Il corrosivo del 26 giugno 2012   

 

Avanti con le minuscole

     

     Si sta moltiplicando sempre di più, in rete e nelle sale per conferenze, la presenza di un certo tipo di complottisti di maniera, che, assai spesso, ponendosi al centro del mondo, spiegano a modo loro vicende storiche del passato e vicende di cronaca del presente (qualcuno si arrischia perfino a tratteggiare scenari futuri) di grande complessità, riconoscendone la complessità, ma facendone una ricostruzione in realtà semplicistica e riduttiva. Il metodo con cui procedono è quello tipico del complottismo: immaginare che tutto quanto avviene sia l’ordito materiale di una “Spectre” che, esercitando le forme caratteristiche del potere occulto, trama alle spalle degli inconsapevoli. Questi complottisti di maniera si presentano come la degenerazione di quei filosofi della storia che interpretavano il reale sulla base di principi ideali assoluti e assolutistici (come facevano gli storicisti romantici) e attribuiscono le cause ultime (o prime, secondo una delle due classificazioni aristoteliche) di un fatto storico o di una serie di fatti storici ad un complotto, ad una cospirazione. Essi sostengono una sorta di teoria del complotto ad ogni costo e vedono il complotto ovunque, spesso si dicono sottoposti a minacce e a ritorsioni per averlo denunciato. Ritengo l’opera di questi complottisti di maniera assolutamente deleteria.

 

     La conseguenza più negativa della loro azione è che screditano, mediante il ricorso a teorie estreme ed improbabili, non supportate da documenti ma solo dalla fantasia più sfrenata (o da documenti a cui attribuiscono il valore di documenti ma non lo sono), chi sulla base di considerazioni ed argomentazioni assai più plausibili e provate cerca di far capire la necessità di ricostruire un fatto o una serie di fatti non accontentandosi della semplice “verità ufficiale”, fornita da enti o istituzioni in larga misura politica. I complottisti sono altra cosa da chi, rimanendo sempre legato all’uso di una metodologia di ricerca storica, cerca di scavare a fondo alla ricerca di verità nascoste o che si vogliono nascondere. Questo vale anche per chi cerca di spiegare quanto peso e quanta influenza esercitino nella serie di accadimenti, anche mondiali, non solo nazionali, le logiche di appartenenza massonica, più o meno occulte. Considero come un intralcio per la vera ricerca di verità alternative a quelle ufficiali e spacciate per tali questi complottisti di maniera, che assai spesso appaiono come personaggi bizzarri, non immuni da caratteri maniacali o paranoici. Essi diffondono come verità rivelate le teorie più improbabili, nelle quali credono in modo acritico e fideistico, senza voler sentire ragioni di sorta che inducano a maggiore prudenza, senza accettare alcun invito ad una seria metodologia di ricostruzione storica, mostrano grande intolleranza nei confronti di quanti si limitano a porre semplici interrogativi o ad avanzare obiezioni. Sono in realtà dei “teologi”, che solo per ragioni di epoca storica non si trasformano in “inquisitori”, ma lo farebbero e volentieri se solo se ne presentasse l’occasione nel mutare dei tempi.

     Il loro atteggiamento mentale è quello tipico dei cospiratori al rovescio: come quelli al dritto vivono nell’ombra e dell’ombra si nutrono cospirando per l’affermazione di grandi principi ideali, così quelli al rovescio vivono dell’ombra e dell’ombra si nutrono perché vedono ovunque l’ombra e si ritengono i soli depositari dei segreti per far luce su ciò che in quell’ombra si trova. Come i ragni costruiscono le loro ragnatele, ma senza mai restarne avviluppati se non si ammalano di schizofrenia, così questi complottisti da strapazzo degenerano in dietrologi di bassa lega, costruendo le loro trame che pretendono di spiegare altre trame, restandone però avviluppati drammaticamente, non riuscendo a sfuggire a contraddizioni, a doppie e triple verità, a sottostratificazioni di sensi e di significati, a paralogismi terribili e a sofistiche argomentazioni che, al contrario di quelle di Protagora, non si reggono in piedi.
     Purtroppo chi ha interesse a tenere occultate delle verità, chi vuole accreditare soltanto verità ufficiali, chi vuol dare a vedere che le logiche massoniche siano ininfluenti sulle decisioni economiche, politiche e finanziarie, chi vuol distogliere l’attenzione e la focalizzazione dalle proprie responsabilità, chi vuole sfuggire ad una ricerca attenta e metodologicamente fondata, chi fa di tutto per negare, contro ogni evidenza, l’esistenza di un obiettivo di controllo delle nazioni e delle democrazie e del perseguimento di un nuovo ordine mondiale, si serve proprio di questi dietrologi da strapazzo. Li utilizza per accreditare l’idea che sempre ogni ricostruzione alternativa dei fatti sia non sostenuta da prove sufficienti, formulata in modo tale da essere non verificabile, complessa in maniera improbabile. Queste tre manchevolezze vanno invece riscontrate solo nel complottismo degenere, o nei sostenitori della teoria del complotto comunque e dovunque. Anche quando si va a caccia di verità sui terreni impervi dove la si vuole occultare, si deve procedere armati di quelle virtù metodologiche che ci vengono raccomandate dai grandi maestri, che ci hanno insegnato come leggere la storia.

     Karl Popper ha scritto pagine illuminanti sulla “falsificabilità”, che si differenzia dalla “verificabilità” per il diverso orientamento metodologico. Non si può non tener conto che le persone potenti coinvolte in una eventuale cospirazione hanno interesse a nasconderne, distruggerne o offuscarne le prove, a sfruttare il fatto che i sempre scettici non sono dotati di una sufficiente apertura mentale o potrebbero essere politicamente motivati o interessati a tenere occultare il loro coinvolgimento (come accade per gli intrecci tra politica e massoneria). Molte delle teorie dei complottisti degeneri non sono né “verificabili” (cioè certificabili come vere) né “falsificabili” (cioè certificabili come false), e quindi non presentano caratteri di scientificità storica. Questo dipende dalla loro struttura logica, che è costituita da affermazioni di principio seguite da dichiarazioni di esistenza di fenomeni di per sé non osservabili in quanto tenuti occulti, non circostanziabili e non circostanziati nel tempo e nello spazio, quindi non osservabili e solo dichiarati fideisticamente esistenti. L’esistenza del complotto, pertanto, viene asserita come vera al di là di qualsiasi possibile verifica sperimentale. Questa impossibilità tautologicamente viene attribuita all’attività di copertura dello stesso complotto.
     Ben altro bagaglio metodologico ha a disposizione chi persiste a cercare verità alternative e volutamente occultate servendosi del rigore della ricerca storica, che si avvale della possibilità di superare la necessità di una “prova” di tipo tradizionale e accede all’utilizzo di una valenza probatoria di tipo diverso ma altrettanto “scientifico”, fondata sul collegamento logico e consequenziale di fatti certi. Ci sono teorie e teorie. Quelle di molti complottisti di maniera sono cervellotiche e sono d’intralcio a chi opera con maggiore serietà e che farebbe bene a dir loro: “Ragazzi, lasciateci lavorare!”