La sindrome di Caligola spinge molti sindaci,
presidenti di provincia, presidenti di regione e
chiunque si trovi al vertice di strutture di potere
politico, economico o finanziario a queste generose
distribuzioni o a queste infami estorsioni. E, così
come Caligola nominò senatore il proprio cavallo,
questi nuovi Caligola collocano i propri “cavalli”
in posti di grande responsabilità e di grande
potere, con retribuzioni da favola. Abbiamo visto, e
vediamo, assessori alla cultura notoriamente
incolti, presidenti di enti pubblici famosi per non
conoscere nemmeno la tabellina pitagorica che
gestiscono miliardi di lire o di euro, capi di
gabinetto che sanno a malapena organizzare la
propria vita, gestori di comunicazione istituzionale
del tutto privi di ogni capacità di comunicazione.
Tutti personaggi collocati molto al di sopra delle
proprie capacità umane e professionali,
sopravvalutate all’eccesso, in pieno dispregio di
ogni considerazione meritocratica, la cui unica
virtù era (ed è) quella di saper fedelmente (non
lealmente) servire i propri referenti o i propri
mentori e protettori o ringhiare come barboncini
petulanti nel difendere le caviglie dei propri
padroni.
La sindrome di Caligola è ancora
imperante, dal primo dopoguerra, e ha trasformato
quella che era stata annunciata come una democrazia
in un’oligarchia, avara con chi merita e generosa
con chi demerita, auto-referente e arrogante,
arricchitasi a dismisura, spesso all’ombra di logge
massoniche, che ha al suo servizio un esercito di
domestici in livrea, abituati a lustrare le scarpe
dei potenti ogni mattina. Intanto chi gestisce il
potere e amministra la cosa pubblica continua a dare
rispose individuali ad interessi e richieste
individuali, invece di dare risposte collettive a
interessi e richieste collettive.
Prendiamo Teramo. Guardiamola. Fotografiamola.
Aereofotografiamola. Poi confrontiamo le fotografie
e le aereofotografie con quelle del passato.
Valutiamo su come si è sviluppata, accresciuta e
ingrandita. Esaminiamone le colline, il tessuto
urbano e la viabilità. Consideriamo gli effetti e le
conseguenze degli strumenti urbanistici approvati e
adottati. Non sarà difficile comprendere come sia
stato consentito a chiunque di fare quel che voleva,
facendo in modo che l’interesse privato avesse la
meglio sull’interesse collettivo, perché consentirlo
creava a sua volta consenso, che, trasformato in
potere, a sua volta consentiva di consentire. La
sindrome di Caligola si è congiunta con la sindrome
del demagogo, sia con amministrazioni di destra che
con amministrazioni di (presunta) sinistra. Si è
sviluppato, individualmente, solo chi ha avuto il
santo in paradiso. E’ rimasto come prima e come
sempre chi non lo ha avuto, o non lo ha cercato. La
città non si è sviluppata davvero, nel suo insieme e
nel suo complesso. L’interesse pubblico non è mai la
sommatoria degli interessi privati soddisfatti e la
crescita di una città non è la sommatoria della
crescita pura e semplice dei propri cittadini. La
politica teramana è sempre stata clientelare, dopo
la guerra e forse anche prima. E i Caligola teramani
sono stati sempre gli stessi. Se non sempre, quasi
sempre. Hanno a volte cambiato partito, ma non sono
cambiati loro o le loro famiglie. |