Poco
prima di partire per il Veneto, un mio famigliare
fece degli esami del sangue, presso la struttura
pubblica, per i quali pagò, solo di ticket, una
cifra che si avvicinava ai 150 euro. Avendo dovuto
ripetere in Veneto gli stessi esami ai fini di un
controllo periodico reso necessario per bilanciare
una terapia, il mio famigliare ha fatto ricorso ad
una struttura privata convenzionata, spendendo
soltanto 29 euro, sempre solo per tickets. Il
livello qualitativo assicurato è stato ottimo,
avendo garantito perfino l’opzione di un invio
tramite email dei risultati e l’avviso tramite sms
della loro disponibilità, entro 48 ore dal prelievo.
Nonostante i ripetuti annunci del
risanamento del bilancio, i contribuenti teramani
continuano a dover affrontare personalmente con
grandi sacrifici altri tagli ed altri esborsi,
vedendosi per di più prospettare la possibilità di
perdere le poche eccellenze di cui dispongono
(l’esempio più clamoroso è quello del cardiochirurgo
dott. Mazzola), allungare ancora di più le liste
d’attesa e sentendosi minacciati da pericoli che
incombono o che sono già reali. Uno di questi
pericoli viene indicato da diciture che sembrano
innocue o addirittura tali da far immaginare
miglioramenti qualitativi: privatizzazione,
esternalizzazione, affidamento all’esterno. Come
sempre, in Italia, e segnatamente in Abruzzo,
concetti e metodi che altrove danno a volte buoni
risultati, applicati “all’italiana”, producono
sfracelli e rivelano la vera intenzione
dell’amministrazione pubblica: quella di delegare,
deresponsabilizzandosi e, in definitiva, di lavarsi
le mani in relazione a certi servizi per i quali non
riesce a garantire un minimo di standards
qualitativi.
Recentemente è stato esternalizzato, vale a dire
affidato alla gestione di privati, il servizio di
prenotazione, il CUP. Ho personalmente avuto modo di
verificare che la qualità del servizio erogato non è
migliorato, ma è peggiorato. Gli operatori, tutti
dipendenti non della Asl, ma di una società privata
esterna, si limitano a compiere burocraticamente il
proprio lavoro, non sono in grado di fornire
spiegazioni e chiarimenti e, evidentemente, sono
stati istruiti a difendersi dalle proteste e dalle
rimostranze di chi si reca agli sportelli (o
telefona) riguardo alla lunghezza delle liste e dei
tempi di attesa comportandosi come fanno i
parafulmini, cioè si fanno scendere lungo il corpo
fino a scaricare a terra tutte le cariche
elettrostatiche presenti non soltanto nei fulmini ma
anche negli spazientiti utenti. Nulla sanno, nulla
dicono e nulla sentono, limitandosi a fornire un
numero e una data, per nulla in grado di sciogliere
dubbi o fornire qualsiasi altro tipo di indicazione,
come invece si sforzavano di fare gli operatori del
CUP dipendenti della Asl. Non è dato sapere quanto
costerà complessivamente l’affidamento ai privati di
questo servizio e se consentirà un risparmio, ma
certo è che la qualità è di molto scemata.
Lo stesso, purtroppo, temo che accadrà con
l’affidamento all’esterno dell’assistenza
domiciliare, annunciato recentemente dal direttore
del dipartimento di assistenza territoriale della
Asl teramana, che riguarderà 3.570 pazienti, di cui
2.400 anziani, 445 malati cronici gravi e 635 malati
di cancro. Ci si è affrettati a precisare che
l’affidamento è solo sperimentale, per il momento, e
che non è una privatizzazione del servizio, ma solo
una esternalizzazione, che, come per il CUP, la Asl
fornirà direttive ed effettuerà puntuali e periodici
controlli, che in fondo non si farà altro che
comperare “degli accessi a domicilio” spendendo la
stessa cifra che prima si spendeva per il personale
dipendente. Ma sappiamo che queste sono solo parole
e lo sanno bene i sindacati, che, unanimamente, si
sono detti contrari alla decisione e perfino alla
sperimentazione. Non ci vuole molto a capire che
anche in questo settore la Asl teramana delegherà,
si deresponsabilizzerà, si laverà le mani, non
riuscendo né a controllare né a garantire standards
qualitativi anche minimi. La Asl di Teramo è già tra
le ultime d’Italia per qualità di assistenza
domiciliare ai malati cronici, di interventi
terapeutici ai malati di cancro (con un reparto di
oncologia che è tra i peggiori d’Italia),
completamente carente nell’erogazione di servizi
psico-oncologici ai pazienti e ai loro famigliari e
del tutto assente nel settore dell’umanizzazione
delle cure e in quello degli interventi specifici di
“medical humanities”, così come in quello della
terapia del dolore.
Con l’affidamento all’esterno dell’assistenza
domiciliare, rinuncerà definitivamente ad ogni
possibilità di miglioramento e tutti gli impegni che
sono stati annunciati rimarranno disattesi. Saranno
solo parole disperse nel vento, tanto più
incomprensibilmente usate quanto più si insiste a
seguire le orme tracciate dal Governatore Chiodi,
sostenendo che da anni non si hanno più problemi di
bilancio. – Ma non si capisce, allora, perché non
vengano pagate le parcelle degli avvocati e
liquidate le competenze dei medici per le loro
prestazioni intra-moenia -. Se non se ne hanno,
perché si decidono modifiche dell’esistente che solo
a parole vengono presentate come miglioramenti e in
realtà sono peggioramenti? Si dice che si tratta di
riconversioni che creeranno disponibilità economiche
che potranno essere impiegate per investimenti
produttivi. Non ci credo. L’intento è chiaramente un
altro, e non è nobile. Si vogliono risparmiare somme
a danno dei pazienti e della qualità dei servizi che
verranno loro erogati. Nel frattempo, continuerà la
proliferazione dei primariati, dovendosi perpetuare
la spartizione dei pani e dei pesci a beneficio
degli amici e degli amici degli amici, in non pochi
casi a beneficio dei “fratelli” e dei “fratelli dei
fratelli”.
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