Insomma la ricostruzione, che
certamente sarà smentita dagli interessati, è quella
di due fazioni che si fanno la guerra per
conquistare la leadership del partito anche
utilizzando al meglio, più o meno con furbizia e/o
saggezza, il controllo dell’informazione locale. Le
accuse reciproche tra i protagonisti del
“riposizionamento” delle testate e delle direzioni
non sono mancate e continuano ad incrociarsi, con
minacce di rivelazioni clamorose, essendo evidente
che non tutto ciò che è veramente avvenuto è stato
finora raccontato nei dettagli e soprattutto non ne
sono stati svelati i retroscena.
Quello che affiora è che D’Amore
accusa Falone di avergli teso una trappola, anzi una
congiura, che durava da tempo e alla fine è
scattata. Sostiene l’ex direttore de “La Città” che,
senza saperlo, si stava covando una serpe in seno e
che quella serpe veniva nutrita dallo stesso Falone,
che stava preparando a sua insaputa il colpo di
mano. Falone a sua volta accusa D’Amore di aver
preparato meticolosamente, restando fino all’ultimo
momento possibile al suo posto, il piano editoriale
che gli avrebbe consentito di rilanciarsi altrove
dopo la sua cacciata (che nessuno dei due
contendenti chiama così, ma “accordo sindacale”).
Quel che è certo è che dopo soli due giorni dalla
cacciata di D’Amore, Falone annuncia la soluzione
che gli consente di continuare a pubblicare il suo
quotidiano e che non è stata certamente individuata
in 48 ore, ma preparata da tempo. Dopo soli due
giorni dalla sua cacciata, D’Amore annuncia il suo
nuovo piano editoriale (personale), che non può
essere certamente stato ideato in 48 ore, ma
preparato da tempo. Quali che siano state le vicende
e quali le circostanze, più o meno note e più o meno
oggetto di prossime rivelazioni, magari clamorose,
le due fazioni sopra richiamate, quella tancrediana
e quella gattiana, stanno facendo la stima delle
risorse a propria disposizione anche sul piano del
controllo dell’informazione cartacea e
radio-televisiva. In vista delle prossime battaglie,
per il controllo del partito ed elettorali, il peso
dell’informazione e del suo controllo non è
ininfluente, come crede stupidamente qualcuno che
commenta i fatti recenti esibendo indifferenza e
dicendo: “a noi che ci importa?”
A quest’ultimo schieramento
appartiene (oltre ai soliti superficiali) il
centro-sinistra teramano, che non ha mai capito
l’importanza dell’informazione e non ha mai cercato
di realizzare uno straccio di progetto che lo
ponesse nella condizione di poter esprimere la
propria voce e le proprie posizioni in libertà,
senza doversi mettere nelle mani (diciamolo,
manipolatrici) di un’informazione controllata dagli
avversari. Quelle poche volte che il centrosinistra
teramano ha preso delle iniziative giornalistiche
non è mai andato al di là della stampa di alcuni
fogli troppo somiglianti a ciclostilati di partito o
giornaletti parrocchiali, affidandone la direzione a
giornalisti che erano funzionari di partito ancor
più che operatori dell’informazione e nemmeno
politicamente affidabili, come il loro prosieguo di
carriera ha dimostrato, essendo stati beneficiati da
politici del centrodestra e sistemati
economicamente. Nel vuoto di idee e di iniziative
del centrosinistra, le due fazioni teramane del
centrodestra metteranno in campo le loro forze
armate facendosi guerra anche sul fronte
giornalistico. Ma sarà una finta guerra, come quella
che si facevano, ancor prima di Paolo Tancredi e
Paolo Gatti, Antonio Tancredi, Lino Nisii e Alberto
Aiardi, apparentemente divisi ma praticamente uniti.
Come uniti sono adesso i due giovani Paoli, che
promettono lampi di guerra, ma si riuniscono insieme
nei momenti che contano, come davanti ad una
grigliata e a una sfilza di arrosticini.
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