Il corrosivo del 5 settembre 2014   

 

Epistola sulla coerenza

      

Illustrissimo Signore,

            poiché mi chiedete la mia opinione sulla coerenza, vi rispondo in poche parole che la ritengo la principale delle virtù e il principale segno distintivo di un uomo politico. Infatti, per quanto alcuni possano vantare l’importanza di altri valori o altri si affannino a dimostrare che chi si occupa di politica debba possedere virtù diverse, che sembrano piuttosto vizi, quali una prepotenza da leone, una furbizia da volpe e una forte tendenza all’infingardaggine e al venir meno alla parola data, così come un’abitudine a mutare sovente opinione e partito, io ritengo che non è un buon politico chi possiede molte doti, ma non quella della coerenza.

 

     Essa consiste nella conformità tra le proprie convinzioni e l'agire pratico e quindi nel collegamento tra due piani paralleli che proprio grazie a questo collegamento risultano strettamente connessi. I due piani sono stati chiaramente definiti da Baruch Spinosa, quando ha parlato di “ordo et connexio idearum” (ordine e connessione delle idee) e “ordo et connexio rerum” (ordine e connessione delle cose) e di una loro stretta relazione, quasi di un’esatta identificazione.

    Su questa il filosofo olandese di origine portoghese (ed ebreo) ha incardinato il suo pensiero filosofico. Io qui voglio assai più semplicemente farne il perno di un insieme di considerazioni sulla coerenza. La compatibilità e la stretta relazione tra le idee, così come quelle tra le cose, chiamano in causa il concetto di coesione, che è la principale virtù del cemento e non va confusa con la coerenza. Quest’ultima è la stretta relazione tra un’idea e la sua applicazione pratica nel mondo delle cose e delle azioni. Le idee politiche devono avere tra loro una forte coesione, essere cioè compatibili per formare un pensiero compiuto, compatto, congruo, sia per quanto riguarda l’analisi della situazione sociale del proprio tempo - così come si è determinato storicamente - sia per quanto riguarda le possibili soluzioni dei principali problemi politici, che sono la produzione della ricchezza e la distribuzione sociale equa della ricchezza prodotta. Rimanendo in questo campo, non è richiesta la coerenza come valore. Si ha il diritto di cambiare opinione, di avere ripensamenti, di fare analisi successive differenti e di indicare conseguentemente soluzioni differenti, se si dovesse ritenere che quelle indicate in precedenza sono non più attuali, superate o errate. Si ha il diritto di esprimere giudizi differenti, nella successione dei momenti temporali, sulle stesse situazioni, sugli stessi eventi, sugli stessi uomini, sulla base di una visione diversa e più approfondita degli stessi fatti. Non accuserò mai di incoerenza qualcuno che dovesse dare di Napoleone un giudizio diverso da quello dato in precedenza o qualcuno che dovesse fare una ricostruzione differente della caduta dell’Unione Sovietica. Non accuserò mai di incoerenza chi da fascista fosse diventato democristiano, o da democristiano comunista o viceversa. Accuserò però di incoerenza chiunque, avendo espresso un’idea politica o affermato un valore, dovesse poi nella pratica e nei comportamenti trascurarli o prendere direzioni opposte.

     La coerenza consiste nel fare quello che si dice di voler fare e nel dire quello che si sta facendo. Se qualcuno fa una cosa diversa da quella che ha detto in precedenza, non è incoerente se prima spiega di aver mutato opinione o idea politica e di voler seguire un diverso orientamento pratico. Teoria e prassi. Nel loro collegamento bidirezionale sta la coerenza. La coerenza è la concordanza attuale tra pensiero e azione, pensiero attuale e azione attuale; essa non può essere verificata o falsificata tra pensiero passato e azione presente né tra azione passata e pensiero presente.

     Spulciando tra gli aforismi riguardanti la coerenza ci si trova davanti a qualche provocazione concettuale e linguistica. Si può così leggere che “un atto coerente isolato è la più grande incoerenza” (Lorenzo Milani); che “La mancanza di coerenza è segno di genialità” (Gianni Monduzzi); che “La coerenza è un fardello scomodo da lasciare agli sciocchi” (ancora Gianni Monduzzi); che “La sola virtù della coerenza è la prevedibilità, e troppi la usano semplicemente per evitare di rischiare.” (Adolf Hitler); che “Una stupida coerenza è l'ossessione di piccole menti” (Ralph Waldo Emerson). Come si sa, spesso davvero gli aforismi sono solo giochi di parole e il loro fine  quello di stupire tramite il ricorso ad una punta di paradossalità. E’ meglio attenersi alla solida fune di sicurezza dell’etimologia e a quella altrettanto solida della riflessione filosofica ed etica. La coerenza è un valore, e il principale valore anche in politica, e consiste, come detto, nella concordanza tra pensiero e azione. Il suo contrario non è l’incoerenza, ma la dissociazione, la simulazione, l’infingardaggine, la negazione stessa della politica. E’ non mantenere gli impegni presi, dire che si fa opposizione e non farla, dire che si sta in maggioranza e votare contro la maggioranza, dirsi rivoluzionari e comportarsi come reazionari, dirsi reazionari e comportarsi come rivoluzionari, dirsi progressisti e comportarsi come conservatori e viceversa. La mancanza di coerenza non è una bella cosa. Cambiare o rinunciare a ad una idea, ad una opinione, ad un progetto originale o qualche principio di riferimento non significa sminuire se stessi, perdere una parte della propria identità o non avere più diritto alla credibilità. La coerenza non significa rigidità, che è invece il significato della coesione. Per questo la coerenza non è una prigione, come qualcuno ha affermato. Se si è fatto un errore lo si può ammettere, se si vuole cambiare atteggiamento lo si può fare. Non si è o non si diventa incoerenti per questo. La coerenza è obbligatoria tra parole e fatti.

     Illustrissimo Signore, si è incoerenti quando si predica bene e si razzola male, quando si afferma di voler fare una cosa e si fa esattamente il suo contrario, quando si propugna un principio comportamentale e si segue quello opposto, tanto che la saggezza popolare invitava a fare quel che il prete diceva che si doveva fare, non quello che in realtà il prete faceva. Anche in politica, checché ne diceva Machiavelli, che però forse intendeva dire proprio il contrario (credo che egli denunciasse ciò che faceva il suo Principe, non che invitasse a fare come faceva lui), IL PRIMO, GRANDE, IMPRESCINDIBILE, VALORE E' LA COERENZA. Senza questo valore non è possibile l'esistenza di alcun valore. Inutile riempirsi la bocca di belle parole e parlare di grandi valori, se poi, quando ci si deve opporre perché si dice di volerlo fare, non lo si fa. Predicare i grandi valori e non praticarli è da sepolcri imbiancati.