Il dott. Varrassi si stupirà, ma
non ho trovato traccia di apprezzamenti personali,
così come non ne trovo negli scritti che ho dedicato
io al direttore generale, anche se ho motivo di
ritenere che il suo parere in merito è diverso.
Come mai il dott. Varrassi intende per apprezzamento
personale ciò che apprezzamento personale non è? Io
credo che ciò avvenga per una sindrome di
identificazione tra il “suo sé”, la sua persona, e
il ruolo che ricopre. Evidentemente egli si sente
investito di un potere gestionale che ritiene
indistinguibile dalla sua persona e secondo lui
chiunque critica il suo operato critica la sua
persona. Non c’è altra soluzione possibile. Ora, non
è che il dott. Varrassi abbia brillato per la
saggezza e per la indipendenza delle proprie scelte,
anzi. Non pochi ritengono che molte di esse siano in
relazione con i suoi mandanti (o referenti?)
politici e con la sua ambizione di assumere un
giorno un ruolo preminente nell’ambito della
struttura universitaria aquilana. Ma esprimere
critiche o riferirsi a questi elementi che fanno
sospettare scelte eterodirette significa fare
apprezzamenti personali? Non credo. Così come non
credo che sia giusto giudicare che chi avanza delle
critiche voglia buttarla in “gazzarra”, come il
direttore generale afferma rispondendo all’ordine
teramano degli architetti o accusare di eccesso di
campanilismo chi fa notare che la lingua ufficiale
della Asl teramana sembra sia diventato l’aquilano.
Infatti sembra che si possa affermare il contrario,
che a praticare il campanilismo sia proprio il
direttore generale Varrassi, preferendo nelle sue
scelte tutto ciò che è aquilano quanto ad
appartenenza territoriale e pidiellino quanto ad
appartenenza di schieramento politico. Non riesco a
dare torto a chi, a proposito della risposta
varrassiana all’ordine degli architetti, ha
commentato che il direttore generale sembra voler
trattare i teramani come sudditi e coloni, come
gente con l’anello al naso, e in pratica mettere in
evidenza una totale mancanza di democrazia oltre ad
una preoccupante tendenza a dare dell’ignorante a
chi non la pensa come lui.
Nella sua nota ultima e in quelle precedenti ho notato
un’altra particolare tendenza del direttore
generale, quella di insistere sul fatto che le
critiche negative che egli interpreta
(immotivatamente) come apprezzamenti personali gli
vengano da persone che non lo conoscono e che lui
non conosce. Ora, è chiaro che è del tutto
giustificato che il direttore generale di una Asl
non conosca tutti i suoi amministrati, uno per uno,
e che costoro non conoscano lui, ma che a distanza
di qualche tempo dal suo insediamento egli non
conosca figure istituzionali o quasi del mondo delle
professioni e delle categorie è più un demerito che
un limite, e tutto a sua colpa. Perché sono tante le
cose, oltre che gli uomini, che il dott. Varrassi
non conosce e che non mostra alcun interesse a
conoscere, avendo badato finora alla conoscenza (e
anche alla riconoscenza), di politici e di uomini di
potere ai quali deve l’essere stato scelto per il
ruolo che ricopre.
vrei voluto scrivere questo
pezzo in inglese, per risultare pienamente
comprensibile al dott. Varrassi, che si palesa tanto
appassionato della lingua di Albione da preferirla
nel citare proverbi un po’ aristocratici,
trascurando la lingua italiana o il nostro dialetto
abruzzese che hanno un mare di proverbi altrettanto
efficaci se non di più. Ma non ho potuto farlo,
perché avevo bisogno di risultare comprensibile a
tutti i lettori, anche quelli per i quali il
proverbio inglese citato dal dott. Varrassi deve
essere risultato di significato piuttosto oscuro.
Quello che possono aver capito è che Varrassi (che
ne ha proposto una traduzione letterale in lingua
italiana) li abbia considerati servi che
spettegolano delle persone in loro assenza. Sarebbe
fin troppo facile contro-osservare che anche i
“managers” possono essere considerati servi dei
padroni politici che li hanno scelti e che
continuano a servirsi di loro per i loro fini e per
perpetuare il loro potere. Dirlo, o anche solo
sospettarlo, può prestare il fianco all’accusa di
fare degli “apprezzamenti personali”?
|