Si
registra in questo scorcio d’inizio del terzo
millennio il pieno successo delle dottrine che
postulano la determinazione esistenziale delle idee
e, passando dallo stadio teoretico a quello
empirico-descrittivo, la nuova sociologia dei mezzi
di comunicazione compie l’ultimo stadio del processo
di smascheramento delle ideologie.
Le democrazie europee stanno morendo
e i governi si rivelano fantocci nelle mani dei veri
detentori del potere, che gestiscono a loro
piacimento ogni aspetto della nostra vita
quotidiana, arricchendosi a mano a mano che ci
impoveriscono e riducendoci al rango di vittime
sacrificali sull’altare del Dio-Mercato. Ogni nostra
realtà è sottoposta al giudizio del Mercato, è Il
Mercato che detta le regole ai governi e alle
Nazioni, che scandisce il ritmo dell’essere e del
divenire. La mattina il popolo non si alza più
chiedendosi che tempo faccia ma che cosa stia per
ordinare il Mercato e a quali nuovi ordini occorra
piegarsi e obbedire tacendo. Definitivamente morta
la coscienza di classe del proletariato con la morte
dello stesso proletariato, la cui coscienza corretta
godeva secondo Marx di una visione chiara della
realtà, ha imposto “urbi et orbi” il proprio dominio
mondiale la falsa coscienza dei banchieri di ogni
latitudine che, senza più nemmeno muoversi
fisicamente, sposta immensi capitali finanziari a
seconda delle proprie strategie e delle proprie
convenienze. Se la mentalità della borghesia tendeva
a pensare in termini di stabilità ciò che avrebbe
dovuto essere pensato in termini di movimento, oggi
la mentalità di questi mercanti travestiti da
tecnocrati ci induce a pensare in termini di
movimento ciò che dovrebbe essere pensato in termini
di stabilità.
La vita stessa è un
continuo passaggio da una merce all’altra e il
mercato, invece di essere ancora il luogo dove si
incontrano la domanda e l’offerta, quelli che
vogliono vendere e quelli che vogliono comprare, è
diventato il luogo immondo in cui non solo il lavoro
ma l’uomo stesso è considerato una merce di scambio.
Nessuno mai aveva immaginato il livello a cui sta
per arrivare questa irreversibile tendenza ad una
generale ed universale mercificazione del reale. La
democrazia della pianificazione è fallita ed è stata
l’ultimo stadio di un processo di liberazione e di
partecipazione che si è interrotto bruscamente. I
politici di piccolo rango che governano le nostre
città sono schegge impazzite in balia del vento,
tessere di un mosaico scomposto che ignoti
giocolieri di divertono a ricomporre a seconda delle
proprie esigenze. Essi stessi, privi di un faro da
cui attendersi un fascio di luce che possa guidare
la loro navigazione e soprattutto i loro approdi,
sono in balia delle onde e ridotti al ruolo di
esecutori di ordini e procaccia di tasse e balzelli.
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