Ma vorrei essere un Argo dai cento occhi e dalle
cento orecchie, ed essere un prodigio di attenzione,
per poter veder per cento e ascoltare per
altrettanti e cogliere segni di cambiamento anche i
più piccoli e nutrire così ancor di più e meglio
l’incipiente speranza di radicali novità.
L’Argo che con i suoi innumerevoli occhi è
raffigurato nel celebre affresco del Pinturicchio
mentre viene ucciso da Ermes dimostra con grande
efficacia che anche chi ha tanti occhi per vedere,
perfino nelle braccia e nelle gambe, può non
accorgersi di dove si annida il pericolo e perire.
Dal nuovo che arriva
possono arrivare disgrazie ancora più gravi di
quelle vecchie, perché il nuovo non coincide
necessariamente con il buono e con l’ottimo. Gli
occhi di cui maggiormente avremmo bisogno sono
quelli che ci potrebbero consentire di vedere in
anticipo il futuro, mentre quelli di cui disponiamo
ci consentono solo di vedere il passato, e non
sempre nitidamente, come se, invece di averli
davanti alla faccia, li avessimo sulla nuca o dietro
le spalle.
Mirando e rimirando, con questi occhi non riusciamo
a migliorare di una sola diottria la visione del
futuro né a commisurare le nostre e le altrui forze,
a valutare il peso di ciò che ci prepariamo a
portare sulle nostre spalle.
Quanto sarebbe importante anti-vedere, pre-vedere
invece di post-vedere soltanto! Ma fa rabbia che
molti non riescano a vedere nemmeno dopo e non
interpretano come dovrebbero la realtà passata né
individuano antiche responsabilità ed errori già
compiuti. E’ per questo che tanto spesso chi quegli
errori li ha fatti, invece di sentirsene attribuire
la colpa e la giusta conseguente condanna, hanno
l’ardire di riproporsi anche per il futuro come
protagonisti e come autori delle stesse promesse
mancate.
Quante volte ci propongono di tirarci fuori dai guai
proprio coloro che in quei guai ci hanno cacciato!
Quante volte, pur ammettendo le proprie colpe, ma
attenuate, chi se ne è reso responsabile non si
propone di porvi rimedio se non chiedendo di
ricevere da noi gli stessi incarichi nel cui
assolvimento hanno tanto mancato!
Ma vorrei essere lo stesso un Argo dai cento occhi,
cosparsi un po’ ovunque sul corpo, per riuscire a
vedere meglio, e prima, non dopo, negli occhi di chi
si propone per incarichi politici chi è colui di
fronte al quale egli piega le ginocchia e si
inginocchia, che nume adora, a chi si rivolge quando
chiede di poter fare miracoli.
Quale dei cento occhi mi consentirebbe di
individuare nelle vecchie e nelle nuove immagini
coloro ai quali è opportuno e necessario non far più
festa, per scartarli nella mia scelta, per capire
chi veramente vale e deve valere e cacciare via dal
tempio della vera politica chi non vale e non deve
valere? Quale occhio dei cento che avrei se fossi un
Argo dai cento occhi mi consentirebbe di individuare
con certezza coloro che è bene non frequentare e
ancor più coloro ai quali non si deve affidare alcun
incarico politico?
Quale mi consentirebbe di vedere chi non ha
abbastanza occhi per vedere e abbastanza orecchie
per sentire? Nonostante i suoi cento occhi, Argo non
seppe difendere la ninfa Io (della cui custodia era
stato incaricato da Era, desiderosa di nascondere la
fanciulla dalla cupidigia del marito Zeus) e se
stesso dalla furbizia di Ermes, che Zeus aveva
incaricato di liberarla. Il multi-oculato gigante fu
indotto dal suono di una melodia a chiudere tutti i
suoi cento occhi e, una volta, addormentato, fu
ucciso. Le nuove melodie che si preparano a suonarci
sono quelle della imminente campagna elettorale.
Tenteranno con quelle di farci chiudere gli occhi,
anche cento, se cento ne avessimo, come Argo.
Riusciremo a conservarne aperto almeno uno solo, per
riuscire a salvarci?
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