Insomma, per i giornalisti, chi scrive
non sulla carta ma sul web è un po’ come se
scrivesse sull’acqua. Bada bene, non sulla sabbia.
Perché le parole scritte sulla sabbia (non solo
quelle d’amore), durano almeno un po’ (fino a quando
un’onda del mare non le cancella), ma quelle scritte
sull’acqua non durano nulla, nemmeno un attimo; si
cancellano subito, non appena vengono scritte.
Questo
secondo i giornalisti, i quali ritengono che sia
bello che noi riusciamo a leggere ancora le cose
scritte sulla carta (o sui papiri, che fa lo stesso)
dopo millenni, mentre le cose scritte oggi sul web
domani già non le leggeremo più. E’ evidente che si
sbagliano. Perché la carta può anche bruciare
(ahimè, si pensi all’incendio della Biblioteca di
Alessandria), e quindi quello che viene scritto
sulla carta si può perdere, mentre quello che viene
scritto sul web davvero non si cancella mai. Fai una
prova. Trovi in rete, sui blogs, anche cose scritte
qualche anno fa, rimaste magari nella cache di
qualche server. Anche se le cancelli, non sarà mai
per sempre e potranno sempre riuscire da qualche
parte (il povero Parolisi ne sa qualcosa).
Tu chiamali, se vuoi, bloggers.
Ma non chiamarli giornalisti, non
hanno le testate registrate, non rientrano nella
previsione della legge sulla stampa. Però tieni
presente che dei bloggers che popolano la rete,
alcuni sono meno che giornalisti, altri sono più che
giornalisti. Le possibilità offerte da un blog sono
assai numerose. Il basso costo di gestione fornisce
ampie garanzie di indipendenza e dà la possibilità
di dar vita ad un’informazione veramente libera e
non soggetta a pressioni esterne. Chi non approfitta
dell’ampio ventaglio di possibilità che vengono
offerte, continuando magari a praticare censure ed
omissioni o difese d’ufficio dei potenti, o non è
sufficientemente abile o è servo per natura. Però la
bidirezionalità dell’informazione fornita da un blog
sottopone a pressanti controlli e ad un continuo
“redde rationem”, che, sulla base di confronti e
richieste di documentazioni espone potenzialmente a
brutte figure irrimediabili.
La virtualità dell’informazione fornita da un blog non
ne limita l’efficacia, perché tutto dipende
(esattamente come per quella fornita dalla carta
stampata e dal mezzo radiotelevisivo), dalla
autorevolezza di chi informa. Si può avere così un
giornalista poco autorevole e un blogger assai
autorevole e viceversa. Un blogger può essere più
opinion leader di un giornalista, così come può
essere soltanto un monatto della notizia, quando non
addirittura un untore. Ma monatti e untori possono
esserlo anche dei giornalisti della carta stampata e
della radio-televisione… alcuni sanno esserlo
benissimo. Non pochi sono i becchini della notizia,
cioè coloro che la sotterrano, la nascondono, non
tanto perché scomoda per sé quanto indigesta per i
propri referenti.
Ma anche nei vari blogs puoi imbatterti in tumuli dove la
notizia è stata seppellita senza troppi onori e
senza tante cerimonie. Perciò distingui questo da
quello, ovunque tu legga o ascolti anche un solo bit
d’informazione, sfogliando un giornale, ascoltando
un radiogiornale, vedendo un servizio televisivo o
leggendo un blog sulla rete. Ce ne sono tanti anche
a Teramo che hanno aperto dei blogs, più o meno
frequentati.
Tu chiamali, se vuoi,
bloggers, ma alcuni di loro sono meno che dei
bloggers, altri sono molto di più che dei semplici
bloggers.
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