Il corrosivo dell'8 novembre 2011   

 

Lo strapotere della massoneria teramana

 

    

     Torno a parlare della massoneria teramana perché mi sembra di poter dire che il modo in cui essa si manifesta e manifesta il suo strapotere politico, economico e finanziario sia sempre più palese e quasi esibizionistico. Una volta si nascondeva, oggi non lo fa e mostra i muscoli. Non teme di essere additata, non si cura di eventuali ostacoli, perché sa di non averne. Che gli ultimi quattro busti messi nei giardini dei Tigli siano tutti e quattro di teramani illustri, ma massoni, che vanno a far compagnia ad un buon numero di altri teramani illustri, anch’essi massoni, può anche essere una coincidenza, se tale la si vuole proprio far apparire. E non è significativo più di tanto, almeno rispetto ad altri eventi che si stanno verificando in città, e nella nostra provincia, che di significati palesi ne hanno ancora di più. E’ certo che mai il potere di chi vive all’ombra delle logge, pur vantandosi di essere portatori di luce, è stato così assoluto. Mai nel passato, quando pure la massoneria teramana era assai importante e quando quella atriana era così potente da coprire responsabili di atroci misfatti, prima della grande purga di fine ottocento. Sono pochi i titolari di incarichi di potere, istituzionali e no, che non sono iscritti a pie’ di lista e non hanno nelle loro borse un grembiulino; pochi di loro non frequentano la squadra e il compasso; bene che vada sono “in sonno”.

 

     Non è difficile individuarli e riconoscerli, da tanti segnali. Quando si riuniscono in piazza Martiri e confabulano, non può sfuggire l’insieme delle loro connotazioni e non può non impressionare la natura e la composizione del gruppo che si riunisce, si scompone e poi si riunisce di nuovo. La trasversalità dei personaggi, il mutuo soccorso che li collega, la sopravvalutazione dei loro meriti che li accomuna sono caratteristiche non mutevoli e facilmente descrivibili. Si tratta di un’occupazione a tappeto di ruoli, quelli che contano, e di uffici pubblici; di un appannaggio di incarichi professionali ed extra professionali così generalizzato da avere pochissime eccezioni. Quasi nulla sfugge a questa invasione che è arrivata ormai a livelli mai raggiunti nel passato.
     La massoneria, una volta istituzione nobile e grande nei suoi principi e nelle sue massime, è diventata, nelle mani di questi esponenti teramani di oggi, uno strumento docile ed elastico, che nel portare spesso a ricoprire ruoli importanti delle autentiche nullità ci indurrebbe ad avvertire un senso del ridicolo, se non ci costringesse ad avvertire invece un senso di indignazione. La fratellanza e la cuginanza non sono autentiche espressioni di illuminata consapevolezza, ma elementi utilizzati per reciproche coperture e per percorsi di vita contrassegnati da brillanti e ben remunerate carriere. Molti di questi personaggi si affannano spesso ad allontanare da sé perfino il sospetto di essere iscritti alla massoneria; si adontano al minimo velato riferimento; sono pronti alla smentita al minimo accenno diretto alla loro appartenenza muratoria; minacciano perfino querele se questo accenno non è minimo, ma esplicito, come se essere iscritti alla massoneria fosse una cosa, o una colpa, di cui vergognarsi, e non una cosa, o un merito, di cui vantarsi. E questo si verifica in un clima in cui la massoneria seria è sempre più trasparente, in nome di una riservatezza che non è segretezza, perciò dà, di per sé, il segnale di una concezione distorta dell’essere massoni.
     Il potere della massoneria teramana oggi è strapotere e chi non lo vede non ha occhi per vedere né orecchie per sentire. Ma chi lo vede e lo sente non sempre ha la bocca per parlare e preferisce il silenzio, che è complicità. Quando la massoneria era un’istituzione nobile nei suoi principi e pura nelle sue massime, si poneva compiti inclusivi e non esclusivi, e in questo consisteva il suo magistero. Quando, come a Teramo, essa diventa esercizio e abuso del potere, si pone solo come un’associazione “ad excludendum”, riservando privilegi ai propri affiliati e tenendo tutti gli altri a distanza, ridotti al ruolo di sudditi e di servi. Essa crea così le condizioni per l’affermarsi di una o più “cricche”, ciascuna con l’obiettivo di permeare dall’interno le istituzioni, politiche, economiche e finanziarie, e farne il docile strumento delle proprie ambizioni e del proprio arricchimento. Abbiamo raggiunto il livello di guardia: in questa nostra pigra e sonnacchiosa città c’è chi veglia e con vigile scaltrezza, oltre che con spregiudicata sfrontatezza, muove i fili che rendono i cittadini  delle marionette, come fa il “puparo” nel teatro dei “pupi”.