Ricordo le tante
versioni di greco e di latino che ci facevano fare
al liceo classico, brani dei più grandi scrittori
dell’antichità, in cui si dicevano di te le cose
peggiori… che non servivi a niente, che eri dannoso,
che corrompevi l’animo dei giovani e facevi
diventare avari i vecchi, che seducevi i politici e
i detentori del potere rendendoli tuoi schiavi, che
averti riduceva la libertà personale e quella della
propria coscienza. E’ avvenuto così che molti noi
hanno creduto a queste cose e hanno preso a
disprezzarti, come ho fatto io. Adesso so che tu non
ami chi ti disprezza e non te ne fai amico, anzi,
coloro che non ti apprezzano li consideri come
nemici da evitare come la peste.
Nel tuo appellativo
nobile, quello latino, che è “pecunia”, si
rappresentava a volte un concetto assai
pragmatico nell’espressione “pecunia non
olet”, intendendosi dire che non puzzi,
che cioè quale che sia la tua origine e la
tua natura non sei da disprezzare. Ma a
noi giovani umanisti veniva insegnato il
contrario, veniva detto che invece puzzi,
sempre e comunque, così quando abbiamo poi
visto altri studenti di scuole assai più
pratiche rincorrerti e tu rincorrere loro,
dapprima ci siamo meravigliati e stupiti,
poi abbiamo reagito con la puzza al naso.
E tu ti sei, giustamente, vendicato,
snobbandoci e tenendoti alla larga da noi.
Gran seduttore, tu, caro Denaro, hai fatto
grandi conquiste, hai elargito a piene
mani fortune e risorse anche a chi veniva
considerato male da un tuo lontano
parente, il Signor Merito, e sei stato
attento a non fare mai amicizia con quelli
che lui aveva a cuore. A grandi poeti non
hai dato nemmeno il pane, accreditando
così l’idea che la poesia non lo dà, e a
noti illetterati hai non solo dato pane e
companatico, ma hai sempre assicurato
grandi pietanze. A chi poi si è rivelato
maestro nell’arte di prestarti a usura o a
strozzo hai regalato regni, a chi ha fatto
di te l’unico scopo della propria vita hai
regalato imperi e a chi si è detto
disposto a fare tutto per te, hai donato
perfino un amore sviscerato, ovviamente
del tutto ricambiato.
Il fatto è, caro Denaro, che ti
sei sempre coperto con il mantello della Virtù per
nascondere la tua vera natura di Vizio e ti sei
sempre fatto beffe di coloro che si divertivano a
parlare male di te, a dire, per esempio, che sei
come il letame, che non serve se non è sparso, o che
sei macchiato da un peccato originale da cui l’unico
modo possibile per redimersi è quello di spenderti.
Tu hai sempre saputo che chi ti ama davvero non ama
separarsi da te ed è felice solo quando ti accumula,
che chi ti disprezza non sopporta di averti tra le
mani e perciò tu lo hai accontentato riuscendo
sempre a non farti prendere o a sfuggirgli tra le
dita quelle poche volte in cui ti ha afferrato. Lo
hai fatto con me e con molti altri che conosco, che
ti disprezzano come me. Hai sempre flirtato, invece,
o amoreggiato o oscenamente copulato, con coloro che
ti amano e ti abbracciano con la massima voluttà.
Tu sai bene che quelli che credono che con te si
possa fare ogni cosa, sono disposti a fare qualunque
cosa per averti, anche vendere se stessi, la propria
libertà e la propria patria. Sai bene che molti di
coloro che ti posseggono in grande quantità non
posseggono più un’anima, perché l’hanno venduta per
comperare te. Se sei tu la chiave che apre tutte le
porte, sono disposto a rinunciare ad aprirne molte,
anche tutte, se necessario. Perché ti confermo, caro
Denaro, che non ho mutato opinione su di te e il mio
disprezzo nei tuoi confronti è immutabile, anche se
so che, dicendoti questo, farò sì che tu non muterai
atteggiamento nei miei confronti e ancora di più
farai di tutto per starmi lontano e per non
incrociare la tua strada con la mia.
Mi sta bene così. Per quel che mi
riguarda, continuerò a pensare di te che sei lo
“sterco del Demonio”. Tu pensa di me quello che vuoi
e, se preferisci, stammi alla larga.
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