Il corrosivo del 24 gennaio 2012   

 

Delitti di segreteria

 

     

     Ricordo di essermi occupato in questa stessa rubrica, anni fa e a più riprese, delle disinvolte operazioni di alcuni dirigenti e funzionari della provincia che si attribuivano e percepivano compensi, a diverso titolo ma illegittimamente, come mi veniva segnalato dall’interno dell’ente. Ricordo di essermi a suo tempo stupito, e anche qualche cosa di più (diciamo scandalizzato?). Ricordo di aver segnalato lo strapotere di un “cerchio magico” che aveva stretto il presidente (e tutta la politica) in una morsa, relegandolo a semplice esecutore e stravolgendone il ruolo, perché dalla politica quei dipendenti infedeli avrebbero dovuto, appunto, “dipendere” e non, di fatto, darle ordini.

    Quelli erano i tempi in cui filtrava molta acqua sporca tra i fori di quel colabrodo contabile che fu l’amministrazione D’Agostino e il Ras della segreteria era il “dominus” indiscusso e perfino temuto. Poi sono successe delle cose, delle quali la principale è da ritenersi l’ispezione ministeriale che ha definitivamente accertato e stabilito che per anni somme di denaro sono finite in “surplus” nelle buste paga di alcuni dipendenti, funzionari e dirigenti. Vi sono finite con qualche trucchetto contabile e con qualche rotazione nella copertura temporanea dell’incarico di segretario, volutamente mantenuto vacante, consentendo così ai furbetti di spartirsi i diritti di segreteria, attribuendoseli a rotazione ma restando, individualmente, al di sotto di un determinato tetto percentuale di emolumento. Insomma è stato accertato che sono stati commessi numerosi “delitti di segreteria”, i cui responsabili sono stati recentemente chiamati a pagare con la restituzione delle somme illegittimamente intascate.

 

     Quando, pure in questa rubrica, ho parlato di “satrapi e mandarini”, ho segnalato la voracità di questi burocrati collocati quasi sempre in posti largamente superiori ai meriti e alle capacità di ognuno e la nullità dei politici che, chiamati ad attività di controllo e di direzione strategica, le hanno completamente omesse e trascurate, lasciando di fatto completamente l’ente amministrato nelle mani di una cricca che aveva per obiettivo solo il personale arricchimento. Pensare che gli autori di questi “delitti di segreteria” siano chiamati a rispondere dei loro crimini, perché di questo si tratta, mi fa personalmente piacere. Conoscendo la loro voracità, immagino che il dolore nel restituire le somme indebitamente percepite sia almeno pari, se non superiore, al piacere che hanno provato nell’appropriarsene. Sapendo che qualcuno di essi ha già dovuto restituire il maltolto, la mia soddisfazione è tanta. Però mi coglie il dubbio che altre somme possano non tornare nella disponibilità della collettività, sia perché sono entrati in campo i legulei a difesa delle rapaci arpie sia perché l’ente stesso, pur avendo mutato segno e orientamento politico, potrebbe essere assai tiepido e poco deciso nell’attività di recupero.

     Si impone più di un interrogativo su come sia stato possibile consentire a qualcuno compiere questi “delitti di segreteria”, quasi alla luce del sole, perché tutti sapevano quel che avveniva ma nessuno, o quasi nessuno, muoveva un dito per evitarli, anzi, veniva spesso sottoposto a pressione chi minacciava di parlarne e di denunciarli. Il periodo temporale di riferimento del compimento di questi “delitti” mette in una luce ancora peggiore la gestione D’Agostino (ma anche l’ultimo anno della gestione Ruffini), però individua la centralità di una Trimurti che ha retto con pugno di ferro la titolarità degli uffici al massimo livello. Ma anche sulla gestione Catarra, che pure non rientra nel periodo considerato dall’ispezione ministeriale, vorrei che non cadessero ombre. Vorrei essere certo che le cattive abitudini siano cessate così come i mancati controlli.

     Non vorrei riscontrare alcuna incertezza e alcuna cautela negli amministratori attuali a proposito dell’azione di recupero. E invece… Mi allarma molto sentire l’assessore Di Giacinto, che pure ha avviato il recupero delle somme, dire che “i tempi non saranno brevi” e che “è stato dato un segnale”. Altro che segnale! I segnali di fumo lasciamoli ai pellerossa, per piacere. Si stanino i componenti delle cricche, alcuni dei quali sono rimasti ancora all’interno dell’ente, magari aspettando di poter ricominciare i loro maneggi, e i politici facciano quel che devono fare, dirigendo l’ente e non lasciandosi ridurre, come invece è avvenuto, ad una sorte di “re travicelli”, manipolati ed etero-diretti.