Niente bufera, dunque: per
Brucchi, nessuna tempesta.
Al sindaco basta tenersi alla
larga dai contrasti più aspri, difendersi con
l’invisibilità, andarsi a discolpare negli studi
della televisione dove gestisce tempi e spazi come
se ne fosse il padrone (padroni, in realtà, ne sono
suoi amici e protettori), e fuggire, o fare passi
indietro, quando la situazione si fa un po’ più
insostenibile. Affrontato in piazza, pare che abbia
svicolato; affrontato in consiglio, pare che sia
retrocesso di un po’, ma iniziative quali la
protesta del comitato delle mamme davanti al
Municipio e lo sciopero del pranzo dei bambini a
Villa Mosca, pur lodevoli, sembrano in grado
soltanto di increspare le onde, non di provocare
un’onda abbastanza grande da travolgere la giunta e
chi la presiede.
Certo è che finora,
da quando si è insediata, la nuova
amministrazione non ha collezionato che brutte
figure e non c’è assessorato che non abbia
accumulato inadempienze anche gravi e messo in
evidenza inadeguatezze anche assai serie. Era stato
tutto previsto, da chi aveva avanzato critiche alla
scelta brucchiana degli assessori, ma la facile
previsione non è stata in grado di scongiurare gli
eventi successi, tutti mal-eventi. L’impressionante
serie di segnalazioni fotografiche sul progressivo e
inarrestabile degrado delle condizioni igieniche
delle strade di Teramo, sia nel centro che in
periferia, risulta anch’essa fine a se stessa,
perché nessuno sembra in grado di trarne conseguenze
positive.
La Team è sull’orlo di una crisi di nervi e di
sistema, oltre che di bilancio; le casse
comunali sono vuote anche perché i cittadini non
hanno più soldi per pagare le imposte; i
commercianti si sono arresi e si rifiutano di
assumersi l’ingrato ed oneroso compito di tenere
pulita le aree antistenti i loro servizi
commerciali, che ignoti cittadini continuano a
sporcare subito dopo che sono state pulite. Così non
c’è nessuna tempesta che incombe sulla testa di
Brucchi e dei suoi assessori, non c’è nessuna
protesta che sembra in grado di scalfire la pietra e
nessuna goccia abbastanza ripetuta da poterla
scavare. I teramani sono abbandonati al loro
destino.
A Teramo i vecchi poteri sono logori, i nuovi non sono
sufficientemente consolidati, tra i vecchi e i nuovi
la saldatura è assicurata solo da una continuità
famigliare contraddistinta da quei caratteri che
spesso portano le famiglie a vedere negli eredi le
brutte copie dei loro progenitori e a dilapidare in
poco tempo anche quel poco è rimasto dell’antica
rispettabilità. I rampolli si stanno vendendo
l’argenteria accumulata dai padri e tra un po’
finiranno sul lastrico.
Ma non saranno mai
abbastanza poveri perché la gran massa
dei concittadini si esima dal continuare a riverirli
e a scappellarsi di fronte a loro, perché da troppo
tempo abituati ad elemosinare posti di lavoro,
favori di ogni tipo, protezione e molliche di pane
di cui sfamarsi nei tempi duri. Ecco, a questo è
ridotta Teramo: protezione e molliche di pane.
All’ombra di querce cadenti, e di alcune che sono
cadute e di ombra ne fanno assai poca, gli inetti e
gli ignavi continuano la loro vita di sempre, persi
nel loro vuoto morale e nella loro pochezza
culturale, ricoperti di quella polvere che ammorba
ogni cosa, perché non è né polvere di stelle né
polvere di biblioteche.
Protezione e molliche di pane: basta
poco quando c’è poco e non si vuole di più, quando
si affida la propria vita ad altri e non si sogna
nemmeno più. Mamme coraggiose, cittadini fotografi
di sconcezze urbane, blogger e giornalisti
abbastanza coraggiosi da osare di dire che il re è
nudo, bastian contrari per principio e per
convinzione ce ne sono, ma tutte le loro voci sono
dello stesso tipo di cui un tempo si diceva che
fossero di chi grida nel deserto.
Il nulla governa Teramo
e l’amministra. Il nulla si lascia amministrare. Il
nulla avanza e tutto ricopre, facendo diventare il
tutto un nulla. Brucchi continua a fare il sindaco e
il medico, i suoi assessori continuano a far finta
di fare gli assessori. La maggioranza dei cittadini
si accontenta ancora solo di protezione e molliche
di pane. Amen.
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