ho assistito l’altra mattina era, invece, assai simile a quello di un attor comico e della sua spalla. Uno pseudo-intervistatore fingeva di fare domande e in realtà si prestava alle esigenze del sindaco Brucchi di giustificare e di spiegare tutto il giustificabile e tutto lo spiegabile (dal suo punto di vista), fornendogli la possibilità di farlo in tutta tranquillità, senza il minimo senso critico, e senza dover temere alcun contrappunto o alcuna obiezione. Il sedicente intervistatore non faceva altro che porgere il destro alle battute del sindaco, il quale, con un tono davvero non molto dissimile da quello di un attor comico, rispondeva a domande che non erano domande con risposte che non erano risposte. Un attor comico e la sua spalla. L’attor comico sciorinava il suo repertorio infilando una successione stantia di luoghi comuni, di consuete giustificazioni, di ammissioni di colpa, di promesse, di annunci, di tronfi autocompiacimenti per vantati successi, di coniugazioni di verbi al futuro. La sua spalla continuava a porgergli la battuta, in qualche caso assumendo perfino il ruolo del suggeritore, quando gli pareva che il suo partner avesse dimenticato qualcosa o stesse per farlo.
 
A parte questo aspetto formale, di una intervista che non era un’intervista, devo dire che l’impressione che ho ricavato da quanto il sindaco Brucchi veniva dicendo è stata penosa. Perfino l’amministratore di un condominio di periferia avrebbe mostrato una più ampia visione d’insieme delle problematiche inerenti alle materie oggetto della sua opera di amministratore. Ho capito così - sarebbe il caso di dire che ho capito ancora meglio - come mai Teramo si trovi attualmente in uno stato di comatoso degrado e disperi di potersi salvare da una definitiva e irreversibile condanna alla decadenza. Il sindaco Brucchi, supervotato dai teramani nelle ultime elezioni amministrative, e probabile vincitore delle prossime, annaspava tra ragionamenti di corto respiro ed esposizioni di una banalità sconvolgente, non riuscendo mai ad elevarsi di una sola spanna dal piano di una piatta considerazione del reale, a volte perfino distorta a causa di un esagerato “amor di parte”. Mai uno spunto, mai un tentativo di volo d’aquila, mai un sussulto, mai un salto di qualità, mai un cambio di passo, mai una prospettiva nuova e geniale per questa nostra città sofferente, mai un’idea geniale, una proposta intelligente, un sapore di qualità differente, un parto della fantasia, una virgola di autonomia da un copione che sembrava essere stato scritto troppi decenni fa, mai una deviazione da un percorso fin qui compiuto, che ci ha portati in tanti vicoli ciechi. Lotto zero... imminente apertura... difficoltà del momento... crisi... Ponte Vezzola... mancanza di una discarica... Tia e Tarsu... tasse... responsabilità del governo... patto di stabilità... abbiamo fatto... abbiamo detto... ipogeo... parole, mozziconi di frasi, barlumi di un pensiero minimalista, sintomi di una crisi di identità. Ogni tanto un flash, che ci proponeva delle immagini sorprendenti, che, nel quadro di una totale, assoluta, incapacità di visione del futuro, sembravano le fotografie di un album incredibile. Chiudendo gli occhi, era possibile vedere, con l’immaginazione, il sindaco Brucchi con tanto di berretto giallo, in giro ad ispezionare cantieri per controllarne l’andamento come un capomastro diligente. Dall’incredibile e paradossale duetto a cui ho assistito ho tratto alcune considerazioni. Non è vero che l’elettorato ha sempre ragione, anzi, spesso ha torto. Gli elettori sbagliano spesso. Se non sbagliassero, gli italiani non voterebbero ancora Berlusconi dopo tutto il disastro che ha combinato. Se avessero sempre ragione, gli elettori teramani non avrebbero, sbagliando, scelto Brucchi come sindaco e, se non avessero una pertinace tendenza a perseverare nei loro sbagli, non lo confermerebbero sindaco alle prossime elezioni. Invece è assai probabile che torneranno a sbagliare e a rieleggerlo. Ma è anche vero che, se avessero votato Albi invece che Brucchi, gli elettori avrebbero sbagliato ancora di più. Perché se c’è una certezza, questa ci dice che l’alternativa non può essere tra due errori, di maggiore o minore gravità, ma tra un errore e un non errore. E’ importante quindi che la possibilità di scelta si basi su alternative credibili. Se, quindi, è certo che Teramo non si salverà, anzi peggiorerà la propria condizione (avviandosi ad una completa perdizione), rieleggendo a sindaco Brucchi, è altrettanto certo che sarà assai ridotta la possibilità di non rieleggerlo se chi ha il compito di proporre alternative non lo fa e non ne propone di valide e credibili.
 Per sperare di salvare questa città, sono perciò necessarie due condizioni: in primis, non rieleggere Brucchi, in secundis, poter scegliere qualcuno più valido e capace che lo sostituisca e gli succeda. Ma chi dovrebbe assumersi il compito di individuare, e proporre, qualcun altro di maggiori capacità se ne sta assumendo il carico? No. Non solo non lo sta facendo, ma è lontano mille miglia dal farlo e dal poterlo fare. Con i nomi che circolano attualmente nello schieramento di centrosinistra, non è che si potrà andare molto lontano. Il quasi plebiscito grillino difficilmente è ripetibile in un’elezione amministrativa, in cui il punto di riferimento non può essere un guru genovese che scrive sul web, ma deve essere un personaggio locale in carne ed ossa che rappresenti figurativamente una possibilità di cambiamento. Le liste civiche difficilmente riusciranno a comporsi in una unità di intenti e di programmi che superi la separazione dei distinti e dei contrapposti e quindi della frammentazione.
 Ergo? Difficile individuare una soluzione che possa impedire altre occasioni, per un attor comico e la sua spalla, in una televisione locale complice e compiacente, di duettare come piccioncini e di recitare il loro copione, facendo finta l’uno di intervistare e l’altro di farsi intervistare.

Elso Simone Serpentini

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