Il corrosivo del 23 settembre 2014  

 

L'assolutismo del potere democratico

 

      Mi sto chiedendo da qualche tempo che senso abbia procedere come si sta procedendo per dare una forma informe ad un ente come la Provincia, che si vuole a tutti i costi far apparire abolita, falsificando la realtà e la cronaca, che presto sarà storia. Confesso che prima di scrivere qualche note al riguardo ho voluto cercare di capire come si volesse procedere, in che modo e seguendo quale modello, ma non ho capito ancora, almeno credo. C’è attualmente una girandola di candidati, non ho capito a che cosa, qualcuno a presidente, ma non capisco che cosa dovrà presiedere e come. Si temeva che tutto sarebbe servito a dare un contentino politico a qualche trombato elettorale illustre e così sta accadendo. Ci si accapiglia sulla qualità di questo e/o di quello, ma credo senza molta sostanza. Non vorrei restare ancorato ad un piano di ragionamento troppo pedestre e me la cavo dicendo soltanto che sono state soltanto abolite le elezioni e le libere espressioni dell’elettorato, e che tutto quanto avremo ora per la Provincia sarà esclusivo appannaggio delle consorterie di partito, senza alcun risparmio effettivo e senza alcun contenimento reale della spesa pubblica.

 

     Dopo aver posto sul terreno questo paletto, mi piace sollevarmi un po’ dal suolo per qualche considerazione un po’ più di vasto respiro e di largo orizzonte, ponendo di nuovo (l’ho fatto già in passato di tanto in tanto) qualche dubbio critico su come si sta evolvendo, anzi involvendo, il concetto di democrazia in questo nostro Occidente. In un articolo pubblicato su “Le monde” il 22 febbraio 1992, il politologo francese Maurice Duverger scriveva che ci voleva molto ottimismo per credere che il crollo dei regimi comunisti all’est e il cedimento delle dittature militari nel terzo mondo potessero aprire alle democrazie un radioso avvenire.
   
Prevedeva che all’est il comunismo avrebbe rischiato di essere sostituito dal fascismo e che nel terzo mondo l’integralismo musulmano avrebbe teso verso un nuovo autoritarismo. Duverger si diceva preoccupato per la minaccia che la democrazia avrebbe dovuto e potuto subire. Le sue preoccupazioni non erano infondate e alcune sue previsioni si sono rivelate profetiche. Ma si sbagliava, e di grosso, nel non rendersi conto che la minaccia principale alla democrazia veniva dall’interno stesso di sistemi politici che si autodefinivano e si autodefiniscono tuttora democratici senza esserlo.
   
Tutto quello che sta avvenendo in Europa, e in generale in Occidente, è trasformare le istituzioni in simulacri vuoti in cui la democrazia non è più nemmeno solo formale, ma è inesistente. Non si voterà per le nuove province in Italia, si vota in Grecia ma poi si deve rivotare se il risultato delle elezioni non piace, si vota per le autonomie ma poi non se ne tiene conto, si vota per il parlamento europeo ma senza un reale coefficiente di democrazia, perché al popolo viene consentito di esprimere liberamente le sue preferenze fra movimenti politici ed uomini intercambiabili, nell’ambito di un sistema da loro controllato, fingendo che tutti cambi ma in realtà facendo in modo che non cambi nulla. La perdita di sovranità monetaria e politica degli Stati riduce ancora di più la democrazia ad un fantasma, ad una parvenza.
   
I detentori del potere economico e bancario e dei mezzi di informazione stabiliscono chi può essere considerato democratico e chi no, chi ha il diritto di esprimersi e di votare liberamente e chi no. La libertà dei giornalisti, ha scritto M. Serra, è solo quella di scegliersi a chi vendersi. La perdita di democrazia dei popoli è reale e progressiva e la partecipazione popolare non è stato mai davvero attuata. Lo scrittore americano Michael Crichton ha affermato che le profezie del libro di Orwel “1984” sono avverate, ma in un modo così sofisticato che nessuno se n’è accorto. Il processo parte da lontano, tanto che già Pasolini denunciava che il nuovo potere democratico era il più violento e totalitario che ci fosse mai stato, che cambiava la natura della gente ed entrava nel più profondo delle coscienze.
   
Anche un filosofo cattolico come Augusto Del Noce scriveva che il nuovo potere reale era un totalitarismo di nuova natura, di dominio assoluto, assai più assoluto di quello dei modelli passati. Le nazioni e i popoli hanno oggi perso ogni capacità di scelta autonoma e di vita indipendente e perdono progressivamente diritti e libertà. Avremo amministratori provinciali non eletti e continueremo ad avere parlamentari non eletti, ma scelti da confraternite di partito e di loggia.
    Gli elettori, persa ogni libertà reale, saranno considerati soltanto come produttori e consumatori seriali al servizio di poteri occulti, e dovranno solo ubbidire. Questo già avviene e continuerà ad avvenire. Gradualmente le identità nazionali scompariranno insieme con quelle storiche e culturali, contestualmente con i residuali margini di libertà individuale e collettiva.