Il corrosivo del 10 aprile 2012   

 

Il "Dio Mercato"

 

     Il fallimento finale delle democrazie nazionali rappresentative basate sul parlamentarismo è nei fatti, ormai come dato incontrovertibile. Solo alcuni pochi spiriti illuminati del primo novecento avevano avuto una visione profetica delle conseguenze terribilmente negative, in alcuni casi tragiche, della loro involuzione. Dopo aver prodotto divisioni ideologiche e guerre mondiali, queste democrazie stanno morendo sotto gli ultimi colpi del liberismo selvaggio, che, presentatosi con le vesti pacifiche dell’agnello, va ora rivelando sempre di più il suo vero volto di lupo. Senza più infingimenti, i mercanti e quanti praticano scientificamente l’usura a livello mondiale, hanno lasciato al loro destino i politici che le democrazie avevano espresso, ma di cui essi dominavano dispoticamente le scelte, non limitandosi ad orientarle, e si sono posti a capo dei governi nazionali. Ai quali impongono le proprie regole, dopo aver chiaramente dimostrato l’impotenza di quanti si erano illusi di poter dare regole ai mercati.

 

    Si registra in questo scorcio d’inizio del terzo millennio il pieno successo delle dottrine che postulano la determinazione esistenziale delle idee e, passando dallo stadio teoretico a quello empirico-descrittivo, la nuova sociologia dei mezzi di comunicazione compie l’ultimo stadio del processo di smascheramento delle ideologie.

    Le democrazie europee stanno morendo e i governi si rivelano fantocci nelle mani dei veri detentori del potere, che gestiscono a loro piacimento ogni aspetto della nostra vita quotidiana, arricchendosi a mano a mano che ci impoveriscono e riducendoci al rango di vittime sacrificali sull’altare del Dio-Mercato. Ogni nostra realtà è sottoposta al giudizio del Mercato, è Il Mercato che detta le regole ai governi e alle Nazioni, che scandisce il ritmo dell’essere e del divenire. La mattina il popolo non si alza più chiedendosi che tempo faccia ma che cosa stia per ordinare il Mercato e a quali nuovi ordini occorra piegarsi e obbedire tacendo. Definitivamente morta la coscienza di classe del proletariato con la morte dello stesso proletariato, la cui coscienza corretta godeva secondo Marx di una visione chiara della realtà, ha imposto “urbi et orbi” il proprio dominio mondiale la falsa coscienza dei banchieri di ogni latitudine che, senza più nemmeno muoversi fisicamente, sposta immensi capitali finanziari a seconda delle proprie strategie e delle proprie convenienze. Se la mentalità della borghesia tendeva a pensare in termini di stabilità ciò che avrebbe dovuto essere pensato in termini di movimento, oggi la mentalità di questi mercanti travestiti da tecnocrati ci induce a pensare in termini di movimento ciò che dovrebbe essere pensato in termini di stabilità.

     La vita stessa è un continuo passaggio da una merce all’altra e il mercato, invece di essere ancora il luogo dove si incontrano la domanda e l’offerta, quelli che vogliono vendere e quelli che vogliono comprare, è diventato il luogo immondo in cui non solo il lavoro ma l’uomo stesso è considerato una merce di scambio. Nessuno mai aveva immaginato il livello a cui sta per arrivare questa irreversibile tendenza ad una generale ed universale mercificazione del reale. La democrazia della pianificazione è fallita ed è stata l’ultimo stadio di un processo di liberazione e di partecipazione che si è interrotto bruscamente. I politici di piccolo rango che governano le nostre città sono schegge impazzite in balia del vento, tessere di un mosaico scomposto che ignoti giocolieri di divertono a ricomporre a seconda delle proprie esigenze. Essi stessi, privi di un faro da cui attendersi un fascio di luce che possa guidare la loro navigazione e soprattutto i loro approdi, sono in balia delle onde e ridotti al ruolo di esecutori di ordini e procaccia di tasse e balzelli.