Il corrosivo del 13 settembre 2014   

 

Barbarie pretuziana

      

Pensavo che il fondo fosse stato toccato quella notte, la notte del ballottaggio che decretò per un pugno di voti la rielezione di Brucchi.

   In quel “buffoni”gridato con sprezzante sicumera ai suoi avversari, il rieletto sindaco pretuziano dava il segno del grado di barbarie raggiunto da una comunità che non aveva saputo esprimere alternative. Poi però giunsero segnali funesti, e dimostrarono che il fondo era ancora più in basso e non riguardava solo il sindaco rivotato, e nemmeno quelli che lo avevano rivotato e rieletto, ma anche moltissimi tra quelli che non lo avevano rivotato e avevano invitato a non rivotarlo e si erano proposti come alternativi o oppositori se non avessero vinto.

   La prova della quantità del degrado e dell’abiezione arrivò da eventi successivi, voti a favore ed astensioni di chi aveva promesso di battersi stando all’opposizione, pletora di assessori, aumento delle tasse ed imposte, mancanza di soluzioni a problemi antichi così come ai nuovi emersi nel frattempo. I segnali di fumo non erano quelli tipici di tribù indiane che si scambiano informazioni, ma quelli che si alzano dai carri delle carovane incendiati e quelli che si innalzano dalla rovine delle città messe a fuoco dagli invasori.  

 

     S’era detto che a Teramo c’era Annibale alla porte. E’ peggio. Dentro le porte si sono insediati e stanziano i barbari, quelli vecchi e quelli nuovi. E le rovine sono dappertutto. Brucchi che attacca i sindacati e i lavoratori ai quali si minaccia una decurtazione di ore lavorative e di stipendio, un sindaco che sbrocca ad ogni minima occasione, mostrando di che pasta è fatto, è il minimo che poteva capitare ai pretuziani, che vanno tuttavia considerati responsabili del proprio destino. “Pecore matte” li avrebbe definiti padre Dante, che non avrebbe riconosciuto in loro i caratteri degli uomini.

     Si rassegnino i teramani. Chi li osserva da lontano lo capisce subito. Sono barbari e la barbarie è visibile in ogni dove: nei palazzi abbattuti, nella carenza degli eventi culturali, in un teatro comunale inagibile, in una giunta rozza e quasi incolta, nella sporcizia che si moltiplica in città, nelle scritte che sporcano i muri, nel degrado del tessuto urbano, nel rapporto tra potere e cittadini, nella pochezza degli operatori dell’informazione, nella poca qualità delle scuole, nella scarsa conoscenza che i residenti hanno della loro storia, nella ormai irreversibile decadenza degli istituti culturali. In città si agitano ancora individui e gruppi che cercano di smuovere le acque putride di uno stagno immoto. C’è chi propone, gridando nel deserto, di rivalutare il Castello Della Monica, chi ripropone la ricostruzione del vecchio Teatro Comunale, chi sogna un museo nell’ex ospedale psichiatrico o la valorizzazione del Teatro Romano, chi continua a testimoniare una città perduta e a dare le prove fotografiche di una città che nessuno racconta.

     A che serve? I pretuziani hanno votato da pochi mesi e hanno segnato il loro destino. Hanno affidato ad altri, stranieri e meteci, le loro sorti e hanno messo le chiavi della città nelle mani di chi finora l’ha saccheggiata e non ha nascosto l’intenzione di voler continuare a farlo. Da lontano, come mi capita ora di poter fare, i segni di fumo sono ancora più evidenti, in un contrasto impietoso con altre realtà, dove, anche in tempi di crisi, non è morta la speranza e non si sono smarriti i sogni.

Vivere nella barbarie è quanto meritate, pretuziani! Continuare a percorrere le vostre strade lerce di urina e di birra e di maleodoranti canali di scolo è quanto mostrate di desiderare, fatelo con gioia, immeritevoli di ogni considerazione. Fui e sono uno di voi, ma all’ombra del campanile il fetore è diventato pestilenziale. 

     "II barbaro o deride senza riserve o venera senza riserve” ha scritto Nicolás Gómez Dávila. Lasciate che mi comporti anche io da barbaro, ma preferisco il primo dei due comportamenti indicati, e vi derido. Lascio a voi la responsabilità del secondo, per intera, venerate senza riserve i politici e gli amministratori che avete scelto di votare. Ecco, venerate Brucchi e i suoi assessori, venerate i loro finti oppositori, venerate i vostri falsi idoli, venerate voi stessi.