Non è
difficile individuarli e riconoscerli, da tanti
segnali. Quando si riuniscono in piazza Martiri e
confabulano, non può sfuggire l’insieme delle loro
connotazioni e non può non impressionare la natura e
la composizione del gruppo che si riunisce, si
scompone e poi si riunisce di nuovo. La
trasversalità dei personaggi, il mutuo soccorso che
li collega, la sopravvalutazione dei loro meriti che
li accomuna sono caratteristiche non mutevoli e
facilmente descrivibili. Si tratta di un’occupazione
a tappeto di ruoli, quelli che contano, e di uffici
pubblici; di un appannaggio di incarichi
professionali ed extra professionali così
generalizzato da avere pochissime eccezioni. Quasi
nulla sfugge a questa invasione che è arrivata ormai
a livelli mai raggiunti nel passato.
La massoneria, una volta istituzione nobile e grande
nei suoi principi e nelle sue massime, è diventata,
nelle mani di questi esponenti teramani di oggi, uno
strumento docile ed elastico, che nel portare spesso
a ricoprire ruoli importanti delle autentiche
nullità ci indurrebbe ad avvertire un senso del
ridicolo, se non ci costringesse ad avvertire invece
un senso di indignazione. La fratellanza e la
cuginanza non sono autentiche espressioni di
illuminata consapevolezza, ma elementi utilizzati
per reciproche coperture e per percorsi di vita
contrassegnati da brillanti e ben remunerate
carriere. Molti di questi personaggi si affannano
spesso ad allontanare da sé perfino il sospetto di
essere iscritti alla massoneria; si adontano al
minimo velato riferimento; sono pronti alla smentita
al minimo accenno diretto alla loro appartenenza
muratoria; minacciano perfino querele se questo
accenno non è minimo, ma esplicito, come se essere
iscritti alla massoneria fosse una cosa, o una
colpa, di cui vergognarsi, e non una cosa, o un
merito, di cui vantarsi. E questo si verifica in un
clima in cui la massoneria seria è sempre più
trasparente, in nome di una riservatezza che non è
segretezza, perciò dà, di per sé, il segnale di una
concezione distorta dell’essere massoni.
Il potere della massoneria teramana oggi è strapotere e
chi non lo vede non ha occhi per vedere né orecchie
per sentire. Ma chi lo vede e lo sente non sempre ha
la bocca per parlare e preferisce il silenzio, che è
complicità. Quando la massoneria era un’istituzione
nobile nei suoi principi e pura nelle sue massime,
si poneva compiti inclusivi e non esclusivi, e in
questo consisteva il suo magistero. Quando, come a
Teramo, essa diventa esercizio e abuso del potere,
si pone solo come un’associazione “ad excludendum”,
riservando privilegi ai propri affiliati e tenendo
tutti gli altri a distanza, ridotti al ruolo di
sudditi e di servi. Essa crea così le condizioni per
l’affermarsi di una o più “cricche”, ciascuna con
l’obiettivo di permeare dall’interno le istituzioni,
politiche, economiche e finanziarie, e farne il
docile strumento delle proprie ambizioni e del
proprio arricchimento. Abbiamo raggiunto il livello
di guardia: in questa nostra pigra e sonnacchiosa
città c’è chi veglia e con vigile scaltrezza, oltre
che con spregiudicata sfrontatezza, muove i fili che
rendono i cittadini delle marionette, come fa il
“puparo” nel teatro dei “pupi”.
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