Il corrosivo del 20 novembre 2012  

 

I cento occhi di Argo

      

Davvero non si arriva mai in alto senza salire, ma fino a ieri molti sono riusciti nel miracolo e hanno raggiunto posti di potere senza mai iniziare un’ascesa, senza ansimare, senza faticare. Hanno scalato le vette del potere potendo contare su vergognose facilitazioni, che hanno consentito loro di procedere come su pianure verdeggianti, senza essere costretti a superare asperità, senza dover fare attenzione alle sterpaglie, senza alcuna difficoltà. Tutto è stato reso loro facile da una disponibilità totale ad ogni accondiscendenza, sociale e morale, in vista di un fine che hanno perseguito con ostinazione. Quanto sembra basso e di poco valore quello che hanno conseguito e si sono lasciati alle spalle! Quale mancanza di profondità nei loro pensieri!

    Ogni tanto anche il viandante senza troppe curiosità e senza troppe attenzioni si accorge del poco profitto che ha tratto anche lui da quanti hanno segnato il passo con illusorie indicazioni sul percorso seguito e gli hanno fornito ingannevoli elementi di giudizio. Anche a Teramo qualcuno sta aprendo gli occhi e si avvede del poco e del male che è stato fatto rispetto al tanto e al bene che è stato promesso. Anche dalle nostre parti si crede talvolta che si possa realizzare quel rinnovamento al quale si disperava di poter guardare come realistica prospettiva. Con minor forza che in altre contrade, anche da noi si sente dire che il cambiamento è imminente e che l’inversione di marcia in politica stia per cominciare. I più ottimisti si spingono a dire che è già iniziata.

 

    Ma vorrei essere un Argo dai cento occhi e dalle cento orecchie, ed essere un prodigio di attenzione, per poter veder per cento e ascoltare per altrettanti e cogliere segni di cambiamento anche i più piccoli e nutrire così ancor di più e meglio l’incipiente speranza di radicali novità.     

    L’Argo che con i suoi innumerevoli occhi è raffigurato nel celebre affresco del Pinturicchio mentre viene ucciso da Ermes dimostra con grande efficacia che anche chi ha tanti occhi per vedere, perfino nelle braccia e nelle gambe, può non accorgersi di dove si annida il pericolo e perire.

Dal nuovo che arriva possono arrivare disgrazie ancora più gravi di quelle vecchie, perché il nuovo non coincide necessariamente con il buono e con l’ottimo. Gli occhi di cui maggiormente avremmo bisogno sono quelli che ci potrebbero consentire di vedere in anticipo il futuro, mentre quelli di cui disponiamo ci consentono solo di vedere il passato, e non sempre nitidamente, come se, invece di averli davanti alla faccia, li avessimo sulla nuca o dietro le spalle.

    Mirando e rimirando, con questi occhi non riusciamo a migliorare di una sola diottria la visione del futuro né a commisurare le nostre e le altrui forze, a valutare il peso di ciò che ci prepariamo a portare sulle nostre spalle.

    Quanto sarebbe importante anti-vedere, pre-vedere invece di post-vedere soltanto! Ma fa rabbia che molti non riescano a vedere nemmeno dopo e non interpretano come dovrebbero la realtà passata né individuano antiche responsabilità ed errori già compiuti. E’ per questo che tanto spesso chi quegli errori li ha fatti, invece di sentirsene attribuire la colpa e la giusta conseguente condanna, hanno l’ardire di riproporsi anche per il futuro come protagonisti e come autori delle stesse promesse mancate.

    Quante volte ci propongono di tirarci fuori dai guai proprio coloro che in quei guai ci hanno cacciato! Quante volte, pur ammettendo le proprie colpe, ma attenuate, chi se ne è reso responsabile non si propone di porvi rimedio se non chiedendo di ricevere da noi gli stessi incarichi nel cui assolvimento hanno tanto mancato!

    Ma vorrei essere lo stesso un Argo dai cento occhi, cosparsi un po’ ovunque sul corpo, per riuscire a vedere meglio, e prima, non dopo, negli occhi di chi si propone per incarichi politici chi è colui di fronte al quale egli piega le ginocchia e si inginocchia, che nume adora, a chi si rivolge quando chiede di poter fare miracoli.

    Quale dei cento occhi mi consentirebbe di individuare nelle vecchie e nelle nuove immagini coloro ai quali è opportuno e necessario non far più festa, per scartarli nella mia scelta, per capire chi veramente vale e deve valere e cacciare via dal tempio della vera politica chi non vale e non deve valere? Quale occhio dei cento che avrei se fossi un Argo dai cento occhi mi consentirebbe di individuare con certezza coloro che è bene non frequentare e ancor più coloro ai quali non si deve affidare alcun incarico politico?

    Quale mi consentirebbe di vedere chi non ha abbastanza occhi per vedere e abbastanza orecchie per sentire? Nonostante i suoi cento occhi, Argo non seppe difendere la ninfa Io (della cui custodia era stato incaricato da Era, desiderosa di nascondere la fanciulla dalla cupidigia del marito Zeus) e se stesso dalla furbizia di Ermes, che Zeus aveva incaricato di liberarla. Il multi-oculato gigante fu indotto dal suono di una melodia a chiudere tutti i suoi cento occhi e, una volta, addormentato, fu ucciso. Le nuove melodie che si preparano a suonarci sono quelle della imminente campagna elettorale.

    Tenteranno con quelle di farci chiudere gli occhi, anche cento, se cento ne avessimo, come Argo. Riusciremo a conservarne aperto almeno uno solo, per riuscire a salvarci?