Il corrosivo del 1° maggio 2012   

 

Apprezzamenti personali

 

     Non è la prima volta, almeno dal mio P.O.V. (Point Of View = punto di vista) che il direttore generale della Asl di Teramo, dott. Giustino Varrassi, si lamenta per essere stato fatto oggetto di apprezzamenti personali in alcune critiche negative mosse sul suo operato. Non è la prima volta che gli apprezzamenti personali di cui egli si lamenta io non li abbia riscontrati, dovendo quindi concludere che è soltanto lui che li vede. Ora, la cosa che mi chiedo è come mai egli interpreti come apprezzamenti personali considerazioni critiche negative che non hanno niente di personale, ma riguardano le sue scelte come amministratore e che non può pretendere che siano condivise da tutti. Ho letto la nota dell’ordine degli architetti e, pur non essendomi trovato presente, ho assunto informazioni sulla conferenza stampa che lo stesso ordine ha indetto per criticare la scelta del dott. Varrassi di convenzionarsi con architetti non teramani nell’individuazione di potenziali componenti di commissioni chiamate a giudicare gli appalti della Asl teramana.

 

     Il dott. Varrassi si stupirà, ma non ho trovato traccia di apprezzamenti personali, così come non ne trovo negli scritti che ho dedicato io al direttore generale, anche se ho motivo di ritenere che il suo parere in merito è diverso.
Come mai il dott. Varrassi intende per apprezzamento personale ciò che apprezzamento personale non è? Io credo che ciò avvenga per una sindrome di identificazione tra il “suo sé”, la sua persona, e il ruolo che ricopre. Evidentemente egli si sente investito di un potere gestionale che ritiene indistinguibile dalla sua persona e secondo lui chiunque critica il suo operato critica la sua persona. Non c’è altra soluzione possibile. Ora, non è che il dott. Varrassi abbia brillato per la saggezza e per la indipendenza delle proprie scelte, anzi. Non pochi ritengono che molte di esse siano in relazione con i suoi mandanti (o referenti?) politici e con la sua ambizione di assumere un giorno un ruolo preminente nell’ambito della struttura universitaria aquilana. Ma esprimere critiche o riferirsi a questi elementi che fanno sospettare scelte eterodirette significa fare apprezzamenti personali? Non credo. Così come non credo che sia giusto giudicare che chi avanza delle critiche voglia buttarla in “gazzarra”, come il direttore generale afferma rispondendo all’ordine teramano degli architetti o accusare di eccesso di campanilismo chi fa notare che la lingua ufficiale della Asl teramana sembra sia diventato l’aquilano. Infatti sembra che si possa affermare il contrario, che a praticare il campanilismo sia proprio il direttore generale Varrassi, preferendo nelle sue scelte tutto ciò che è aquilano quanto ad appartenenza territoriale e pidiellino quanto ad appartenenza di schieramento politico. Non riesco a dare torto a chi, a proposito della risposta varrassiana all’ordine degli architetti, ha commentato che il direttore generale sembra voler trattare i teramani come sudditi e coloni, come gente con l’anello al naso, e in pratica mettere in evidenza una totale mancanza di democrazia oltre ad una preoccupante tendenza a dare dell’ignorante a chi non la pensa come lui.
     Nella sua nota ultima e in quelle precedenti ho notato un’altra particolare tendenza del direttore generale, quella di insistere sul fatto che le critiche negative che egli interpreta (immotivatamente) come apprezzamenti personali gli vengano da persone che non lo conoscono e che lui non conosce. Ora, è chiaro che è del tutto giustificato che il direttore generale di una Asl non conosca tutti i suoi amministrati, uno per uno, e che costoro non conoscano lui, ma che a distanza di qualche tempo dal suo insediamento egli non conosca figure istituzionali o quasi del mondo delle professioni e delle categorie è più un demerito che un limite, e tutto a sua colpa. Perché sono tante le cose, oltre che gli uomini, che il dott. Varrassi non conosce e che non mostra alcun interesse a conoscere, avendo badato finora alla conoscenza (e anche alla riconoscenza), di politici e di uomini di potere ai quali deve l’essere stato scelto per il ruolo che ricopre.

     vrei voluto scrivere questo pezzo in inglese, per risultare pienamente comprensibile al dott. Varrassi, che si palesa tanto appassionato della lingua di Albione da preferirla nel citare proverbi un po’ aristocratici, trascurando la lingua italiana o il nostro dialetto abruzzese che hanno un mare di proverbi altrettanto efficaci se non di più. Ma non ho potuto farlo, perché avevo bisogno di risultare comprensibile a tutti i lettori, anche quelli per i quali il proverbio inglese citato dal dott. Varrassi deve essere risultato di significato piuttosto oscuro. Quello che possono aver capito è che Varrassi (che ne ha proposto una traduzione letterale in lingua italiana) li abbia considerati servi che spettegolano delle persone in loro assenza. Sarebbe fin troppo facile contro-osservare che anche i “managers” possono essere considerati servi dei padroni politici che li hanno scelti e che continuano a servirsi di loro per i loro fini e per perpetuare il loro potere. Dirlo, o anche solo sospettarlo, può prestare il fianco all’accusa di fare degli “apprezzamenti personali”?