Qui una sola era la maniera
di cambiare: fare una lista in cui fossero compresi
tutti quelli che volevano cambiare. Se la volontà di
cambiamento era una volontà reale. Una lista in cui
ci fossero i comunisti, perché no?, i repubblicani,
perché no?, i liberali, perché no?, i repubblicani,
perché no? gli ambientalisti perché no? Ma a quel
punto non bisognava andare a chiedere: “Da dove
arrivi?”
Probabilmente, io ho mille chilometri di distanza politica da Marco
Pannella, centocinquanta milioni di chilometri dai
marxisti, gli altri avranno migliaia e migliaia di
chilometri di distanza da me, che arrivo da dove
arrivo. Ma qui si trattava di dire: “Siamo
teramani”. E in fondo Pannella da teramano tornava,
dopo essersi - e gli è stato anche rimproverato -
disinteressato di Teramo negli anni passati, perché
conduceva altre lotte, altre battaglie, e forse
anche per un po’ di pudore non è venuto nella sua
Teramo a fare l’accattone dei voti, no?
Ecco, non bisognava chiedersi da dove si
arrivava, non
mettersi a fare l’esame di laurea a chi doveva stare
in lista e a chi non ci doveva stare, dire: “Dobbiamo
cambiare questa città, dobbiamo cambiarla sul serio.
Aiutateci anche voi democristiani a cambiarla,
affinché il giovane architetto non debba
prostituirsi a chi dice ‘io ho andato’ per lavorare,
perché questa non sia una città dove il medico fa
campagna elettorale al titolare di terza media che
non può parlare non dico in televisione, ma in
consiglio comunale, perché riderebbero tutti sulle
sue parole. Questa è una città dove i primari
ospedalieri sono al servizio degli infermieri, dove…
non perché abbiano qualcosa di male, ma perché sono
semplicemente portatori di voti del magnate
democristiano e contano più del primario
ospedaliero. Questa è una città in cui per lavorare,
per dipingere, per disegnare, per fare mostre, per
produrre, per contare qualcosa, perfino per parlare
in qualche circostanza, occorre andarsi a
raccomandare l’anima a chi conta. Questa è una città
dove la mafia impera, questa è una città dove
veramente bisogna cambiare, altrimenti dormiremo
ancora per altri secoli.”
Ora la conclusione mi
pare che possa essere anche abbastanza
amara, perché, facendo il conto, si è visto che di
gente che vuole veramente cambiare qualcosa in
questa città ce n’è poca… ce n’è poca. E allora
probabilmente la conclusione che Pannella lasciava
intravedere: “Ma ce l’ha ordinato il medico di…”, è
forse una conclusione amara, ma è una conclusione
che non può essere anch’essa democratica. Perché, se
la stragrande maggioranza dei teramani non vuole
cambiare… ah beh, allora statevi in questa
situazione. Dopo aver fatto il conto di chi vuole
cambiare, di chi no… allora facciamo il conto…. Sì,
si fa dopo le votazioni, signora, ma per fare le
votazioni, la democrazia dice che si fanno delle
liste, si chiede il parere della gente, si chiede il
voto e poi si fanno i conti.
Ora, potrebbe sembrare
strano - e Marco mi scuserà se io adesso
faccio questo riferimento personale - che una
perorazione o un’analisi di questo tipo venga da
parte di uno che in questo momento si sta occupando
di giornalismo e di televisione. Quindi queste mie
parole vi sembreranno le parole di uno di parte, non
di uno che sta facendo giornalismo. Beh, io sono
abituato a ritenere che il giornalismo asettico di
chi riferisce soltanto i fatti non esiste, esiste un
giornalismo d’opinione, esiste un giornalismo di…
non dico di schieramento, ma di opinione e ritengo
soprattutto che un giornalismo d’opinione debba
essere anche al servizio della città. Ed è al
servizio della città e nella città nella misura in
cui informa, informa non nascondendosi dietro le
cose astruse, ma dietro le cose dette, pronunciate,
alla luce del sole, dietro opinioni espresse con
grande chiarezza, con grande lucidità, ma anche con
grande sincerità.
Ritengo che anche il giornalismo debba
avere una funzione di sprone, una funzione critica
nei confronti del miglioramento di questa città.
Perché sono convinto che anche colleghi che stanno
su altre opinioni si battono in definitiva perché
dal dibattito comune risulti un ruolo positivo della
stampa. La stampa non è soltanto la cassa di
risonanza del potere e in questa città in questi
ultimi anni anche su questo la stampa teramana è
cresciuta ed ha offerto alle associazioni
ambientaliste, agli ecologisti, alle
micro-associazioni, che non hanno migliaia e
migliaia di iscritti, ma altrettanta dignità di
parlare, la possibilità di dire, di informare, di
spiegare, cosa che una volta non era. Perché non è
giusto che, se un’associazione di emarginati, non
raggiunge un certo numero di migliaia di entità, non
possa dire, non possa parlare, non possa informare.
E’ giusto che anche gli umili parlino, che anche i
deboli parlino.
Credo che, se come dovremo leggere questa
realtà, si andrà di fronte a nessuna lista… perché
vi dico una cosa anche molto provocatoria: l’altro
giorno ho mandato in onda un servizio in cui ho
chiesto ai cittadini se volessero due liste civiche
o se ne volessero una, e il risultato è stato
alterno. C’è stato chi sapeva, chi non sapeva, chi
ha confuso le liste civiche con nessuna lista,
perché poi c’è una stragrande maggioranza di gente
che non vuole cambiare semplicemente perché si
adegua e vive e vegeta…
Bene,
vi dico una cosa provocatoria,
qui, se non ci sarà una sola lista, in definitiva…
mi dispiace doverlo dire per la città, in realtà non
ce ne sarà nemmeno una. Non so se avete capito
questo. Se non ci sarà una e soltanto una lista, in
realtà non ce ne sarà nemmeno una. Perché? Ma
perché, se ci fosse stata una lista, magari un
listone, come ho detto prima, ma, vivaddio, alla
fine anche una raffazzonata, ma con quelli che
veramente volevano cambiare, arrabbiati a voler
cambiare, beh, la cosa avrebbe avuto un senso. C’era
una idealità… Pannella che stava in lista con un
comunista, un altro che stava in lista con un
repubblicano, un liberale che stava in lista con un
cossuttiano, ma tutti teramani, a voler cambiare
questa città. Se invece restiamo sul piano delle
liste separate, dei campanili, non ce ne sarà
nemmeno una, signori, perché poi le liste sono
quelle che arrivano e liste che arriveranno in
consiglio comunale non ce ne saranno e… dico una
cosa che dovete saper interpretare, non sarà
possibile più “bluffare”….
Perché in questi ultimi
mesi c’è anche chi ha “bluffato”, ma in
politica non è come al poker, dove si dice “vedo”,
si vince e si perde, si depositano le “fiches”. In
politica è diverso e si “vede” un po’ prima, si
“vede” prima, e noi che ci sia qualche “bluff” di
troppo, in giro, ce ne siamo accorti, prima di dire
“vedo” all’avversario sul tavolo verde.
(2. fine)
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