Giustamente si grida allo scandalo, perché è uno scandalo oltre che una indecenza. Ed è anche il segno di un fallimento clamoroso, perché solo fino a qualche mese fa l’amministrazione comunale si faceva vanto del modello teramano e della efficienza della raccolta porta a porta. In questi ultimi giorni, invece, tutto il sistema della raccolta è collassato, nonostante che i cittadini siano stati chiamati a pagare tasse di importo assai elevato proprio per garantirne la continuazione e quasi per compensarne la qualità. Che i costi fossero insostenibili era evidente da tempo, che ci fossero sprechi e disfunzioni altrettanto, che tutta la Team fosse stata presa d’assalto dalla politica come una diligenza su una pista del West lo stesso. Era evidente che le cose non sarebbero continuate a lungo e infatti non sono continuate. Adesso si assicura che la raccolta dei rifiuti riprenderà, si accampa qualche giustificazione puerile sulla mancata raccolta per giorni, si dice che i problemi saranno risolti, ma pochi ci credono. Anche io non ci credo. Credo, anzi, che non torneremo all’efficienza di cui ci si vantava solo qualche mese fa. Credo che le cose peggioreranno. Credo anche, come accennavo, che il principio (o la fine) della fine, reso evidente dal crollo del sistema di raccolta differenziata e dal fallimento dei bilanci della Team, sia il simbolo evidente di un fallimento più generale e di un degrado più complessivo, del quale già altre volte ho qui tratteggiato alcuni aspetti. E anche per questi non potremmo indicare quando il percorso in discesa sia iniziato. Non c’è stato un giorno preciso, non un momento esatto in cui la cosa sia iniziata, perché i deterioramenti cominciano poco per volta e occorre del tempo prima che i processi degenerativi diventino visibili. Ma sia sul piano economico che sociale e culturale Teramo è da tempo avviata lungo una discesa di cui non si intravede la fine. Le cronache di questi giorni ci hanno ampiamente riferito, dei tentativi di modificare tracciati stradali e di inventare nuove improbabili rotonde alle mancate accensioni degli impianti di riscaldamento negli edifici scolastici alla fine della vacanze. Ci hanno illustrato i flop di concerti di capodanno e di aperi-street a cui il cambio di nome non ha portato fortuna. Ci sarà tempo e modo di tornare ad occuparsi di altri particolari elementi distintivi di questo degrado generale. Qui mi voglio limitare a segnalare quanta confusione ci sia nella testa di molti assessori brucchiani e di molti che nella nuova amministrazione provinciale disabatinana non sanno che fare e dove andare e soprattutto perché fare o andare. La confusione regna sovrana. Che qualcuno ipotizzi che il prossimo sindaco di Teramo possa essere Mauro Di Dalmazio comprova ampiamente questa confusione, così come la convinzione che qualcuno ancora manifesta che Paolo Gatti possa continuare ad essere considerato come una risorsa della politica teramana, anziché un problema, come tutti gli altri politici che non hanno potuto che menar vanto della propria giovane età, non potendo vantarsi per i loro meriti e per le loro doti. La confusione regna sovrana se ancora tanta gente pensa che il compito di un assessore comunale alla cultura sia quello di organizzare eventi, culturali e non, come se fosse un agente di spettacoli, e che ritiene che la cultura possa misurarsi con la categoria degli eventi, che per loro natura costituiscono delle singolarità e non una continuità. Non riesco a immaginare quanto grande deve essere la confusione nella testa di chi non ha capito che la cultura è una realtà che si misura ogni giorno, giorno per giorno, mese per anno, anno per anno, basandosi su altri parametri e su alte misurazioni, molte delle quali vanno effettuate sugli individui e sulle persone, oltre che sulle associazioni e sulle singole iniziative. Tutto mi dice che siamo davvero non all’inizio della fine, ma davvero alla fine della fine. L’inizio della fine lo abbiamo avuto un bel po’ di tempo fa. Viviamo adesso la fine della fine, o stiamo per viverla. Siamo all’ultimo atto, dopo di che Teramo sarà un paesotto di mezza collina, i cui residenti vivranno alla giornata, colpevoli, ma inconsapevoli, del proprio fallimento.
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