Essa consiste nella conformità tra
le proprie convinzioni e l'agire pratico e quindi
nel collegamento tra due piani paralleli che proprio
grazie a questo collegamento risultano strettamente
connessi. I due piani sono stati chiaramente
definiti da Baruch Spinosa, quando ha parlato di
“ordo et connexio idearum” (ordine e connessione
delle idee) e “ordo et connexio rerum” (ordine e
connessione delle cose) e di una loro stretta
relazione, quasi di un’esatta identificazione.
Su questa il filosofo olandese di
origine portoghese (ed ebreo) ha incardinato il suo
pensiero filosofico. Io qui voglio assai più
semplicemente farne il perno di un insieme di
considerazioni sulla coerenza. La compatibilità e la
stretta relazione tra le idee, così come quelle tra
le cose, chiamano in causa il concetto di coesione,
che è la principale virtù del cemento e non va
confusa con la coerenza. Quest’ultima è la stretta
relazione tra un’idea e la sua applicazione pratica
nel mondo delle cose e delle azioni.
Le idee
politiche devono avere tra loro una forte coesione,
essere cioè compatibili per formare un pensiero
compiuto, compatto, congruo, sia per quanto riguarda
l’analisi della situazione sociale del proprio tempo
- così come si è determinato storicamente - sia per
quanto riguarda le possibili soluzioni dei
principali problemi politici, che sono la produzione
della ricchezza e la distribuzione sociale equa
della ricchezza prodotta. Rimanendo in questo campo,
non è richiesta la coerenza come valore. Si ha il
diritto di cambiare opinione, di avere ripensamenti,
di fare analisi successive differenti e di indicare
conseguentemente soluzioni differenti, se si dovesse
ritenere che quelle indicate in precedenza sono non
più attuali, superate o errate. Si ha il diritto di
esprimere giudizi differenti, nella successione dei
momenti temporali, sulle stesse situazioni, sugli
stessi eventi, sugli stessi uomini, sulla base di
una visione diversa e più approfondita degli stessi
fatti. Non accuserò mai di incoerenza qualcuno che
dovesse dare di Napoleone un giudizio diverso da
quello dato in precedenza o qualcuno che dovesse
fare una ricostruzione differente della caduta
dell’Unione Sovietica. Non accuserò mai di
incoerenza chi da fascista fosse diventato
democristiano, o da democristiano comunista o
viceversa. Accuserò però di incoerenza chiunque,
avendo espresso un’idea politica o affermato un
valore, dovesse poi nella pratica e nei
comportamenti trascurarli o prendere direzioni
opposte.
La coerenza consiste nel fare quello che si dice di
voler fare e nel dire quello che si sta facendo. Se
qualcuno fa una cosa diversa da quella che ha detto
in precedenza, non è incoerente se prima spiega di
aver mutato opinione o idea politica e di voler
seguire un diverso orientamento pratico. Teoria e
prassi. Nel loro collegamento bidirezionale sta la
coerenza. La coerenza è la concordanza attuale tra
pensiero e azione, pensiero attuale e azione
attuale; essa non può essere verificata o
falsificata tra pensiero passato e azione presente
né tra azione passata e pensiero presente.
Spulciando tra gli aforismi riguardanti la
coerenza ci si trova davanti a qualche provocazione
concettuale e linguistica. Si può così leggere che
“un atto coerente isolato è la più grande
incoerenza” (Lorenzo Milani); che “La mancanza di
coerenza è segno di genialità” (Gianni Monduzzi);
che “La coerenza è un fardello scomodo da lasciare
agli sciocchi” (ancora Gianni Monduzzi); che “La
sola virtù della coerenza è la prevedibilità, e
troppi la usano semplicemente per evitare di
rischiare.” (Adolf Hitler); che “Una stupida
coerenza è l'ossessione di piccole menti” (Ralph
Waldo Emerson). Come si sa, spesso
davvero gli aforismi sono solo giochi di parole e il
loro fine quello di stupire tramite il ricorso ad
una punta di paradossalità. E’ meglio attenersi alla
solida fune di sicurezza dell’etimologia e a quella
altrettanto solida della riflessione filosofica ed
etica. La coerenza è un valore, e il principale
valore anche in politica, e consiste, come detto,
nella concordanza tra pensiero e azione. Il suo
contrario non è l’incoerenza, ma la dissociazione,
la simulazione, l’infingardaggine, la negazione
stessa della politica. E’ non mantenere gli impegni
presi, dire che si fa opposizione e non farla, dire
che si sta in maggioranza e votare contro la
maggioranza, dirsi rivoluzionari e comportarsi come
reazionari, dirsi reazionari e comportarsi come
rivoluzionari, dirsi progressisti e comportarsi come
conservatori e viceversa. La mancanza di coerenza
non è una bella cosa. Cambiare o rinunciare a
ad una idea, ad una opinione, ad un progetto
originale o qualche principio di riferimento non
significa sminuire se stessi, perdere una parte
della propria identità o non avere più diritto alla
credibilità. La coerenza non significa rigidità, che
è invece il significato della coesione. Per questo
la coerenza non è una prigione, come qualcuno ha
affermato. Se si è fatto un errore lo si può
ammettere, se si vuole cambiare atteggiamento lo si
può fare. Non si è o non si diventa incoerenti per
questo. La coerenza è obbligatoria tra parole e
fatti.
Illustrissimo Signore, si è incoerenti quando
si predica bene e si razzola male, quando si afferma
di voler fare una cosa e si fa esattamente il suo
contrario, quando si propugna un principio
comportamentale e si segue quello opposto, tanto che
la saggezza popolare invitava a fare quel che il
prete diceva che si doveva fare, non quello che in
realtà il prete faceva. Anche in politica, checché
ne diceva Machiavelli, che però forse intendeva dire
proprio il contrario (credo che egli denunciasse ciò
che faceva il suo Principe, non che invitasse a fare
come faceva lui), IL PRIMO, GRANDE, IMPRESCINDIBILE,
VALORE E' LA COERENZA. Senza questo valore non è
possibile l'esistenza di alcun valore.
Inutile
riempirsi la bocca di belle parole e parlare di
grandi valori, se poi, quando ci si deve opporre
perché si dice di volerlo fare, non lo si fa.
Predicare i grandi valori e non praticarli è da
sepolcri imbiancati. |