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Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005

Attenti a quell'inchiostro!

26 febbraio 2013

Mi è piaciuta l'espressione usata da uno dei miei lettori, secondo cui l'inchiostro che uso per scrivere questa rubrica rischia di corrodere anche la mia penna. Rispondo: "magari". Se ciò fosse e se questo rischio fosse reale, se il mio inchiostro fosse, cioè, davvero così corrosivo, ne sarei ben fiero e me ne avvarrei ancora più volentieri. Anzi, lo userei a profusione. Il mito narra che alcune vipere partoriscano i figli stando sui rami degli alberi e li lascino cadere a terra subito dopo la nascita per non rischiare di subire da loro morsi mortali.

Troverei divertente il dover scrivere usando la massima cura nell'uso di un inchiostro così altamente corrosivo da dover salvaguardare da qualche macchia il pennino o le mie stesse dita. Ma è certo che il lettore sopra richiamato esagera. Qualche volta schizzi di inchiostro mi sono finiti sulle dita con le quali impugno la mia penna e non ho riportato alcuna abrasione. Quindi sono, moderatamente, tranquillo, proseguo nell'esposizione delle mie riflessioni e voglio tornare al ruolo che io ritengo debba essere quello specifico di un'opposizione. Così avrò la soddisfazione di accrescere l'irritazione di un altro dei miei lettori, il quale ritiene che già quelle esposte la settimana scorsa costituissero una "solfa", vale a dire, vocabolario alla mano, una "insistente e monotona ripetizione di suoni, espressioni, comportamenti irritanti". Come molti sapranno, il termine deriva dal nome delle due note "sol" e "fa", indicando l'esercizio di solfeggio di un brano musicale che non abbia altre note che quelle, e quindi, metaforicamente, "un discorso ripetuto, monotono per la sua ripetitività, e quindi noioso e fastidioso". Premetto che non sono per nulla preoccupato del rischio di apparire noioso e fastidioso, come non lo era Catone quando concludeva ogni suo discorso in senato con la sua "solfa": "Delenda Cartago!". Dico anche che non sono nemmeno minimamente contrariato dal fatto che si possa ritenere che le mie riflessioni possano essere accusate di essere delle "autocitazioni" in quanto argomentazioni già svolte in precedenza e semplicemente ripetute. Può capitare a chi scrive da più di 65 anni (fui iscritto alla prima elementare all'età di 4 anni e 11 mesi) di ripetere cose già scritte e lo ritengo addirittura un vanto, essendo la prova che non si è cambiata opinione (pur non essendo di per sé un delitto il cambiare opinione). Può capitare che si scriva il già scritto, virgola più virgola meno, ma non è che, per solo e puro amore del cambiamento, si debba e si possa proporre argomentazioni diverse se non si è mutato il proprio orientamento. Quanto al tornare su uno stesso argomento a distanza di tempo, per ribadire o semplicemente per ripetere, penso non lo si debba condannare a priori, per non impedirsi di cogliere eventuali novità nell'esposizione, anche se solo consistenti ad una adattamento ad una diversa situazione e ad un diverso contesto.
  Non aver capito se mi riferissi ad un'opposizione di destra ad una maggioranza di sinistra e viceversa, è un limite, grave, di uno dei lettori miei "oppositori", perché era evidente che io mi riferivo a qualsiasi tipo di opposizione, in generale. Nello specifico (visto che un lettore affronta l'argomento) ritengo che anche l'opposizione di destra alla giunta Sperandio non abbia brillato per alternatività, tanto è vero che, furbescamente e per usufruire del vantaggio consistente nel proseguire progetti già avviati, quando diventò maggioranza (giunta Chiodi e poi giunta Brucchi) si limitò a portare a compimento quanto era stato già "disegnato" dalla maggioranza alla quale si era opposta. Dove il lettore dà prova più certa della sua incapacità di leggere la realtà storica e sociale è quando mi inserisce