Sono perciò il primo ad essere convinto che un
convegno, un dibattito, un
incontro (lo si chiami come si vuole) sarebbe assai utile per
prendere la febbre alla cultura teramana e verificarne lo stato
di salute. Ma il convegno che si è tenuto l’altro giorno, con il
finto obiettivo di fare il punto sulla cultura teramana, è stato
uno pseudo-convegno pseudo-culturale, nulla di più. Ad alcuni amministratori è stato dato il destro, in questo pseudo-convegno pseudo-culturale, di continuare a coniugare i verbi al futuro riguardo alla cultura teramana e/o dedicarsi ad onanistiche pratiche di vuota illustrazione dei valori della cultura, ma nulla è stato loro rimproverato, pur essendo meritevoli di essere additati al pubblico ludibrio sia per quello che hanno fatto sia per quello che non hanno fatto. L’operazione è stata equivalente a quella di chi invita un assassino a pronunciare l’elogio funebre al funerale della sua vittima. A fronte delle tetre concioni di questi amministratori responsabili della loro irresponsabilità, che nulla hanno fatto di utile per la cultura e hanno, al contrario, fatto di tutto per affossarla, sono stati concessi soltanto due minuti (diconsi 2 minuti) a tutti quanti gli altri, operatori culturali o rappresentanti di associazioni culturali, che pensavano di avere qualcosa di interessante da dire, sia sul piano dell’analisi sia su quello delle proposte.
Troppo
sfacciato è stato l’intento
degli organizzatori di mettersi in vista agli occhi di questi
amministratori e politici, di guadagnarsi presso di loro crediti
e benemerenze, non si sa bene in vista di quali contropartite.
Corteggiare il potere non è certo caratteristica precipua della
cultura, che non può essere coltivata che sul terreno della
libertà e della indipendenza. Un giornalista teramano che ha
avuto parole critiche su questo convegno ha parlato di “una
manifestazione che ha ampiamente raggiunto gli scopi che
paventavo volesse raggiungere”. Condivido il giudizio. Gli scopi
sono stati raggiunti, ma essi non erano certamente culturali e
rientravano tra quelli che gli organizzatori dello
pseudo-convegno pseudo-culturale stanno perseguendo da tempo,
con altre recenti iniziative pseudo-culturali che sono risultate
sgradevoli e impudiche. Non c’è bisogno di convegni “istituzionali” e di “tavoli tecnici” per aprire un dibattito serio sullo stato comatoso della cultura teramana. Non c’è bisogno di esegeti in livrea da servitori in attesa di raccogliere le briciole che cadono dalle tavole degli amministratori che hanno assassinato la cultura, non c’è bisogno dei cercatori di prebende e di commende, che riservano per sé e per i propri corteggiati tutto il tempo che si vuole e a tutti gli altri il misero spazio di due minuti, concessi come generosa elargizione. Non c’è bisogno di chi si ostina a sostenere che il re è avvolto in splendide vesti riccamente addobbate. C’è bisogno di chi ha il coraggio di dire la verità, sostenendo che “il re è nudo”.
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