Il corrosivo del 3 luglio 2012   

 

Esternalizzazione e privatizzazione

     

     Mentre l’auto blu del direttore generale della Asl di Teramo scorrazzava, sempre con l’autista, non sempre con a bordo il direttore, lungo strade consolari e tratturi antichi, fermandosi ora davanti ad un ristorante di pesce ora davanti ad una palestra, e mentre il Governatore Chiodi si dedicava al suo sport preferito, quello di dichiarare ai quattro venti di aver risanato il bilancio della sanità regionale, noi contribuenti abbiamo continuato a pagare a peso d’oro tickets e prestazioni sanitarie, a vedere allungate le nostre liste di attesa per esami diagnostici e visite specialistiche e diminuiti gli standards di qualità delle prestazioni.

 

    Poco prima di partire per il Veneto, un mio famigliare fece degli esami del sangue, presso la struttura pubblica, per i quali pagò, solo di ticket, una cifra che si avvicinava ai 150 euro. Avendo dovuto ripetere in Veneto gli stessi esami ai fini di un controllo periodico reso necessario per bilanciare una terapia, il mio famigliare ha fatto ricorso ad una struttura privata convenzionata, spendendo soltanto 29 euro, sempre solo per tickets. Il livello qualitativo assicurato è stato ottimo, avendo garantito perfino l’opzione di un invio tramite email dei risultati e l’avviso tramite sms della loro disponibilità, entro 48 ore dal prelievo.

Nonostante i ripetuti annunci del risanamento del bilancio, i contribuenti teramani continuano a dover affrontare personalmente con grandi sacrifici altri tagli ed altri esborsi, vedendosi per di più prospettare la possibilità di perdere le poche eccellenze di cui dispongono (l’esempio più clamoroso è quello del cardiochirurgo dott. Mazzola), allungare ancora di più le liste d’attesa e sentendosi minacciati da pericoli che incombono o che sono già reali. Uno di questi pericoli viene indicato da diciture che sembrano innocue o addirittura tali da far immaginare miglioramenti qualitativi: privatizzazione, esternalizzazione, affidamento all’esterno. Come sempre, in Italia, e segnatamente in Abruzzo, concetti e metodi che altrove danno a volte buoni risultati, applicati “all’italiana”, producono sfracelli e rivelano la vera intenzione dell’amministrazione pubblica: quella di delegare, deresponsabilizzandosi e, in definitiva, di lavarsi le mani in relazione a certi servizi per i quali non riesce a garantire un minimo di standards qualitativi.
     Recentemente è stato esternalizzato, vale a dire affidato alla gestione di privati, il servizio di prenotazione, il CUP. Ho personalmente avuto modo di verificare che la qualità del servizio erogato non è migliorato, ma è peggiorato. Gli operatori, tutti dipendenti non della Asl, ma di una società privata esterna, si limitano a compiere burocraticamente il proprio lavoro, non sono in grado di fornire spiegazioni e chiarimenti e, evidentemente, sono stati istruiti a difendersi dalle proteste e dalle rimostranze di chi si reca agli sportelli (o telefona) riguardo alla lunghezza delle liste e dei tempi di attesa comportandosi come fanno i parafulmini, cioè si fanno scendere lungo il corpo fino a scaricare a terra tutte le cariche elettrostatiche presenti non soltanto nei fulmini ma anche negli spazientiti utenti. Nulla sanno, nulla dicono e nulla sentono, limitandosi a fornire un numero e una data, per nulla in grado di sciogliere dubbi o fornire qualsiasi altro tipo di indicazione, come invece si sforzavano di fare gli operatori del CUP dipendenti della Asl. Non è dato sapere quanto costerà complessivamente l’affidamento ai privati di questo servizio e se consentirà un risparmio, ma certo è che la qualità è di molto scemata.
     Lo stesso, purtroppo, temo che accadrà con l’affidamento all’esterno dell’assistenza domiciliare, annunciato recentemente dal direttore del dipartimento di assistenza territoriale della Asl teramana, che riguarderà 3.570 pazienti, di cui 2.400 anziani, 445 malati cronici gravi e 635 malati di cancro. Ci si è affrettati a precisare che l’affidamento è solo sperimentale, per il momento, e che non è una privatizzazione del servizio, ma solo una esternalizzazione, che, come per il CUP, la Asl fornirà direttive ed effettuerà puntuali e periodici controlli, che in fondo non si farà altro che comperare “degli accessi a domicilio” spendendo la stessa cifra che prima si spendeva per il personale dipendente. Ma sappiamo che queste sono solo parole e lo sanno bene i sindacati, che, unanimamente, si sono detti contrari alla decisione e perfino alla sperimentazione. Non ci vuole molto a capire che anche in questo settore la Asl teramana delegherà, si deresponsabilizzerà, si laverà le mani, non riuscendo né a controllare né a garantire standards qualitativi anche minimi. La Asl di Teramo è già tra le ultime d’Italia per qualità di assistenza domiciliare ai malati cronici, di interventi terapeutici ai malati di cancro (con un reparto di oncologia che è tra i peggiori d’Italia), completamente carente nell’erogazione di servizi psico-oncologici ai pazienti e ai loro famigliari e del tutto assente nel settore dell’umanizzazione delle cure e in quello degli interventi specifici di “medical humanities”, così come in quello della terapia del dolore.
     Con l’affidamento all’esterno dell’assistenza domiciliare, rinuncerà definitivamente ad ogni possibilità di miglioramento e tutti gli impegni che sono stati annunciati rimarranno disattesi. Saranno solo parole disperse nel vento, tanto più incomprensibilmente usate quanto più si insiste a seguire le orme tracciate dal Governatore Chiodi, sostenendo che da anni non si hanno più problemi di bilancio. – Ma non si capisce, allora, perché non vengano pagate le parcelle degli avvocati e liquidate le competenze dei medici per le loro prestazioni intra-moenia -. Se non se ne hanno, perché si decidono modifiche dell’esistente che solo a parole vengono presentate come miglioramenti e in realtà sono peggioramenti? Si dice che si tratta di riconversioni che creeranno disponibilità economiche che potranno essere impiegate per investimenti produttivi. Non ci credo. L’intento è chiaramente un altro, e non è nobile. Si vogliono risparmiare somme a danno dei pazienti e della qualità dei servizi che verranno loro erogati. Nel frattempo, continuerà la proliferazione dei primariati, dovendosi perpetuare la spartizione dei pani e dei pesci a beneficio degli amici e degli amici degli amici, in non pochi casi a beneficio dei “fratelli” e dei “fratelli dei fratelli”.