Quando, pure in questa rubrica, ho parlato di
“satrapi e mandarini”, ho segnalato la voracità di
questi burocrati collocati quasi sempre in posti
largamente superiori ai meriti e alle capacità di
ognuno e la nullità dei politici che, chiamati ad
attività di controllo e di direzione strategica, le
hanno completamente omesse e trascurate, lasciando
di fatto completamente l’ente amministrato nelle
mani di una cricca che aveva per obiettivo solo il
personale arricchimento. Pensare che gli autori di
questi “delitti di segreteria” siano chiamati a
rispondere dei loro crimini, perché di questo si
tratta, mi fa personalmente piacere. Conoscendo la
loro voracità, immagino che il dolore nel restituire
le somme indebitamente percepite sia almeno pari, se
non superiore, al piacere che hanno provato
nell’appropriarsene. Sapendo che qualcuno di essi ha
già dovuto restituire il maltolto, la mia
soddisfazione è tanta. Però mi coglie il dubbio che
altre somme possano non tornare nella disponibilità
della collettività, sia perché sono entrati in campo
i legulei a difesa delle rapaci arpie sia perché
l’ente stesso, pur avendo mutato segno e
orientamento politico, potrebbe essere assai tiepido
e poco deciso nell’attività di recupero.
Si impone più di un interrogativo su come sia stato
possibile consentire a qualcuno compiere questi
“delitti di segreteria”, quasi alla luce del sole,
perché tutti sapevano quel che avveniva ma nessuno,
o quasi nessuno, muoveva un dito per evitarli, anzi,
veniva spesso sottoposto a pressione chi minacciava
di parlarne e di denunciarli. Il periodo temporale
di riferimento del compimento di questi “delitti”
mette in una luce ancora peggiore la gestione
D’Agostino (ma anche l’ultimo anno della gestione
Ruffini), però individua la centralità di una
Trimurti che ha retto con pugno di ferro la
titolarità degli uffici al massimo livello. Ma anche
sulla gestione Catarra, che pure non rientra nel
periodo considerato dall’ispezione ministeriale,
vorrei che non cadessero ombre. Vorrei essere certo
che le cattive abitudini siano cessate così come i
mancati controlli.
Non vorrei riscontrare alcuna incertezza e alcuna
cautela negli amministratori attuali a proposito
dell’azione di recupero. E invece… Mi allarma molto
sentire l’assessore Di Giacinto, che pure ha avviato
il recupero delle somme, dire che “i tempi non
saranno brevi” e che “è stato dato un segnale”.
Altro che segnale! I segnali di fumo lasciamoli ai
pellerossa, per piacere. Si stanino i componenti
delle cricche, alcuni dei quali sono rimasti ancora
all’interno dell’ente, magari aspettando di poter
ricominciare i loro maneggi, e i politici facciano
quel che devono fare, dirigendo l’ente e non
lasciandosi ridurre, come invece è avvenuto, ad una
sorte di “re travicelli”, manipolati ed
etero-diretti. |