Il corrosivo del 21 agosto 2012   

 

Gli apprendisti stregoni

     

    Quello che sta accadendo in questi giorni nel campo dell’informazione teramana (ma potrebbe valere anche per l’informazione abruzzese) non mi piace. Editori legati ad una fazione politica cacciano i direttori dei loro giornali legati alla fazione avversa, smantellando intere redazioni; direttori che, sgomberando il campo, sputano veleno sui propri editori; vecchie e sbiadite figure di giornalisti in declino che si riciclano e si ripropongono, ritenendosi capaci di essere buoni per ogni stagione e in ogni modo più flessibili, accusati di essere vermi che strisciano da quelli che si propongono di sostituire, editori che licenziano dei giornalisti riassumendoli come direttori, anziché promuoverli sul campo generali per merito, facendoli così apparire come protagonisti di machiavelliche congiure. Altri operatori dell’informazione (giornalistica o pubblicitaria) continuano ad esercitare il mestiere da loro più conosciuto: segare i piedi delle sedie dove sono seduti altri, sperando di potersi poi sedere loro sulle stesse sedie, ovviamente con il deretano collocato più in basso a causa dell’accorciamento dei piedi segati.

 

    Giovani o giovanissimi aspiranti giornalisti sperano di poter concretizzare le loro aspirazioni e le loro speranze, anche venendo pagati meno delle badanti rumene dei nostri vecchi non autosufficienti, mentre consumati marpioni si preparano a sfruttarli, dopo aver sfruttato generazioni e generazioni di giovani che li hanno preceduti. Editori o sedicenti tali continuano a cambiare tipografie e luoghi di stampa per non dover pagare quelle già truffate e a pubblicare periodici di varia natura dove la qualità, ma anche la quantità, dell’informazione non è scadente, ma addirittura non apprezzabile per modicità della pesatura.

    Non mi piace quello che sta accadendo nel mondo dell’informazione televisiva, dove si conducono interviste in ginocchio ai proprietari di quote, palesi o occulti, delle testate dove le interviste vengono fatte, in studi dove si offrono spazi che sembrano quasi autogestiti anche quando c’è la compresenza, ma complice o compiacente, di un giornalista. Non mi piace l’informazione televisiva locale, che risulta efficientissima nello spiegarci come si cucina un piatto di cannelloni nostrani, ma non ci descrive con spirito critico la realtà quotidiana di una città e di una comunità e non spiega perché, quando una descrizione viene tentata, essa risulti così poco attendibile. Non mi piace questa corsa al posizionamento politico dei responsabili dell’informazione teramana in questa o in quella fazione, sperando che possa essere scelta quella vincente, speranza che accomuna i giornalisti a quanti praticano lo sport nazionale del gratta e vinci.

    Non mi piace la comunità di questi giornalisti teramani, che continuano ad odiarsi, a parlarsi dietro le spalle, a rivolgersi accuse e a sferzarsi non riuscendo mai ad essere credibili e non capendo che avrebbero bisogno soprattutto di autorevolezza e che fanno di tutto per non averla. Non mi piace quella puzza al naso che fa considerare i blog e gli spazi dell’informazione via web una specie di ghetto, dove chi scrive non informa, perché si ritiene che si possa informare solo usando la carta, anche se dovesse trattarsi non di carta pregiata, ma di carta igienica. Non mi piace certa gente che quando si specchia il volto continua, illudendosi, a credere di vedere una faccia invece che una parte assai meno nobile del proprio corpo. Non mi piace quanto sta accadendo in questi giorni nell’informazione teramana perché, in una guerra di tutti contro tutti, si risente il suono rauco di vecchi tromboni, si rivede il tocco certamente non magico dei giocatori delle tre carte, l’eleganza dei servitori in livrea di quelli che “cacciano i soldi” e dei potenti che distribuiscono onorificenze e prebende, si riascolta il cicaleccio indistinto dei mormoratori di professione. Non mi piace questo mondo in cui tutti fanno gli “apprendisti stregoni”, alla prese con esperimenti da piccolo giornalista o da piccolo editore, prestando il fianco a facili accuse di essere o dei disertori della vanga o dei marchesi del calcestruzzo. Dio ci salvi da questi protagonisti di una informazione che nasce da uno scandaloso peccato originale: la totale, assoluta, mancanza di spirito di libertà e di indipendenza di giudizio. Se poi qualche annunciato cambiamento di direzione sarà portatore di aria nuova, fresca e pulita, lo scopriremo e, se sarà così, ne sarò felice.