Direttore editoriale:
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Franco Baiocchi
Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005

La bellezza (?) e il potere

4 febbraio 2014

SOCRATE - Teodota, siamo venuti da te, io e questi giovani che si ostinano a chiamare miei discepoli, anche se non lo sono, per constatare la tua bellezza, di cui tanti parlano, perché a chi se ne informa per mezzo dell’udito non è possibile conoscere una cosa che supera ogni discorso.
TEODOTA – E mi hai trovato bella quanto dicono, Socrate?
SOCRATE – Teodota, non so dirti se siamo obbligati più noi verso di te per averci mostrato la tua bellezza o se sei più obbligata tu verso di noi perché l’abbiamo rimirata.
TEODOTA – Dicono che la bellezza, quando è tanta, dà desiderio di toccarla dopo che la si è rimirata e desiderio di rimirarla di nuovo quando ci si è allontanati da essa.
SOCRATE – Nel secondo caso, potremo dire la nostra sulla tua bellezza quando saremo partiti.
TEODOTA – E nel primo?

SOCRATE – Teodota, tutti sanno ad Atene che io non amo toccare altro che la giustizia, non la bellezza. Ma so che molti dicono di avere il desiderio di toccare la tua bellezza, sulla quale non posso perciò dubitare. E non dubito, anche perché…
TEODOTA – Anche perché?
SOCRATE – Anche perché tu che non hai casa, non hai poderi, non hai schiavi manifattori, ricavi lo stesso le cose che ti sono necessarie per vivere.
TEODOTA – Se qualcuno, fattosi mio amico, vuol farmi del bene, questo è il mio avere.
SOCRATE – E’ un bel possedere, invece di possedere bovi, pecore, capre, possedere un gregge di amici. Quel che non so è se tu non fai altro che stare qui, come un ragno che attende le mosche nella sua tela, o se, come i cacciatori di lepri, fai uso delle tue arti e, provvista di cani notturni, vai a caccia delle tue prede.
TEODOTA – E come potrei io comportarmi come questi cacciatori?
SOCRATE – Seguendo le orme degli uomini vaghi delle belle forme, ricchi e potenti, e ingegnandoti a spingerli nelle tue reti.
TEODOTA – E che reti ho io?
SOCRATE – Una, la più stringente, è quella di cui discorrevano prima: la tua bellezza.
TEODOTA – Ma se io non fossi poi così tanto bella quanto dicono, di quali altre reti potrei servirmi per irretire, secondo quanto dici?
SOCRATE – Sai tu che la bellezza non sta tanto nelle cose che si guardano, ma negli occhi e nella mente di chi guarda?
TEODOTA – L’ho sentito dire. E ho sentito dire che molte donne si servono anche di belletti per il viso e trucchi per il corpo per far apparire belli un viso e un corpo che non lo sono.
SOCRATE – E avrai sentito dire che con la forza non si può pigliare né ritenere un amico, ma che con il beneficio e con il piacere si può catturare anche una fiera.
TEODOTA – L’ho sentito dire, Socrate, ma io per pigliare non uso né la forza, né il beneficio, né il piacere.
SOCRATE – Tu fai grandissima grazia quando ti regali a chi ne ha bisogno e quando ne ha bisogno. E sai bene che anche i cibi più gustosi prima di desiderarli paiono disgustosi e a chi è sazio danno nausea e che se qualcuno li porge a chi ha prima eccitato alla fame, anche se sono i cibi più disgustosi, li fa apparire gustosissimi.
TEODOTA – Come potrò, Socrate, eccitare la fame in chi mi avvicina?
SOCRATE – Stai lontano da loro, fino a quando non sarà aumentata in loro il desiderio che hanno di te. Perché un regalo è bene farlo non quando non lo si desidera, ma quando lo si desidera.
TEODOTA – Per questo lascia fare a me, che so bene come sviluppare malie amorose, incanti e magici allettamenti.
SOCRATE – Ma tu, Teodota, preferisci irretire i poveri o i ricchi? I potenti o coloro che non hanno alcun potere?
TEODOTA – Ricchi e potenti, Socrate, di quelli che fanno quello che vogliono loro e non quello che vogliono gli altri, di quelli che dispongono, non di quelli che propongono o si oppongono.
SOCRATE – Ma chi fa quello che gli pare, senza intelletto, ti pare che possieda davvero un grande potere?
TEODOTA – No. Quelli che voglio irretire devono essere ricchi, potenti e dotati di grande intelletto.
SOCRATE – Gli esseri umani, in generale, compiono le loro azioni non per le azioni stesse, bensì in vista di un qualche scopo. Per esempio, chi beve una medicina amara, non lo fa per il gusto di assaporarla, ma per guarire. Chi naviga lo fa nella speranza di trarne del guadagno. Tu preferisci quelli che traggono guadagno dal potere politico, o quelli per il quale il fine del potere politico è il potere stesso.
TEODOTA – Socrate, il potere politico di per sé non è mai un bene e nessuno desidera conquistare il potere senza desiderare i benefici che quel potere comporta e anche io che mi accingo a irretire chi ha il potere politico mi aspetto che ricadano anche su di me i vantaggi e i benefici che quel potere comporta.
SOCRATE – Badando a questo soltanto, senza alcun principio etico, il tuo detentore del potere politico arriverà a mettere le mani anche sul denaro pubblico, che è sacro. Il tuo potente sarà un sacrilego.
TEODOTA – E’ incredibile che chi cerca di ottenere il potere non lo voglia ottenere in tutta sua la sua ampiezza e con tutti i suoi benefici, ricorrendo a qualsiasi mezzo.
SOCRATE – E i suoi cittadini, derubati del denaro che hanno versato nelle pubbliche casse, non finiranno per condannarlo e cacciarlo?
TEODOTA – Socrate, stando al sentire comune, tutti aspirano a un potere senza controllo e chi critica i potenti che diventano prepotenti lo fanno semplicemente perché vorrebbe essere al loro posto.
SOCRATE - Chi ha detto che il potere senza giustizia sia un bene e meriti invidia, invece che commiserazione?
TEODOTA – Lo dicono tutti, Socrate. Tutti meno te, a quanto pare. Ma è per questo che gli ateniesi ti hanno considerato tanto diverso da loro che hanno condannato a morte te e non chi li ha tiranneggiati.
SOCRATE – Continuo a credere che è meglio essere condannati a morte ingiustamente che essere costretti a continuare a vivere senza giustizia.


Elso Simone Serpentini

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