Quindici anni passati sui
banchi del consiglio comunale
di Teramo mi hanno insegnato che a
Teramo si dibatte poco, che si discute poco, che
manca l’opposizione e che una opposizione vera,
concreta, intelligente, razionale, potrebbe aiutare
non solo la comunità teramana, ma la stessa
Democrazia Cristiana, che in qualche misura è
impaniata dal fatto di avere una maggioranza
assoluta così schiacciante, perché, come un enorme
stomaco, deve poi digerire tutti i propri succhi
gastrici nel proprio interno e non sempre ci riesce.
E’ per questo che, quando Marco Pannella, in giugno,
si rivolse per primo ai democristiani fece, secondo
me, un atto politico di grande rilievo, perché
offriva agli stessi democristiani la possibilità di
individuare una strada diversa verso il cambiamento.
Perché questa è un’altra grande cosa che ho imparato
sui banchi del consiglio comunale di Teramo: che il
100% dei cittadini teramani dice di voler cambiare,
perché a nessuno sta bene che questa Teramo sia
l’ultima provincia d’Abruzzo, che sia come sia, che
viva in questa dimensione. Quindi il 100% dei
cittadini teramani dice di voler cambiare.
Questa del ’90 era un’altra occasione storica
per dimostrare che Teramo poteva voler cambiare.
Credo che abbastanza evidentemente stia risultando
una realtà che ci consente una lettura della Teramo
degli anni 2000, perché, dividendo gli uomini in
coloro che vogliono cambiare (non coloro che dicono
di voler cambiare, ma coloro che vogliono cambiare)
e coloro che non vogliono cambiare, noi abbiamo
avuto un indice che ci consente di leggere la città.
Perché sono gli stessi democratici cristiani a dire
di voler cambiare, però in realtà non vogliono
cambiare. Sono convinto che non vogliono cambiare,
perché vogliono cambiare dal proprio interno,
facendo al tempo stesso maggioranza e opposizione.
Ecco perché una corrente della Democrazia Cristiana
dice: “Beh, vogliamo opporci a Tancredi? Aderite
alla nostra” e l’altra dice: “Vogliamo opporci a
Nisi? Aderite alla nostra”. Offrono una possibilità
di cambiare. Anche perché cambiare con il più forte
è più facile che cambiare con il più debole.
Quando il cittadino di Valle San Giovanni
vuole cambiare una realtà, sa che deve
rivolgersi, se vuole cambiare, ad un assessore, ad
uno che vince, perché se si rivolge ad uno
dell’opposizione non cambia niente. Ecco allora che,
se uno vuole cambiare, deve stare dentro la
Democrazia Cristiana, questo è quello che sostiene
il democratico cristiano, l’amministratore, che così
fa le liste, così diventa forte e così recupera
tutte quelle posizioni che sta recuperando in questi
giorni. Quindi la Democrazia Cristiana è out, sta
facendo la sua lista, perché vuole cambiare, se
vuole cambiare, ma dall’interno della Democrazia
Cristiana. Quindi abbiamo già capito che il 66% dei
cittadini teramani dice di voler cambiare, ma in
realtà non vuole cambiare, perché vuole cambiare ma
con la Democrazia Cristiana e quindi non vuole
cambiare.
Adesso andiamo ad esaminare i
socialisti. Vogliono cambiare? Dicono di voler
cambiare, ma in realtà non vogliono cambiare, fanno
una loro lista, si oppongono alla Democrazia
Cristiana, vogliono cercare di ottenere qualcosa
alla provincia, vogliono diventare un partito di
governo anche nel consiglio comunale di Teramo, si
augurano che, anche se la DC non scende sotto il
50%, qualche posto di assessorato glielo regalino
ugualmente, barattando qualche altra cosa, ed allora
ecco che anche i socialisti vogliono fare la loro
lista, dicono di voler cambiare, ma in realtà non
vogliono cambiare.
Chi altri? Il Partito Comunista? Il
Partito Comunista dice di voler cambiare, ma in
dieci di anni di opposizione ha mostrato di voler
cambiare? No. Perché l’opposizione comunista dentro
il consiglio comunale di Teramo ha portato allo
scandalo di Colleparco, allo scandalo della
Motorizzazione, allo scandalo delle Commissioni
Urbanistiche. Quindi il Partito Comunista non vuole
cambiare. Vedete che la fetta di chi vuole cambiare
si riduce sempre di più. Vogliono cambiare anche gli
ambientalisti a Teramo, che arrivano ciascuno da una
propria storia. Nemmeno tutti sono ambientalisti,
alcuni sono degli storici, alcuni degli innamorati
di questa città. alcuni sono dei pannelliani… alcuni
sono di altre…
Repubblicani e liberali si devono esaminare a parte,
dicono di voler cambiare, arrivano da varie
prospettive, però anche di questi bisogna andare ad
esaminare se vogliono cambiare o no.
I liberali mostrano di voler
cambiare? No,
dicono di voler cambiare, ma non vogliono cambiare.
Pannella ci ha detto poco fa: hanno voluto una
propria lista, hanno voluto rincorrere, come hanno
fatto, per vent’anni, un proprio consigliere
comunale. L’ultimo pare che sia De Berardinis,
quindici anni fa, venti anni fa, era già ottantenne
all’epoca. Poi non ce n’è stato più un altro in
consiglio comunale, e quindi vogliono cambiare? No,
vogliono continuare a cercare di inserire un proprio
uomo in consiglio comunale, quindi in definitiva non
vogliono cambiare, vogliono continuare a far restare
questa situazione. Il massimo della loro aspirazione
è che ci sia un consigliere comunale liberale.
I repubblicani vogliono cambiare?
Dicono di voler cambiare, ma come potete pretendere
che possa voler cambiare un partito che, contando
quattro voti, ha un vice presidente della Cassa di
Risparmio? E come può voler cambiare un partito che,
con quattro voti, manca un consigliere comunale, e
una volta che poi lo ha conquistato, viene a fare
accademia in consiglio comunale? Quindi, dicono di
voler cambiare, ma in realtà poi è pacifico che non
vogliono cambiare, fanno una loro lista. Vedete che
la strada si riduce sempre di più, il numero di
coloro che vogliono davvero cambiare questa città si
riduce.
C’è anche un gruppo di gente che
vuole cambiare, quelli che abitano nelle frazioni.
Noi in questi giorni stiano facendo una serie di
servizi su come viene raccolta l’immondizia nelle
frazioni, o meglio su come non viene raccolta
l’immondizia nelle frazioni. C’è gente che vuole
cambiare, vorrebbe vivere in maniera più decente,
vorrebbe vivere meglio, vorrebbe essere omologata al
capoluogo, vorrebbe non essere preda della mafia
delle lottizzazioni, degli appalti, del cemento.
Perché quando Marco dice che in questa città si vive
nella paura, dimostra di aver capito una cosa reale,
perché anche questa sarà ancora una volta
un’elezione del ricatto, probabilmente. E allora se
noi riduciamo sempre di più, nella lettura, il
numero di quelli che vogliono cambiare, arriviamo
anche a questa vicenda che è molta strana, perché
evidentemente ci troviamo di nuovo di fronte ad
un’altra realtà di gente che dice di voler cambiare,
ma in realtà non vuole cambiare niente.
(1. continua)
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