In
quasi tutti gli uffici pubblici della città questi
“assunti” nella gloria del Signore, chiamati a
ricoprire un ruolo stando seduti su una sedia -
dalla quale però si alzano spessissimo per fare i
propri comodi qua e là “fuori stanza” - sono
legioni. Alcuni di loro sono assurti al rango nobile
della dirigenza, dietro scrivanie importanti o
primariati ospedalieri, e ne menano vanto, ma,
inutili orpelli e privi di dignità, più gonfiano il
petto e più fanno la ruota pavoneggiandosi, più
rivelano la loro piccolezza d’animo, da capitan
Fracassa con le spade di legno. Frequentano i
camerini dei teatri dove si recita a soggetto nelle
commedie di quint’ordine in cui gli Arlecchini sono
sempre servi di due padroni e i Pulcinella campano
con il miraggio di un piatto di maccheroni. Che si
tratti di tessere di partito o di biglietti di
auguri da distribuire equamente nelle grandi
occasioni, poco conta, perché la tecnica è sempre la
stessa: sentirsi servi e comportarsi come tali.
Velenose vipere cornute, sono pronti
a sparlare di chiunque anche solo accenni una
critica a chi li foraggia o promette loro di
continuare a vivere di elemosine, ricche, ma sempre
elemosine. Volano senza sosta, come effimere portate
dal vento, procurandosi le loro comodità e
trasmettendo l’arte del procacciarsene ai propri
figli, ai quali insegnano come si possa camminare
senza piedi, far carriera senza meriti, cantare alla
gloria dei benefattori e arpionare con becchi
d’avorio quanto è possibile arraffare mettendosi a
gara con gli altri, diventando all’improvviso
grifoni e tirando fuori gli artigli dopo essersi
mostrati innocui come uccellini del paradiso. Sono
l’immagine viva della loro stolta avidità. Nel
servire, compiono prodigi clamorosi, cavano dai loro
matracci finte lacrime di coccodrillo con le quali
muovere a pietà coloro ai quali chiedono favori,
dalle loro laide borse estraggono sospiri profondi
quanto il mare quando è profondo per commiserare da
sé le loro miserie e indurre gli altri a fare
altrettanto e concedere loro quello che chiedono.
Da altri piccoli contenitori di
velluto traggono fuori, all’occorrenza, le loro
risatine di scherno da rivolgere a quanti non sanno
mostrarsi servili come loro e perciò non sono
altrettanto bravi a ottenere ciò a cui aspirano,
magari meritandolo di più. Quale veleno è
paragonabile a quel loro dire e non dire, a quel
loro borbottare elogi in cambio di prebende, a quel
loro cicaleccio di complimenti, che costituiscono i
grani di un rosario blasfemo, perché viene usato per
recitare preghiere che sono concatenazioni di
spudorate richieste? E’ una frottola ingegnosa
quella che si racconta quando si prova ad enumerare
i loro meriti, perché essi sono inesistenti e non è
sulla loro base che hanno costruito le loro fortune
e le loro carriere questi esseri immondi così bene
armati di gentilismi, di perfidie, di astuzie e di
altri mille generi di mostruosità. Eccoli, non li
vedete? Salite le scale degli uffici pubblici, del
Comune, della Provincia, della Regione, degli enti
pubblici o semi pubblici, percorrete con passo
felpato i corridoi e sbirciate nella stanze. Ne
incontrerete a diecine, di sfaccendati, di
raccomandati, di super protetti che fanno finta di
essere utili alla società, quando invece lo sono
solo a se stessi, di essere impegnati in
un’attività, mentre invece costituiscono solo una
passività per il bene comune, di essere al servizio
di tutti, mentre lo sono soltanto al servizio di
qualcuno e soprattutto di se stessi. Poi, se potete,
visitate e frequentate le loro case e vi accorgerete
che vivono in stalle dorate, nelle quali però il
lezzo del letame è insostenibile, perché manca
totalmente quel dolce effluvio che solo può rendere
profumati gli ambienti: la dignità morale.
Non accadrà mai - o soltanto di tanto
in tanto, con cadenza secolare, all’alba delle
grandi rivoluzioni - ma lasciateci sognare che essi
cadranno un giorno sotto un’infame mannaia nella
mano di un boia, comandato da una mal combinata
giustizia. Lasciateci sognare che tutti noi potremo
avvicinarci in un lontano domani ad una madia da
dove ben conservati pani di una intatta purezza
d’animo emanino aromi e ben percepite fragranze.
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