Poiché ad un amministratore non si possono imputare
peccati e per eventuali reati può provvedere solo la
magistratura, non riuscendo ad individuare nessun
merito (per quanto mi sforzi), mi limiterò ad
addebitargli delle colpe, e precisamente sette, lo
stesso numero dei vizi capitali. Che sono, come
ognuno ricorderà, la superbia, l’avarizia, la
lussuria, l’invidia, la gola, l’ira e l’accidia.
Di questi
vizi, solo la lussuria e la gola non sono
rapportabili alle sette colpe che addebito al
sindaco Brucchi, non essendo a conoscenza di
eventuali suoi atti lussuriosi o di suoi presunti
peccati di gola. Degli altri cinque, trovo una
precisa corrispondenza in cinque delle sette colpe,
sulle quali fornirò alcuni elementi giustificativi
del mio giudizio. Come non accusare Brucchi di
superbia, ricordando quanto sprezzantemente abbia
portato avanti la sua convinzione di essere
superiore a tutti e con quanta arroganza abbia
considerato dall’alto in basso tutte le
argomentazioni addotte da chi aveva un parere
diverso dal suo, riguardo ad alcuni disegni e
progetti dell’amministrazione a volte giustamente
considerati come deliranti? Non si è forse reso
colpevole di superbia quando ha sprezzato cinquemila
firme di suoi concittadini che chiedevano un
referendum sul project financing per la costruzione
di un nuovo teatro, proponendosi di regalare di
fatto alla speculazione un’enorme quantità di
risorse pubbliche? Non è stato superbo nel pensare
che le sue idee riguardo alla STU, all’interramento
della stazione ferroviaria con costruzione di un
nuovo albergo nell’area recuperata, nella
realizzazione del nuovo edificio per sede del Comune
e della Provincia in piazza S Francesco e alla
ristrutturazione del mercato coperto fossero in
assoluto quelle migliori e più valide?
Non si è
reso colpevole di avarizia, quando, continuando a
voler fare il sindaco e il medico e per di più
quasi-primario, e proponendosi anche nella terna dei
candidati a dirigere il liceo musicale “Braga”, ha
fornito scarse e carenti spiegazioni sui suoi reali
propositi riguardo al Teatro Romano, allo svincolo
della Gammarama del Lotto Zero e a quello di Viale
Crispi con la Teramo-Mare o quando addirittura non
ha aperto bocca, dimostrandosi avaro di parole,
quando avrebbe dovuto dire con chiarezza la sua
opinione sulle contestazioni che gli si facevano,
come quelle riguardo al progetto di recupero dell’ex
psichiatrico, noto come progetto Jessica, la
ripavimentazione di Corso San Giorgio e la
sistemazione di Corso De Michetti, o l’ultimazione
dell’Ipogeo di Piazza Garibaldi?
Non si è
reso forse colpevole di ira, quando ha palesato una
grandissima insofferenza nei confronti di molte
critiche riguardanti il suo ruolo e le sue
decisioni, o il suo rapporto con l’opposizione, o le
contraddittorie comunicazioni e delucidazioni che
forniva a proposito di provvedimenti
dell’amministrazione da lui guidata sui quali
mostrava però di essere scarsamente o poco
lucidamente informato, come quelle relative ai
passi carrabili, ai poli scolastici, alla rotonda
dello svincolo di Cartecchio con il superamento dei
passaggi a livello?
Non si è forse reso colpevole di
accidia, cioè da un pavido torpore, da inerzia e da
eccessiva remissività nei confronti dei suoi padrini
e referenti politici di rango superiore, dei quali
ha continuato ad accettare e tollerare ordini e
ditkat di vario genere, come quello di non prevedere
una delega alla cultura, di assistere impotente ad
una serie di scelte urbanistiche e di destinazioni
di aree pubbliche a parchi delle rimembranze o a
statue di vario stile e di diversa grandezza?
Non si è reso colpevole di invidia
quando ha mostrato di essere triste per il bene
altrui, percepito come male proprio, mostrandosi
certamente non contento per il successo di
iniziative da lui non direttamente promosse o per
carriere più prestigiose della sua?
Le altre
due colpe che addebito al sindaco Brucchi non sono
rapportabili a nessuno di questi cinque vizi
capitali e a nessuno dei due che ho escluso (la
lussuria e la gola). La prima è la presunzione, che
gli fa credere di essere un efficace comunicatore e
promotore di se stesso e lo induce ad un
presenzialismo, anche televisivo, che gli nuoce più
di quanto non gli giovi. La seconda è la poca
lungimiranza, che lo induce a non vedere mai oltre
la punta del proprio naso ed è forse, per un
amministratore, la colpa più grave. |