Ma sono quelli da tempo e a nessuno è
venuto in mente di cambiarli. Quel che sappiamo è
che il dott. Giustino Varrassi, direttore generale
della Asl di Teramo (anzi, AUSL, come adesso dice il
logo) ha deciso di cambiarlo e di sostenere la
certamente non modica spesa della sostituzione del
vecchio con il nuovo.
Quel che non sappiamo è perché abbia deciso di
farlo. Concordo con chi ha detto che il direttore
non è parso finora un campione nelle capacità di
comunicazione, perciò non ipotizzo che si sia
avventurato da solo in questa impresa. Penso che
qualcuno lo abbia consigliato (male). Mi sfugge il
motivo della sua decisione, oserei dire il movente,
termine più adatto al crimine commesso. Perché se la
l’Asl teramana aveva bisogno di cambiare qualche
cosa, non era certamente il logo e è non scrivendo
sul logo che il “meglio è qui” che si migliora lo
stato comatoso della sanità teramana, al cui
peggioramento il direttore generale sta lavorando
con accanimento terapeutico. Era stato chiamato a
risanare un malato e invece ne sta aggravando le
condizioni. Però si fa attrarre da un’operazione di
facciata e cambia il logo, come se bastasse una
riverniciata alle pareti a trasformare in una reggia
un tugurio. Le liste di attesa continuano ad essere
infinite, la qualità dei servizi erogati decisamente
scarsa, il rispetto della meritocrazia nella scelta
delle nomine e nell’affidamento degli incarichi
carente, la coerenza delle decisioni gestionali
decisamente poca, la razionalità dell’operato
amministrativo alquanto insoddisfacente, ma il
direttore generale ha preferito destinare tempo e
risorse alla realizzazione di un nuovo logo e alla
sostituzione del vecchio, accusato di chissà quali
colpe, come se lo si ritenesse responsabile di tutte
le cose che non vanno.
Quel che sappiamo è che il nuovo logo sarà accostato
ad altri simboli grafici che gli assomigliano molto,
che verrà interpretato in diverse maniere, che ci
sarà chi lo assimilerà ad un’elica, come ha fatto El
Cordobès nella sua tavola, chi ad un quadrifoglio,
chi ad un ventilatore, e chi farà notare quanto
assomigli al logo del centro commerciale “Gran
Sasso” e magari avanzerà il sospetto che sia stato
partorito dallo stesso studio grafico. Quel che
sappiamo è che non mancherà chi si chiederà se
questo logo non presenti per caso qualche ignoto
riferimento a qualche simbolo della massoneria e,
nel caso di una risposta negativa, si chiederà come
mai non ne contenga. Quel che sappiamo è che il
direttore generale avrebbe certamente dovuto
occuparsi d’altro perché di cose da fare, invece di
occuparsi di loghi, ce ne sarebbero state tante e ce
ne saranno tante. Non mi riferisco solo alle
necessità urgenti dettate dal miglioramento generale
e specifico dell’azienda, che tecnicamente continua
ad essere in perdita, ad offrire scarsa qualità e a
costare più di quanto eroghi.
Mi riferisco anche alle ingiustizie palesi che in
questa azienda teramana si continuano a perpetrare e
che prima o poi, più prima che poi, il direttore
generale sarà chiamato a sanare, spiegando come mai
si possa erogare la stessa punizione, due mesi di
sospensione senza stipendio, a chi ha solo la colpa
di aver “ispirato” alcuni articoli di stampa da cui
si ritiene che il buon nome dell’azienda sia stato
intaccato, come il dott. Petrella, e a chi, come il
dott. Robimarga, è stato chiamato a rispondere dalla
magistratura di reati assai più gravi. Nei prossimi
giorni il dott. Varrassi si troverà a confrontarsi
in diverse sfide, alcune giudiziarie (la querela per
diffamazione aggravata presentata contro di lui
dallo stesso dott. Petrella, il ricorso dei settanta
dipendenti dell’ospedale di Teramo marchiati a fuoco
da una valutazione estremamente negativa), alcune
politiche (quella lanciata contro di lui dal sindaco
di Pineto, che lo invita ad un confronto pubblico;
quella del sindaco di Giulianova, che lo sottopone
ad una serie di contestazioni mozzafiato), altre
personali (come quella che di fatto si configura nel
suo braccio di ferro con alcuni collaboratori (in
primis il direttore amministrativo Ambrosi).
Il dott. Varrassi sarà anche chiamato ad alcune
scelte difficili e a decidere se insistere o no in
alcune cervellotiche chiusure di reparti o in alcune
altrettanto inspiegabili promozioni di operatori o
di interi reparti (di cui non si intravedono altre
ragioni se non politiche). Ma lui continuerà ad
occuparsi del nuovo logo, controllando che la sua
sostituzione al vecchio sia completa e puntuale. Ma
attento… chi lascia il logo vecchio per il nuovo… |