nel novero dei "duri e puri dei comunisti rivoluzionari, appunto intenzionati ad abbattere il sistema". Il lettore non sa che in Italia l'unica rivoluzione compiuta, almeno definita tale da chi riteneva di averla compiuta, è stata quella fascista, che difatti veniva festeggiata poi ogni anno. Chi predica o pratica, o crede di predicare e praticare, la rivoluzione non è per forza e di per sé "comunista". Anzi, è da tener presente che gli ideologi comunisti non hanno mai parlato di "rivoluzione", preferendo altri termini e altri concetti, quale, per esempio, quello di "rovesciamento" (per esempio della prassi). Ma non mi dilungo, in proposito, perché non so se il lettore sarebbe capace di seguirmi e di comprendermi.
  All'altro lettore dico: ignoro da chi si sia informato sulla mia attività di "oppositore" nei due quinquenni in cui, nel secolo scorso, sono stato seduto sui banchi consiliari del comune di Teramo. Faccio presente che è difficile per un consigliere di opposizione legare il proprio nome a qualche evento particolare, e difatti non vediamo in giro nessuna lapide in cui si legga "qui fermamente si oppose a…", fatta eccezione per qualche caduto sui campi di battaglia e per qualche medaglia d'oro. So di altri che ricordano ancora oggi battaglie da me combattute all'opposizione e di centinaia (dico centinaia) di comizi tenuti in tutta Italia per oppormi al "sistema", per chiarire gli aspetti alternativi che proponeva il movimento politico nel quale militavo e per propormi quale candidato (il più delle volte "di servizio", cioè senza nessuna reale possibilità di essere eletto) in elezioni di ogni livello, comunali, provinciali, regionali e nazionali. E' superfluo considerare che di questa mia "opposizione" a tutto campo ho pagato non poche conseguenze, su diversi livelli e in vari campi, rinunciando alla possibilità di indicare riferimenti precisi a fatti e situazioni (limitandomi a citare solo l'incendio doloso di ben tre mie autovetture), così come rinuncio a indicarne relativamente ai miei atteggiamenti (limitandomi a citare solo due episodi: per oppormi all'abbattimento di alcuni alberi e alla costruzione di un pollaio mi misi davanti ad una ruspa arrestandola e per oppormi alla realizzazione di un progetto che ritenevo sbagliato feci in consiglio un intervento che ebbe la durata record di 4 ore e mezza).
  Non ritengo che la mia concezione dell'opposizione e del suo ruolo sia superata dalla storia, né da quella collettiva né da quella individuale "che ognuno di noi rappresenta", come scrive un lettore. Mi limito semplicemente a pensare, e qui a ribadire, che l'opposizione debba rappresentare l'idea di una alternativa, reale e concreta, altrimenti non è opposizione, che essa debba concretizzarsi come "un'altra faccia", come "un diverso modo di vedere" e non possa permettersi di essere conciliativa al solo scopo di essere o di sembrare di essere propositiva e "correttiva". L'opposizione deve distruggere per costruire dopo, una volta diventata maggioranza. "Pars destruens" e "pars construens": è un metodo che Cartesio applicò quando si trovò davanti all'esigenza di individuare e progettare un nuovo "metodo" filosofico e di organizzazione della scienza.
   Un lettore mi invita a candidarmi ritenendo che io abbia ancora l'età e il tempo per dimostrare di poter legare il mio nome a un obiettivo raggiunto o ad un segno tangibile a cui associarlo. Lo ringrazio, ma declino l'invito. Mi sono già candidato troppe volte e troppe volte gli elettori hanno mostrato di preferire a me altri soggetti. Se il lettore che mi invita ignora le mie battaglie politiche, e magari anche quelle pubblicistiche (giornali, radio, televisione), finirebbe per ignorare anche quelle eventuali che mi capitasse di condurre in futuro, si che mi succederebbe di condurle inutilmente. Non crede?

Elso Simone Serpentini

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