Il corrosivo del 13 marzo 2012   

 

Foglie di fico e ars persecutoria

 

      Stando alle cronache giornalistiche, Giustino Varrassi venne scelto quale nuovo direttore generale della Asl di Teramo, preferito a Fernando Cantagalli, a Maurizio Monina, a Mario Molinari e a Sabatino Casini (questi ultimi due ex direttori generali della stessa Asl), in un incontro tenuto nella casa teramana di Gianni Chiodi, alla presenza di pochi privilegiati: gli assessori Mauro Di Dalmazio e Paolo Gatti, il segretario generale Enrico Mazzarelli, il socialista Nicola Di Marco, il consigliere di Fli Berardo Rabbuffo, Giandonato Morra e il sindaco Maurizio Brucchi. Chi gli fece subito le pulci, scoprì che il prescelto nel 2001 era finito sotto processo all’Aquila con l’accusa di aver svolto l’attività di anestesista presso una struttura privata contemporaneamente al ruolo di dipendente della Asl e condannato per falso e truffa ad un anno e tre mesi di reclusione, condanna successivamente annullata nel processo d’appello che aveva portato all’assoluzione.

 

     In una sua interrogazione, il consigliere regionale di minoranza, Maurizio Acerbo, ritirò fuori un’altra vecchia storia: la presenza del nome di Varrassi in un elenco pubblicato da “L’Espresso” nel 2001 che riportava i nomi di presunti massoni e la sua iscrizione alla loggia Giuseppe Garibaldi di Nice (Francia) con la qualifica di maestro massone.Varrassi si affrettò a ricordare, minacciosamente, che aveva a suo tempo fatto ricorso al Garante della Privacy, contestando la pubblicazione di quell’elenco, e aveva querelato “L’Espresso”, mostrando così di considerare l’affermazione di una presunta affiliazione alla massoneria calunniosa e diffamatoria, come se la massoneria di per sé fosse un’associazione a delinquere.
     Ricordo che esordì sulla scena teramana con una gaffe clamorosa. Un settimanale satirico, “Sor Paolo”, aveva pubblicato un suo colloquio immaginario con il dott. Roberto Petrella (ginecologo del consultorio di Casalena, costretto a visitare le pazienti senza disporre di un ecografo) nel quale gli veniva attribuito l’invito al professionista ad utilizzare, invece dell’ecografo, una palla di vetro. Ebbene, non ci crederete, ma il direttore generale Varrassi chiese ufficialmente, con una lettera, al direttore del settimanale  (e perfino al direttore del quotidiano di cui il settimanale era l’inserto domenicale) dove, come e quando avesse mai fatto quella dichiarazione. Dimostrando così, quanto meno, di non capire in che cosa consistesse la satira e di non sapere quale reale valenza attribuire ad un giornale satirico.
Successivamente, il direttore Varrassi ha operato diverse scelte, molte delle quali negativamente giudicate e altre assai contestate, ma tutte improntate ad una applicazione metodica del principio che è utile e opportuno favorire la maggioranza politica che lo ha prescelto. Ultimamente sta imperversando sulla stampa, e anche su Facebook, per magnificare i suoi gioielli, cioè reparti ospedalieri che se sono di eccellenza non lo devono a lui, trascurando di considerare tutti i numerosissimi elementi negativi, emersi recentemente anche nelle visite ai reparti di alcuni politici di opposizione, ai quali operatori sanitari di ruolo e rango diversi hanno rappresentato oggettive e gravi carenze. Eppure il direttore Varrassi continua ad usare l’eccellenza della cardiochirurgia teramana (indiscutibile) come una foglia di fico, con cui nascondere le vergogne indiscutibili costituite da queste generalizzate, oltre che dall’estrema politicizzazione della sanità teramana, denunciata giustamente da Manola Di Pasquale, di cui proprio il direttore Varrassi porta tutta intera la responsabilità.
     Ma quel che colpisce negativamente è la persecuzione alla quale da tempo sta sottoponendo il sopra ricordato dott. Petrella, al quale è stata inflitta una punizione identica nella misura (due mesi di sospensione senza stipendio) a quella inflitta ad un altro operatore sanitario (appartenente alla maggioranza) accusato di falso, peculato e truffa, ma che lui ha nominato primario o quasi. Una punizione che il giudice del lavoro di Teramo ha definito sproporzionata e l’ha annullata, giudicandola anche immotivata nel merito e condannando la ASL a pagare le spese giudiziarie. Ma che fa il direttore generale Varrassi, o che cosa lascia fare, essendo comunque responsabile di tutti gli atti dell’azienda? Prosegue la sua persecuzione, facendo proporre al dott. Petrella l’accettazione di una censura scritta in cambio della mancata presentazione del ricorso, e, quando il dott. Petrella si rifiuta, gliela commina ugualmente, sostenendo (con una forzatura interpretativa della sentenza che non mancherà di essere riconosciuta giudiziariamente) che è proprio la punizione che il giudice del lavoro ha suggerito come adeguata. E qual è l’accusa per la quale il dott. Petrella viene così pesantemente perseguitato? Ha “suggerito” due articoli di stampa nei quali l’ASL di Teramo veniva rappresentata con qualche menda e perciò ledendone il buon nome, quindi violando il codice disciplinare.

     Guarda caso, nel frattempo, prima e dopo, diecine e diecine di colleghi del dott. Petrella, dipendenti anche loro della ASL teramana, hanno continuato sulla stampa non solo a “suggerire” articoli, ma a rilasciare dichiarazioni o a firmare interventi critici assai più pesanti sulle gravi carenze dell’azienda, senza essere puniti. Poiché già la ASL per l’annullamento del primo provvedimento di sospensione dovrà pagare non meno di 10.000 euro tra spese legali e di giudizio e altre ne dovrà pagare per portare avanti, inopinatamente, la nuova punizione irrogata, mi chiedo: se chi ricopre un ufficio pubblico vuole divertirsi a perseguitare un proprio dipendente ed esercitarsi in una sorta di ”ars persecutoria”, non dovrebbe farlo a proprie spese? E se lo fa anche con i miei soldi, con i nostri soldi, di noi contribuenti, non dovrebbe intervenire la Corte dei Conti?