Il corrosivo del 10 gennaio 2012   

 

Chi lascia il logo vecchio

 

    Non so quanto sia costato il nuovo logo della Asl di Teramo, ma sono sicuro che tra non molto lo sapremo. Sapremo il nome di chi lo ha realizzato, quando gli è stato commissionato e quanto gli è stato pagato. Non so quanto costerà sostituire il nuovo logo al vecchio, in tutti i posti dove occorre sostituirlo, che sono indubbiamente molti. Ma sono sicuro che tra non molto lo sapremo e ce ne sarà indicato il costo complessivo, certamente non modesto. Quel che finora sappiamo è che il nuovo logo è brutto. Su internet ho dato uno sguardo ai loghi di un centinaio di asl italiane, dovendo constatare che sono altrettanto brutti, come lo era, oggettivamente, quello vecchio della Asl di Teramo.

 

     Ma sono quelli da tempo e a nessuno è venuto in mente di cambiarli. Quel che sappiamo è che il dott. Giustino Varrassi, direttore generale della Asl di Teramo (anzi, AUSL, come adesso dice il logo) ha deciso di cambiarlo e di sostenere la certamente non modica spesa della sostituzione del vecchio con il nuovo.

     Quel che non sappiamo è perché abbia deciso di farlo. Concordo con chi ha detto che il direttore non è parso finora un campione nelle capacità di comunicazione, perciò non ipotizzo che si sia avventurato da solo in questa impresa. Penso che qualcuno lo abbia consigliato (male). Mi sfugge il motivo della sua decisione, oserei dire il movente, termine più adatto al crimine commesso. Perché se la l’Asl teramana aveva bisogno di cambiare qualche cosa, non era certamente il logo e è non scrivendo sul logo che il “meglio è qui” che si migliora lo stato comatoso della sanità teramana, al cui peggioramento il direttore generale sta lavorando con accanimento terapeutico. Era stato chiamato a risanare un malato e invece ne sta aggravando le condizioni. Però si fa attrarre da un’operazione di facciata e cambia il logo, come se bastasse una riverniciata alle pareti a trasformare in una reggia un tugurio. Le liste di attesa continuano ad essere infinite, la qualità dei servizi erogati decisamente scarsa, il rispetto della meritocrazia nella scelta delle nomine e nell’affidamento degli incarichi carente, la coerenza delle decisioni gestionali decisamente poca, la razionalità dell’operato amministrativo alquanto insoddisfacente, ma il direttore generale ha preferito destinare tempo e risorse alla realizzazione di un nuovo logo e alla sostituzione del vecchio, accusato di chissà quali colpe, come se lo si ritenesse responsabile di tutte le cose che non vanno.

     Quel che sappiamo è che il nuovo logo sarà accostato ad altri simboli grafici che gli assomigliano molto, che verrà interpretato in diverse maniere, che ci sarà chi lo assimilerà ad un’elica, come ha fatto El Cordobès nella sua tavola, chi ad un quadrifoglio, chi ad un ventilatore, e chi farà notare quanto assomigli al logo del centro commerciale “Gran Sasso” e magari avanzerà il sospetto che sia stato partorito dallo stesso studio grafico. Quel che sappiamo è che non mancherà chi si chiederà se questo logo non presenti per caso qualche ignoto riferimento a qualche simbolo della massoneria e, nel caso di una risposta negativa, si chiederà come mai non ne contenga. Quel che sappiamo è che il direttore generale avrebbe certamente dovuto occuparsi d’altro perché di cose da fare, invece di occuparsi di loghi, ce ne sarebbero state tante e ce ne saranno tante. Non mi riferisco solo alle necessità urgenti dettate dal miglioramento generale e specifico dell’azienda, che tecnicamente continua ad essere in perdita, ad offrire scarsa qualità e a costare più di quanto eroghi.

     Mi riferisco anche alle ingiustizie palesi che in questa azienda teramana si continuano a perpetrare e che prima o poi, più prima che poi, il direttore generale sarà chiamato a sanare, spiegando come mai si possa erogare la stessa punizione, due mesi di sospensione senza stipendio, a chi ha solo la colpa di aver “ispirato” alcuni articoli di stampa da cui si ritiene che il buon nome dell’azienda sia stato intaccato, come il dott. Petrella, e a chi, come il dott. Robimarga, è stato chiamato a rispondere dalla magistratura di reati assai più gravi. Nei prossimi giorni il dott. Varrassi si troverà a confrontarsi in diverse sfide, alcune giudiziarie (la querela per diffamazione aggravata presentata contro di lui dallo stesso dott. Petrella, il ricorso dei settanta dipendenti dell’ospedale di Teramo marchiati a fuoco da una valutazione estremamente negativa), alcune politiche (quella lanciata contro di lui dal sindaco di Pineto, che lo invita ad un confronto pubblico; quella del sindaco di Giulianova, che lo sottopone ad una serie di contestazioni mozzafiato), altre personali (come quella che di fatto si configura nel suo braccio di ferro con alcuni collaboratori (in primis il direttore amministrativo Ambrosi).

     Il dott. Varrassi sarà anche chiamato ad alcune scelte difficili e a decidere se insistere o no in alcune cervellotiche chiusure di reparti o in alcune altrettanto inspiegabili promozioni di operatori o di interi reparti (di cui non si intravedono altre ragioni se non politiche). Ma lui continuerà ad occuparsi del nuovo logo, controllando che la sua sostituzione al vecchio sia completa e puntuale. Ma attento… chi lascia il logo vecchio per il nuovo…