Il corrosivo del 25 novembre 2014

 

... e io ti cancello

 

       Non mi piace quello che dici…. e io ti cancello. A pensarci bene, non mi era capitato mai. Né a scuola, quando facevo temi, né all’Università, dove Ugo Spirito, il nostro più severo “Maître à penser” poteva criticare con un esame severo un tuo scritto, ma non si sarebbe mai permesso di cancellarlo. Non mi è stato mai cancellato un solo rigo nemmeno quando, in seguito, ho inviato miei articoli a giornali e periodici. Nessun editore televisivo mi ha cancellato un solo servizio… al massimo mi ha messo nelle condizioni di andare via da un’emittente che avevo creato quasi dal nulla. Decisamente, non sono stato mai cancellato. Ma mi è capitato ieri sera. Per la prima volta.

     Allora racconto:

 

     Capito su un post di un amico di Facebook in cui leggo la proposta di salvare la Coppa Intermania chiedendo un sostegno economico ai cittadini, invitati a partecipare, a compartecipare, qualcosa del genere. Non sono in grado di essere più preciso, perché, come spiegherò, non sono stato cancellato solo io, né è stato cancellato solo quello che ho scritto io, il cancellatore ha cancellato tutto, anche se stesso, annullandosi e immolandosi, come se non avesse scritto nulla lui, come se non avessi scritto nulla io. Sono costretto a ricostruire a memoria, sulla base di quello che ricordo. Dunque, leggo la proposta e, da subito, non mi garba.
    
Come, mi chiedo, i teramani, che già pagano tante tasse e balzelli, devono adesso mettere mano al portafoglio per salvare la Coppa Interamnia? Dopo che amministratori di varie tendenze e correnti non sono riusciti a farlo, preferendo spendere i soldi degli anni grassi per super pagare dirigenti e funzionari e amici degli amici assunti in ruoli apicali? Non resisto alla tentazione di esprimere il mio commento e lo posto. Un’altra amica ne posta uno suo, ricordando all’estensore del post originario, la sua proposta fatta in campagna elettorale (ma anche quella di altri candidati alle recenti elezioni), di “istituzionalizzare” la Coppa Intermania, quindi di farne un evento cittadino di un ente cittadino, finanziato con i soldi dei cittadini, ma non in forma diretta, bensì attraverso la fiscalità e la successiva gestione dell’ente pubblico. 

     La risposta dell’estensore del post originale è evidentemente seccata, per il commento mio e quello dell’amica. Si sente piccato, rimproverato, e non lo sopporta. Come ci permettiamo di ricordare a lui e ad altri candidati le promesse elettorali? Io mi spingo più in là e, quando l’amica chiede se allora le cose dette in campagna elettorale non valgano, commento: “Le campagne elettorali sono fatte apposta perché i candidati raccontino le loro favole a coloro che sono disposti a crederle”. Non è questa la frase esatta, perché, lo ripeto, non potendola rileggere, non posso riferirla esattamente, ma questo era il senso. L’amica insiste anche lei sulle proposte fatte in campagna elettorale per salvare la Coppa Interamnia e poi non portate avanti. Io aggiungo, lo confesso, altri argomenti.

     Dico che i cittadini, che pagano già tante tasse, non possono essere chiamati a mettersi le man in tasca per contribuire direttamente a salvare la Coppa Interamnia, domani il Premio Teramo (per il quale pare che il Comune non abbia le risorse per assicurarne la sopravvivenza), dopodomani per il Castello della Monica e così via. Quando pago la mia bolletta del gas, aggiungo, su 600 euro 300 sono per il gas e 300 per finanziare la politica, e quando pago la Tia, accade lo stesso.
    
Il “postatore iniziale” diventa “postulante” e mi chiede: “Che dovremmo fare allora? Suicidarci in massa?” Motteggio e faccio notare che il filosofo Roberto Ardigò si suicidò a 92 anni e che forse quel gesto aveva un significato. Aggiungo ancora che, comunque, sarebbe stato già importante che chi aveva promesso di opporsi a Brucchi cominciasse a farlo. 

     Dopo aver scritto quest’ultimo commento, ho lasciato il pc per qualche minuto. Sono tornato qualche tempo dopo, per verificare se alla conversazione si fosse aggiunta qualche altra battuta, se fosse arrivata qualche risposta, qualche ulteriore contributo. Rimango sorpreso e meravigliato quando, cliccando sull’indicazione della sequenza delle notifiche dei commenti, mi trovo davanti la notissima pagina :”Purtroppo questa pagina non è disponibile. E’ possibile che il link che hai seguito sia corrotto o che la pagina sia stata rimossa”.

     Sono incredulo. Possibile? La pagina è stata rimossa? So che le regole di Facebook consentono la rimozione della pagina solo a chi ha pubblicato il post iniziale, a chi ha dato inizio alla conversazione. Chiedo in privato all’altra partecipante e mi sento spiegare che, mentre ero assente, l’autore del post iniziale si è lamentato che noi, io e lei, “eravamo andati troppo oltre”, che “avevamo deviato troppo” e che perciò cancellava la conversazione. Rimango sempre più perplesso e incredulo. Eravamo andati troppo oltre? Avevamo deviato troppo? Non faceva prima a dire che quello che stavamo dicendo non gli piaceva? E che lui cancellava la conversazione perché non gli piaceva quello che dicevamo noi? Non era più corretto abbandonare una conversazione spiacevole e non gradita, invece che cancellarla, annullarla, non consentire ad altri di seguirla, di leggerla e di farsi un giudizio? 
     L’altra amica, sempre in privato, mi fa notare che l’autore del post iniziale non voleva far vedere ad altri quello che gli stavamo dicendo, si dice scioccata, giustamente. Siamo stati considerati, io e lei, come pericolosi. Difficile darle torto. Dice di non tollerare di essere cancellata. Nemmeno io lo tollero. Rispondo che ho una forte tentazione di rimuovere il “cancellatore” dall’elenco degli amici di Facebook. Cancellando la conversazione, è come se avesse cancellato noi. Noi siamo le nostre parole, chi cancella le nostre parole, dette o scritte, cancella noi.
    
E’ stato per questo che ieri sera, dopo averci pensato su, ho rimosso dall’elenco degli amici di Facebook Gianluca Pomante. E’ lui l’autore del post che ha dato l’avvio alla conversazione poi cancellata. Chi tra i miei lettori fin qui aveva pensato che io volessi ometterne il nome si è sbagliato, forse non conoscendomi a fondo e non sapendo che da tempo ho fatto mio il motto aristotelico: “Amicus Plato, sed magis amica veritas”.