con
loro amichevolmente, di tutto, anche di assunzioni e
di contributi al proprio partito politico per somme
consistenti, non inferiori ad una ventina di
migliaia di euro, si danno appuntamenti e poi si
incontrano con grande disinvoltura.
Un vescovo, sia pure ausiliario, di una città
capoluogo dove c’è molto da spendere (e da
guadagnare) ricostruendo ciò che è stato distrutto
da un terribile terremoto intrattiene rapporti con
chi pensa di organizzare una bella truffa
impadronendosi di ingenti fondi destinati al
sociale, parla dell’indagine con chi è stato
indagato e gli comunica notizie riservate
sull’indagine stessa, poi mente al giudice che lo
interroga negando la circostanza.
Il socio di studio di un presidente di regione
ospita nel suo ufficio un paio di società (e di
qualcuna ha la procura speciale) che si danno molto
da fare nell’effettuare ingenti trasferimenti di
capitale dall’Italia all’estero e dall’estero
all’Italia, facendo sparire e ricomparire il flusso
di denaro qua e là, miracolosamente, con operazioni
da capogiro ritenute non proprio legali dalla
magistratura e per questo sono messi sotto accusa e
perfino arrestati. Questo socio di studio di un
governatore di regione che, quando era sindaco, lo
ha nominato assessore, si trova al centro, quanto
meno come spettatore non certo inconsapevole, di un
vorticoso spostamento di denaro da una società
all'altra nel quale la magistratura ritiene esserci
stata sottrazione di soldi ai creditori con finale
rientro di ingenti capitali in Italia avvenuti
tramite banche svizzere e utilizzati per acquisti
immobiliari.
Un urologo che si trova ad avere come primario un
compagno di studi severo e non particolarmente
bendisposto nei suoi confronti, diventa assessore e
poi si comporta con una certa disinvoltura, gestendo
le sue presenze in ospedale con un andare e venire
di permessi, alcuni dei quali (sembra) firmati in
bianco. Dimentica di rilasciare le ricevute per
quelle poche visite che fa nella struttura pubblica,
intrattenendovisi poi in conversazione, quanto meno
in conversazione, sia pure assai piacevole, con una
gentilissima signora. Fa tutto questo con
noncuranza, forse con poca prudenza, con
superficialità. E un general manager dello stessa
ASL, che pure ha dovuto prendere atto di una
sospensione di quell’urologo, lo promuove e gli
affida la gestione di una unità operativa semplice,
in pratica un primariato, comminando poi la stessa
punizione - sospensione di due mesi senza stipendio
- ad un ginecologo accusato solo di aver ispirato la
pubblicazione di due articoli giornalistici ritenuti
a scapito del buon nome dell’amministrazione,
finisce per veder accolto dal giudice del lavoro il
ricorso presentato dallo stesso medico e per questo
viene condannato a pagare le spese di giudizio.
L’elenco potrebbe continuare con altri casi in cui
alcuni dei personaggi che dovrebbero essere
particolarmente accorti sia per il ruolo ricoperto
in società sia per il successo conseguito nella
propria vita, certamente non quella anonima e
miserevole dei “poveri cristi”, degli umili e dei
paria della società, si sono comportati con grande
superficialità, diciamo con estrema quanto
sorprendente “leggerezza”, con inattesa ingenuità.
Va bene che viviamo nel paese delle cose fatte
personalmente a propria insaputa, ma questo
comportamento fanciullesco, alla Candido di
Voltaire, risulta incomprensibile. Mi sono munito di
tonnellate e tonnellate di buonismo, me ne sono
cibato a lungo, al punto di averne in cantina solo
delle modiche quantità non consumate; ho estratto
dalle cave speciali dove il materiale abbonda
tonnellate e tonnellate di garantismo; ho comperato
migliaia e migliaia di metri quadrati di buona fede…
eppure non riesco né a capire né a giustificare
l’ingenuità di questi personaggi, la loro
dabbenaggine, davvero inspiegabile in chi passa per
individuo sagace, esperto, intelligente, perfino
furbo, e ha tanti meriti da poter godere di un buon
reddito, mentre altri, addirittura più meritevoli,
stentano a sbarcare il lunario. Così mi sono detto,
senza essere infetto dal virus tanto pericoloso del
“pensar male”, che queste persone, nella migliore
della ipotesi, sono colpevoli di una colpa minore,
ma pur sempre grave: la tendenza al gioco
pericoloso.
Ecco, chiamiamoli così i loro comportamenti, se non
vogliamo scomodare altri termini, tra quelli che si
annidano nei vari codici, etico, morale, penale, di
buon comportamento… Chiamiamoli così: giochi
pericolosi, come un tempo le mamme definivano il
troppo accostarsi dei propri figli a quei minacciosi
cartelli che dicevano: “Chi tocca i fili muore”. |