Il corrosivo del 28 febbraio 2012   

 

Giochi pericolosi

 

      Un sindaco punta sulla realizzazione di un project-financing nel quale si impegna a dare ad un imprenditore privato 44 milioni di euro di risorse pubbliche e pensa di ricavarne solo 7 milioni, a consentire la cementificazione, pressoché selvaggia di un’area in centro storico e di un’altra di poco discosta in cambio della realizzazione di un nuovo teatro e non si accorge che quell’imprenditore è in odor di camorra, coinvolto in inchieste giudiziarie. Quando qualcuno lo scopre, cade dalle nuvole. Quello stesso sindaco ha per anni come partner privati e amministratori delegati della società di smaltimento dei rifiuti personaggi equivoci, chiacchierati e via via sospettati anche loro di appartenere a qualche onorata società. Senza vedere, senza sentire e senza parlare, intrattiene con loro fitti rapporti fino alla caduta dal pero, cioè fino a quando non sente dire, sempre da altri, che si tratta di gente non proprio raccomandabile.

   Un senatore e un assessore regionale alla sanità intrattengono fitte con-versazioni telefoniche e frequentazioni con imprenditori attivi nel settore dello smaltimento dei rifiuti e nella costruzione di impianti tecnologici che hanno molto da chiedere alla politica e molto da ottenere nel caso che gli venga dato.    Parlano

 

con loro amichevolmente, di tutto, anche di assunzioni e di contributi al proprio partito politico per somme consistenti, non inferiori ad una ventina di migliaia di euro, si danno appuntamenti e poi si incontrano con grande disinvoltura.

     Un vescovo, sia pure ausiliario, di una città capoluogo dove c’è molto da spendere (e da guadagnare) ricostruendo ciò che è stato distrutto da un terribile terremoto intrattiene rapporti con chi pensa di organizzare una bella truffa impadronendosi di ingenti fondi destinati al sociale, parla dell’indagine con chi è stato indagato e gli comunica notizie riservate sull’indagine stessa, poi mente al giudice che lo interroga negando la circostanza.

     Il socio di studio di un presidente di regione ospita nel suo ufficio un paio di società (e di qualcuna ha la procura speciale) che si danno molto da fare nell’effettuare ingenti trasferimenti di capitale dall’Italia all’estero e dall’estero all’Italia, facendo sparire e ricomparire il flusso di denaro qua e là, miracolosamente, con operazioni da capogiro ritenute non proprio legali dalla magistratura e per questo sono messi sotto accusa e perfino arrestati. Questo socio di studio di un governatore di regione che, quando era sindaco, lo ha nominato assessore, si trova al centro, quanto meno come spettatore non certo inconsapevole, di un vorticoso spostamento di denaro da una società all'altra nel quale la magistratura ritiene esserci stata sottrazione di soldi ai creditori con finale rientro di ingenti capitali in Italia avvenuti tramite banche svizzere e utilizzati per acquisti immobiliari.

     Un urologo che si trova ad avere come primario un compagno di studi severo e non particolarmente bendisposto nei suoi confronti, diventa assessore e poi si comporta con una certa disinvoltura, gestendo le sue presenze in ospedale con un andare e venire di permessi, alcuni dei quali (sembra) firmati in bianco. Dimentica di rilasciare le ricevute per quelle poche visite che fa nella struttura pubblica, intrattenendovisi poi in conversazione, quanto meno in conversazione, sia pure assai piacevole, con una gentilissima signora. Fa tutto questo con noncuranza, forse con poca prudenza, con superficialità. E un general manager dello stessa ASL, che pure ha dovuto prendere atto di una sospensione di quell’urologo, lo promuove e gli affida la gestione di una unità operativa semplice, in pratica un primariato, comminando poi la stessa punizione - sospensione di due mesi senza stipendio - ad un ginecologo accusato solo di aver ispirato la pubblicazione di due articoli giornalistici ritenuti a scapito del buon nome dell’amministrazione, finisce per veder accolto dal giudice del lavoro il ricorso presentato dallo stesso medico e per questo viene condannato a pagare le spese di giudizio.

     L’elenco potrebbe continuare con altri casi in cui alcuni dei personaggi che dovrebbero essere particolarmente accorti sia per il ruolo ricoperto in società sia per il successo conseguito nella propria vita, certamente non quella anonima e miserevole dei “poveri cristi”, degli umili e dei paria della società, si sono comportati con grande superficialità, diciamo con estrema quanto sorprendente “leggerezza”, con inattesa ingenuità. Va bene che viviamo nel paese delle cose fatte personalmente a propria insaputa, ma questo comportamento fanciullesco, alla Candido di Voltaire, risulta incomprensibile. Mi sono munito di tonnellate e tonnellate di buonismo, me ne sono cibato a lungo, al punto di averne in cantina solo delle modiche quantità non consumate; ho estratto dalle cave speciali dove il materiale abbonda tonnellate e tonnellate di garantismo; ho comperato migliaia e migliaia di metri quadrati di buona fede… eppure non riesco né a capire né a giustificare l’ingenuità di questi personaggi, la loro dabbenaggine, davvero inspiegabile in chi passa per individuo sagace, esperto, intelligente, perfino furbo, e ha tanti meriti da poter godere di un buon reddito, mentre altri, addirittura più meritevoli, stentano a sbarcare il lunario. Così mi sono detto, senza essere infetto dal virus tanto pericoloso del “pensar male”, che queste persone, nella migliore della ipotesi, sono colpevoli di una colpa minore, ma pur sempre grave: la tendenza al gioco pericoloso.

     Ecco, chiamiamoli così i loro comportamenti, se non vogliamo scomodare altri termini, tra quelli che si annidano nei vari codici, etico, morale, penale, di buon comportamento… Chiamiamoli così: giochi pericolosi, come un tempo le mamme definivano il troppo accostarsi dei propri figli a quei minacciosi cartelli che dicevano: “Chi tocca i fili muore”.