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Supplemento del settimanale satirico
SOR PAOLO iscritto nel Registro
della Stampa del Tribunale
di Teramo con il numero 544
18 dicembre 2005

Il governo dei trenta ignoranti

11 febbraio 2014

SOR PAOLO – Socrate, alla fine ti ho trovato. Ti ho cercato per tutta Atene…
SOCRATE – La tua ricerca è terminata.
SOR PAOLO – Per qualche momento ho pensato di non trovarti. Mi avevano detto che non esistevi realmente e che eri un personaggio immaginario, inventato da Platone.
SOCRATE – Potrebbe anche essere.
SOR PAOLO – In tal caso avremmo qualcosa in comune, io e te. Anche di me dicono che non esisto realmente e che sono un personaggio inventato dai miei concittadini.
SOCRATE – Di dove sei, straniero. Della Magna?
SOR PAOLO – No. Vivo ancora più a settentrione. Nel centro della penisola. In una città che si chiama Interamnia Urbs.

SOCRATE – Che cosa ti ha portato ad Atene?
SOR PAOLO – Un’altra cosa che abbiamo in comune. La città. La mia città un tempo la chiamavano l’Atene degli Abruzzi.
SOCRATE - Non la chiamano più così?
SOR PAOLO – No, perché… Ecco un’altra cosa che abbiamo in comune: la mia città adesso è costretta a subire il governo dei trenta…
SOCRATE - … tiranni? Dei trenta tiranni?
SOR PAOLO – No, Socrate. Non tiranni, anche se la tiranneggiano. Ma sono ignoranti. Perciò dicono che si tratta del governo dei trenta ignoranti. E questo è proprio il motivo che mi ha condotto qui ad Atene, ad incontrare te.
SOCRATE – Spiegati meglio, straniero.
SOR PAOLO – Poiché vorrei dare consigli ai teramani, così si chiamano i miei concittadini, sul modo in cui liberarsi dal governo dei trenta ignoranti, vorrei sapere da te come hanno fatto gli ateniesi a liberarsi dal governo dei trenta tiranni.
SOCRATE – E’ un legittima aspirazione, come lo fu quella degli ateniesi. Ma come si sono installati i vostri trenta ignoranti nel dominio della città? Ad Atene avvenne dopo la sconfitta di Sparta nella guerra del Peloponneso.
SOR PAOLO – Anche nella nostra Interamnia quel governo, dei trenta ignoranti, si è installato al potere dopo una sconfitta, nella guerra a difesa della cultura.
SOCRATE – Il capo dei trenta tiranni di Atene era un certo Crizia, che era stato perfino tra coloro che consideravano i miei allievi. Chi è nella vostra Interamnia il capo dei trenta?
SOR PAOLO – Un certo Bruzia, e non credo che sia stato allievo di qualcuno di valore come te, Socrate.
SOCRATE – A liberare Atene dai trenta tiranni fu un certo Trasibulo. Avete voi qualcuno che possa eguagliare le sue gesta?
SOR PAOLO – Abbiamo un certo Pomantulo, ma non so se ne sarà all’altezza. Per questo son venuto da te a chiedere consigli.
SOCRATE – Però, attenti. Perché fin quando ad Atene imperarono i trenta tiranni, che pure fecero tanto male durante gli otto mesi del loro governo, io potetti starmene in pace. Quando mi diedero l’ordine di andare a prelevare a casa sua Leone di Salamina per metterlo a morte e io non lo feci e, ricevuto l’ordine mi rifiutai di obbedire e me ne andai semplicemente a casa mia, non mi fecero niente. Mentre, invece, quando i trenta caddero, fu proprio la restaurata democrazia che mi condannò a morte.
SOR PAOLO – Socrate, tu vuoi dire che, una volta caduti i trenta ignoranti, per la nostra città potrebbe essere anche peggio?
SOCRATE – Proprio questo voglio dire.
SOR PAOLO – Spero di no. Intanto, però, già sarebbe buona cosa cacciare i nostri trenta, così come voi cacciaste i vostri.
SOCRATE – Ad Atene Trasibulo si pose a capo di un migliaio di esuli nell’affrontare a battaglia Crizia e i suoi. Avete voi avete esuli in numero sufficiente per tentare l’impresa?
SOR PAOLO – Esuli ne abbiamo, ma vivono in città e non arrivano a un migliaio.
SOCRATE – Se vivono in città non sono davvero esuli, sono meteci, stranieri in patria e non hanno la rabbia sufficiente per tentare di cacciare i trenta, quella che hanno gli esuli desiderosi di tornare nella loro patria. E poi, se come dici, non arrivano a un migliaio… mi pare che il numero sia insufficiente.
SOR PAOLO – Socrate, hai ragione, più che esuli, sono stranieri in patria e non solo non arrivano a un migliaio, ma forse non arrivano nemmeno a cento.
SOCRATE – E gli altri cittadini? Non si ribellano al potere dei trenta ignoranti?
SOR PAOLO – Hanno un motto che dice: non si vende la patria per tutto l’oro del mondo. Ma in realtà l’hanno venduta per soli trenta denari.
SOCRATE – Allora vedo l’ardua impresa. Io sono stato oplita e so quanto è difficile in battaglia aperta affrontare chi ha più armi.
SOR PAOLO – Ma le armi della cultura non dovrebbero essere più forti di quelle dell’ignoranza, e rese quasi invincibili da Atena?
SOCRATE – No. Ad Atene, come a Sparta come a Tebe, così come nella vostra Intermania, accade spesso che Atena dorma e che siano la sapienza a soccombere e l’ignoranza a trionfare. Guarda un po’ che fine ho fatto io, che pure ero ritenuto tanto sapiente. Accusato, sottoposto a giudizio, condannato a morte e costretto a bere la cicuta.
SOR PAOLO – Nella nostra Interamnia alcuni sono costretti a mandar giù bevande ancora più amare della cicuta.
SOCRATE – Ti posso assicurare che la cicuta non è poi tanto amara quanto dicono. E’ ancor più amaro dover sopportare l’imperio di coloro che credono di sapere e non sanno.
SOR PAOLO – Appunto, di coloro che non sanno di non sapere o almeno non lo riconoscono. Sono proprio loro al governo della mia città, dove io vivo attaccato al muro da tanti secoli.
SOCRATE – Sei forse tu un bassorilievo?
SOR PAOLO – Qualche cosa di più, ma della stessa poca importanza. Sono una statua murata a metà sulla facciata esterna di un edificio.
SOCRATE – Non te la prendere. Anche io sono stato poco di più ad Atene, tutto sommato. Quando morii, pensai, e lo dissi anche al processo, che gli ateniesi non avrebbero saputo vivere senza di me. Invece hanno continuato a vivere tranquillamente senza di me. Hanno preso più piacere a liberarsi di un vecchio rompicoglioni come me che a liberarsi di Crizia e dei trenta tiranni.
SOR PAOLO – Tu vuoi dire che, una volta liberatisi con piacere dai trenta ignoranti, i miei concittadini potrebbero provare perfino più piacere a liberarsi di me?
SOCRATE – Potrebbe anche accadere. Ma, se sei disposto a correre rischi per la tua patria così come io ne ho corsi per la mia, consiglia ed esorta i tuoi concittadini a liberarsi di quel loro governo di ignoranti.
SOR PAOLO – Grazie del consiglio, Socrate. Corro subito al Pireo per salire sulla nave che mi riporterà in patria.

Elso Simone Serpentini

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