Ho seguito,
dicevo, i preparativi e poi i lavori, attraverso le
cronache e gli articoli di stampa. Mi sono divertito
e mi sono indignato. Non sto qui a spiegare per che
cosa, perché conta poco. Ho seguito anche i
commenti, e uno mi è sembrato, oltre che laudativo,
bizzarro. Ho letto: “Ha vinto il PDL”. Del perché
questo commento mi abbia divertito, proverò a
spiegarlo. Penso che ne valga la pena e che la
spiegazione possa essere utile. Mi sono chiesto:
perché ha vinto il PDL? Come si può dirlo? Ho
riletto le cronache per capirlo e non l’ho capito.
Anzi, ho capito che dire che abbia vinto il PDL, se
non è falso, quanto meno non è vero. Non ha vinto il
PDL, perché non ha vinto un partito. Un partito
vince quando si trova l’unità congressuale, e qui in
questo primo congresso di un partito che sta per
morire e finora non ne aveva mai fatti, pur non
essendo nato proprio ieri, non si è trovata l’unità,
ma è stato formalizzato un risultato scontato, forse
già accettato alla vigilia.
Non ha vinto il PDL perché il dibattito non c’è
stato e nei congressi veri nessuno vince quando
mancano il dibattito e la discussione. Non ha vinto
un partito, perché nessuno vince in un congresso in
cui le tesi che vengono portate avanti sono vuote di
contenuto e di prospettiva e gli interventi lo sono
altrettanto, ridotti al ruolo e al rango di beceri
attacchi alla stampa e ad ex compagni di cordata
spalmati di grasso fino a quando hanno fatto comodo.
Nessuno e niente vince in un congresso che si
caratterizza per essere rappresentabile come un
rituale, come una messa cantata, dove si
giustificano il passato e il presente ma anche il
futuro non ancora scritto e già assolto da tutti i
peccati. Come si può dire che abbia vinto il PDL,
quando il PDL sta per immolarsi, sconfitto,
sull’altare delle proprie contraddizioni e del culto
della personalità, e sta per praticare una dolce
eutanasia nella speranza di una risurrezione sotto
altro nome e sotto altra forma?
No, non ha vinto il PDL, e nemmeno ha
vinto la DC, la Democrazia Cristiana, che è l’alias
di questo PDL morente. Ecco, il congresso che si è
aperto e chiuso domenica, con un vincitore scontato
e uno sconfitto che viene fatto passare anche lui
per vincitore, è stato un tipico congresso
democristiano, quello dei figli, uguale a quello che
celebravano i padri, uguale nelle forme e nei
contenuti, nelle formule e nei riti, nelle parole e
nelle convenzioni, non nei simboli ma nelle
intenzioni. Questo congresso potrà essere un
capitolo di quel libro che forse un giorno riuscirò
a terminare e a dare alle stampe, intitolato
“Fenomenologia del democristiano”. Si parlerà di
fenomeni e di parafenomeni, di epifenomeni e di
teorie malefiche, come quelle sulle doppie, triple e
quadrupli verità, che giustificano con il
genuflettersi davanti agli altari l’esercizio del
potere del trono, che nascondono gli occulti vizi
privati con le esibite virtù pubbliche, che ai
defunti non solo promettono un posto in paradiso ma
garantiscono anche una tessera di partito e ai vivi
conferiscono un posto di potere in base al numero di
tessere possedute, anche quelle dei morti.
Nessuno ha vinto in questo congresso, nemmeno il
partito che lo ha tenuto. In questo congresso ci
sono solo sconfitte ed è facile individuare e
indicare chi ha perso. Ha perso chi ha creduto che
questo partito e quello che lo aveva preceduto
(dando vita a questo) potessero rinnovare la
politica e coloro che la fanno; ha perso chi ha
sognato un cambiamento di segno e di direzione in
uomini che hanno dimostrato di essere quelli di
sempre o i loro figli; hanno perso quelli che,
stando a destra, li hanno combattuti e poi sono
finiti, per una ragione o per l’altra, nel novero
indistinto e indistinguibile di quelli che li
riveriscono, dopo essersi spostati al centro, che è
pur sempre la vecchia palude dei parlamenti, anche
in democrazia.
Ha perso la Teramo che spera in
qualcosa d’altro e di diverso, anzi di opposto,
sperando di meritarlo. Ha perso chi non pensa di
meritarsi la sconfitta, ma non fa nulla per cambiare
le cose. Ha perso chi si illude che i congressi
degli altri partiti siano diversi e migliori. Ha
perso chi continua a sperare in un’opposizione che
in questa città non c’è mai stata, non c’è e non ci
sarà mai. Ha perso chi pensa, e continua a pensare,
che la stampa sia libera e non debba mai essere
asservita a interessi di partito, commerciali e di
bottega. Ha perso anche chi finora ha sempre vinto e
pensa di continuare a vincere, perché non ha capito
che in realtà ha sempre perso e continua a perdere.
Purtroppo ha perso anche chi ha sempre perso,
continua a perdere e teme, o spera, di non poter mai
vincere. Insomma, non ha vinto nessuno e abbiamo
perso tutti. |