Il corrosivo dell'11 settembre 2012 

 

Caro denaro ti scrivo

 

Caro Denaro,

ti scrivo, visto che negli ultimi tempi (e mi dispiace molto) non siamo più riusciti ad incontrarci di persona. Anche prima non è che fossimo riusciti ad avere molti incontri, ma devo dire che negli ultimi tempi mi hai evitato con una pertinacia particolare. Mi sono sempre chiesto come mai io e te ci siamo sempre trovati a percorrere strade diverse, che non si sono mai incrociate. A volte ti ho intravisto da lontano, mentre ti recavi da qualcuno di mia conoscenza, e mi sono chiesto se anche tu mi avessi visto e avessi fatto finta di non vedermi o se, invece, non mi avessi proprio visto. La risposta me la sto dando da qualche tempo, da quando ho avuto la certezza che, se non mi hai degnato mai di uno sguardo, lo hai fatto di proposito e non per caso. Ho cominciato a chiedermi il perché di questo tuo atteggiamento e qualche idea me la sono fatta.

 

         Ricordo le tante versioni di greco e di latino che ci facevano fare al liceo classico, brani dei più grandi scrittori dell’antichità, in cui si dicevano di te le cose peggiori… che non servivi a niente, che eri dannoso, che corrompevi l’animo dei giovani e facevi diventare avari i vecchi, che seducevi i politici e i detentori del potere rendendoli tuoi schiavi, che averti riduceva la libertà personale e quella della propria coscienza. E’ avvenuto così che molti noi hanno creduto a queste cose e hanno preso a disprezzarti, come ho fatto io. Adesso so che tu non ami chi ti disprezza e non te ne fai amico, anzi, coloro che non ti apprezzano li consideri come nemici da evitare come la peste.

Nel tuo appellativo nobile, quello latino, che è “pecunia”, si rappresentava a volte un concetto assai pragmatico nell’espressione “pecunia non olet”, intendendosi dire che non puzzi, che cioè quale che sia la tua origine e la tua natura non sei da disprezzare. Ma a noi giovani umanisti veniva insegnato il contrario, veniva detto che invece puzzi, sempre e comunque, così quando abbiamo poi visto altri studenti di scuole assai più pratiche rincorrerti e tu rincorrere loro, dapprima ci siamo meravigliati e stupiti, poi abbiamo reagito con la puzza al naso. E tu ti sei, giustamente, vendicato, snobbandoci e tenendoti alla larga da noi. Gran seduttore, tu, caro Denaro, hai fatto grandi conquiste, hai elargito a piene mani fortune e risorse anche a chi veniva considerato male da un tuo lontano parente, il Signor Merito, e sei stato attento a non fare mai amicizia con quelli che lui aveva a cuore. A grandi poeti non hai dato nemmeno il pane, accreditando così l’idea che la poesia non lo dà, e a noti illetterati hai non solo dato pane e companatico, ma hai sempre assicurato grandi pietanze. A chi poi si è rivelato maestro nell’arte di prestarti a usura o a strozzo hai regalato regni, a chi ha fatto di te l’unico scopo della propria vita hai regalato imperi e a chi si è detto disposto a fare tutto per te, hai donato perfino un amore sviscerato, ovviamente del tutto ricambiato.

Il fatto è, caro Denaro, che ti sei sempre coperto con il mantello della Virtù per nascondere la tua vera natura di Vizio e ti sei sempre fatto beffe di coloro che si divertivano a parlare male di te, a dire, per esempio, che sei come il letame, che non serve se non è sparso, o che sei macchiato da un peccato originale da cui l’unico modo possibile per redimersi è quello di spenderti. Tu hai sempre saputo che chi ti ama davvero non ama separarsi da te ed è felice solo quando ti accumula, che chi ti disprezza non sopporta di averti tra le mani e perciò tu lo hai accontentato riuscendo sempre a non farti prendere o a sfuggirgli tra le dita quelle poche volte in cui ti ha afferrato. Lo hai fatto con me e con molti altri che conosco, che ti disprezzano come me. Hai sempre flirtato, invece, o amoreggiato o oscenamente copulato, con coloro che ti amano e ti abbracciano con la massima voluttà. Tu sai bene che quelli che credono che con te si possa fare ogni cosa, sono disposti a fare qualunque cosa per averti, anche vendere se stessi, la propria libertà e la propria patria. Sai bene che molti di coloro che ti posseggono in grande quantità non posseggono più un’anima, perché l’hanno venduta per comperare te. Se sei tu la chiave che apre tutte le porte, sono disposto a rinunciare ad aprirne molte, anche tutte, se necessario. Perché ti confermo, caro Denaro, che non ho mutato opinione su di te e il mio disprezzo nei tuoi confronti è immutabile, anche se so che, dicendoti questo, farò sì che tu non muterai atteggiamento nei miei confronti e ancora di più farai di tutto per starmi lontano e per non incrociare la tua strada con la mia.

          Mi sta bene così. Per quel che mi riguarda, continuerò a pensare di te che sei lo “sterco del Demonio”. Tu pensa di me quello che vuoi e, se preferisci, stammi alla larga.