Burocrati di partito, personaggi grigi, senza caratura, senza spessore culturale e senza altro merito all’infuori di quello di essere stati designati a candidature e ad elezioni quasi sempre scontate e sicure. I candidati a sindaco di Teramo che la sinistra ha espresso, in alternativa ai candidati democristiani, erano tutti inattendibili e quei pochi attendibili (Antonetti, Befacchia) li ha mandati allo sbaraglio come profeti disarmati. Eppure…. Eppure anche i due che ho citato poco fa (tra parentesi) sono di sinistra come il freddo sta all’estate e il caldo all’inverno. Infatti anche loro, come molti altri che nella sinistra hanno agito, detto, fatto, si sono proposti o sono stati proposti, rientrano nel novero, assai più largo, di una categoria dello spirito, ancor prima di una categoria politica, che io chiamo “democristianeria”.
Non voglio qui occuparmi della “fenomenologia del
democristiano”. Prima o poi scriverò qualche cosa di
più ampio, in merito. Per il momento chiedo di poteri esimere da
spiegazioni molto dettagliate e di potermi limitare
all’essenziale nel dire che tutta la vita politica e
amministrativa di Teramo capoluogo (per la provincia l’analisi
sarebbe più complessa e diversificata) è sempre rimasta
nell’ambito della “democristianeria“. Teramo è democristiana,
nella testa e nelle viscere, nell’amina e nel corpo, nei vizi e
nelle virtù. Se non ci si serve di questa chiave di
interpretazione, non si capisce nulla di quello che è avvenuto
nella storia antica di questa città e di quella presente così
come di quella futura. Il potere è a Teramo democristiano. Lo
diceva già nel 1849, quando la Democrazia Cristiana vera e
propria non c’era o non si chiamava così, Felice Orsini, quando
fu delegato della Repubblica Romana nell’ascolano e ci conobbe
stando al di là del Tronto. Teramo è democristiana e il potere è
democristiano. Non si può essere sindaci di Teramo se non si è
democristiani, o di destra o di sinistra, o di centro. E oggi? Non sono forse tutti democristiani? Brucchi, Di Dalmazio, Gatti jr, Dodo, Tancredi (uno e due) e tutti gli altri della compagnia cantante non sono democristiani? E non sono democristiani i loro elettori nelle frazioni, quelli che una volta mettevano la croce sul simbolo della Croce scudata e ora la mettono su altri simboli, ma sempre come clienti del padronato democristiano e del clientelismo che esso esprime nelle sue varie forme? Teramo è democristiana. Anche quando fa finta di esprimere opposizione, o di rappresentare il dissenso, o di proporsi come alternativa, Teramo è democristiana, vive nella palude di un centro indifferenziato che fa solo finta di ospitare differenze. Gli accordi più o meno sottobanco che vengono stretti, più o meno indecenti, sul piano elettorale e sul piano amministrativo, sono democristiani e gli uomini sono democristiani. D’Alfonso è democristiano, come Chiodi lo è, Mariani il camplese è democristiano, come Monticelli pinetese lo è, e perfino Morra, per poter fare l’assessore, dovette diventare (o almeno far finta di esserlo diventato) democristiano. Si illudeva chi pensava di essere teramano e di poter non morire democristiano. Anche nell’ultima elezione, lo abbiamo capito assai bene dopo, tra i tanti candidati sindaci che si sono confrontati, erano quasi tutti democristiani, a destra come a sinistra come al centro, e quei pochi che non lo erano avrebbero voluto diventarlo e speravano di poterlo diventare. Teramo è democristiana, lo fu, lo è stata, lo è e lo sarà. Ci fu un tempo in cui fu rimproverato a Tancredi senior di non sbarazzarsi per sempre del suo rivale Nisii nei momenti di maggior forza, quando avrebbe potuto farlo. E ci fu un tempo in cui a Nisii fu rimproverato di non sbarazzarsi per sempre del suo rivale Tancredi senior nei momenti di maggiore forza, quando avrebbe potuto farlo.
|