Il corrosivo del 28 agosto 2012   

 

Lampi di guerra e arrosticini

     

    Con una semplificazione estrema, quasi una “vulgata”, potremmo raccontare così quello che è accaduto in questi giorni nell’ambito del giornalismo teramano. Un editore assai vicino ad uno dei “capintesta” del PDL (Paolo Gatti) qualche tempo fa cercò di costringere alla chiusura un quotidiano (“La Città”), diretto da un nemico del suo referente politico, sfidandolo con un quindicinale (“Ekuo”) appositamente fondato. Non essendo riuscito nel tentativo, e anzi accortosi dell’errore, consistito nel voler far guerra ad un quotidiano con un quindicinale (quindi, in pratica, nel voler affondare una nave con una barchetta a remi, per di più guidata da un pilota poco esperto di navigazione, essendo capitano di terra ferma), ha venduto il quindicinale e ha dato l’assalto al quotidiano, diventandone proprietario e alla fine riuscendo a cacciare il suo direttore, sostituito con uno più mansuetamente orientabile su posizioni filo-gattiane.

 

     Insomma la ricostruzione, che certamente sarà smentita dagli interessati, è quella di due fazioni che si fanno la guerra per conquistare la leadership del partito anche utilizzando al meglio, più o meno con furbizia e/o saggezza, il controllo dell’informazione locale. Le accuse reciproche tra i protagonisti del “riposizionamento” delle testate e delle direzioni non sono mancate e continuano ad incrociarsi, con minacce di rivelazioni clamorose, essendo evidente che non tutto ciò che è veramente avvenuto è stato finora raccontato nei dettagli e soprattutto non ne sono stati svelati i retroscena.

    Quello che affiora è che D’Amore accusa Falone di avergli teso una trappola, anzi una congiura, che durava da tempo e alla fine è scattata. Sostiene l’ex direttore de “La Città” che, senza saperlo, si stava covando una serpe in seno e che quella serpe veniva nutrita dallo stesso Falone, che stava preparando a sua insaputa il colpo di mano. Falone a sua volta accusa D’Amore di aver preparato meticolosamente, restando fino all’ultimo momento possibile al suo posto, il piano editoriale che gli avrebbe consentito di rilanciarsi altrove dopo la sua cacciata (che nessuno dei due contendenti chiama così, ma “accordo sindacale”). Quel che è certo è che dopo soli due giorni dalla cacciata di D’Amore, Falone annuncia la soluzione che gli consente di continuare a pubblicare il suo quotidiano e che non è stata certamente individuata in 48 ore, ma preparata da tempo. Dopo soli due giorni dalla sua cacciata, D’Amore annuncia il suo nuovo piano editoriale (personale), che non può essere certamente stato ideato in 48 ore, ma preparato da tempo. Quali che siano state le vicende e quali le circostanze, più o meno note e più o meno oggetto di prossime rivelazioni, magari clamorose, le due fazioni sopra richiamate, quella tancrediana e quella gattiana, stanno facendo la stima delle risorse a propria disposizione anche sul piano del controllo dell’informazione cartacea e radio-televisiva. In vista delle prossime battaglie, per il controllo del partito ed elettorali, il peso dell’informazione e del suo controllo non è ininfluente, come crede stupidamente qualcuno che commenta i fatti recenti esibendo indifferenza e dicendo: “a noi che ci importa?”

    A quest’ultimo schieramento appartiene (oltre ai soliti superficiali) il centro-sinistra teramano, che non ha mai capito l’importanza dell’informazione e non ha mai cercato di realizzare uno straccio di progetto che lo ponesse nella condizione di poter esprimere la propria voce e le proprie posizioni in libertà, senza doversi mettere nelle mani (diciamolo, manipolatrici) di un’informazione controllata dagli avversari. Quelle poche volte che il centrosinistra teramano ha preso delle iniziative giornalistiche non è mai andato al di là della stampa di alcuni fogli troppo somiglianti a ciclostilati di partito o giornaletti parrocchiali, affidandone la direzione a giornalisti che erano funzionari di partito ancor più che operatori dell’informazione e nemmeno politicamente affidabili, come il loro prosieguo di carriera ha dimostrato, essendo stati beneficiati da politici del centrodestra e sistemati economicamente. Nel vuoto di idee e di iniziative del centrosinistra, le due fazioni teramane del centrodestra metteranno in campo le loro forze armate facendosi guerra anche sul fronte giornalistico. Ma sarà una finta guerra, come quella che si facevano, ancor prima di Paolo Tancredi e Paolo Gatti, Antonio Tancredi, Lino Nisii e Alberto Aiardi, apparentemente divisi ma praticamente uniti. Come uniti sono adesso i due giovani Paoli, che promettono lampi di guerra, ma si riuniscono insieme nei momenti che contano, come davanti ad una grigliata e a una sfilza di arrosticini.