Il corrosivo del 31 agosto 2011      

    

    

      Il compito fondamentale dei politici, e degli amministratori pubblici, è quello di dare delle risposte agli elettori e ai cittadini, i quali a loro si rivolgono chiedendo di provvedere ai propri bisogni collettivi, di comunità, di ceti o classi sociali,  di gruppi organizzati. Il loro compito è anche quello di dare risposte a chi chiede per sapere (quindi domandano), ma i politici non lo fanno mai o quasi mai e mai compiutamente, mostrando grande fastidio per chi fa loro delle domande e, se giornalista, ne fa di non concordate e impertinenti. Ciò di cui si occupano e preoccupano è dare risposte a chi chiede per ottenere, ma avanzando richieste non collettive, ma individuali. Dare delle risposte individuali comporta l’istituzione di un rapporto poco chiaro tra il politico-amministratore e l’elettore-cittadino, in quanto il secondo si rivolge al primo per ottenere favori  non sempre legittimi o il soddisfacimento di diritti dovuti, ma che si è costretti a richiedere come piaceri individuali, per i quali il politico-amministratore si aspetta una contropartita: il favore elettorale, sul quale, in tal modo, edifica il clientelismo.

     Le risposte che nel corso degli anni, e dei decenni, i politici-amministratori teramani hanno dato agli elettori-cittadini sono state sempre caratterizzate dal clientelismo, proprio a causa di questo perverso rapporto, che ha costretto la gente a muoversi all’ombra dei politici, a scegliere un politico di riferimento a cui fare sempre capo nel tentativo di chiedere per ottenere, non chiedendo mai per sapere, anzi, preferendo senz’altro non sapere, non sentire, non vedere e non capire. I politici teramani non hanno mai, o quasi mai, soddisfatto i bisogni collettivi dei cittadini amministrati, come avrebbero dovuto fare, realizzando i programmi politici per i quali ad ogni vigilia elettorale hanno fatto riferimento tenendo l’occhio puntato verso l’obiettivo del miglioramento generale della polis.

 

     Al contrario, hanno sempre o quasi sempre badato a soddisfare i bisogni individuali delle persone: il posto di lavoro per sé o i propri figli, la possibilità di edificare anche dove non sarebbe stato utile o opportuno, l’inserimento in ambiti strutturati della società dove poter perseguire sulla base del familismo e del favoritismo i propri disegni e le proprie ambizioni. L’espressione attribuita al mitico Andreotti, da lui rivolta al suo fido Franco Evangelisti: “Ah Fra’, che te serve?” è stato spesso rivolta dai politici teramani ai singoli elettori, ancora prima che questi avessero il tempo di avanzare le proprie richieste. Negli archivi di tutti i politici teramani, una volta cartacei e ora elettronici, c’è sempre stato e c’è ancora un voluminoso schedario, con l’elenco degli elettori favoriti, le richieste individuali avanzate e quelle soddisfatte, oltre al relativo orientamento politico, da condizionare ovviamente ad ogni tornata elettorale.

     Non si può certamente sperare che il benessere collettivo sia il risultato della somma aritmetica, e nemmeno algebrica, dei singoli benesseri individuali, tanto più che quasi sempre tra il primo e i secondi c’è un conflitto insanabile, che fa sacrificare il benessere collettivo al soddisfacimento dei benesseri individuali. Ricordo una lunghissima seduta, ai tempi lontani in cui ero consigliere comunale, in cui si discutevano le osservazioni ad una variante del Piano Regolatore: ogni osservazione fu accolta e non accolta, adottata e non adottata, non in base a considerazioni di carattere generale, ma in base a valutazioni di carattere individuale e al termine un consigliere democristiano, mostrandomi un voluminoso elenco dei cittadini che avevano presentato osservazioni, mi confessò, trionfante, che quell’elenco sarebbe stato per lui un formidabile strumento propagandistico nell’imminente campagna elettorale. Ricordo che quel consigliere fu rieletto con un plebiscito di preferenze e, da peone che era, nella consigliatura successiva si guadagnò il grado di assessore. Ricordo anche un sindaco (non dirò mai chi) che continuamente mi chiedeva come mai a me proprio non servisse niente e mi ripeteva che non vedeva l’ora di potermi fare un favore, che io, ovviamente non chiesi mai e avrei rifiutato se mi fosse stato fatto “sponte sua”.

     I politici teramani, rampolli di famiglie politiche teramane, hanno imparato l’arte dai padri e ora la esercitano meglio di loro. Si sono raffinati, sia a destra che a sinistra che al centro: continuano a perseguire gli interessi individuali dei loro elettori ai quali sacrificano l’interesse collettivo e quello generale della città. Le loro risposte sono perciò dannose nel quadro complessivo, oltre che immorali, anche se sono spacciate per visioni lungimiranti e miracolose. Anche quando rispondono alle richieste (e mai alle domande) di gruppi e di lobbies, le loro risposte continuano ad essere individuali, perché anche in quel caso l’interesse del gruppo è la sommatoria degli interessi individuali di coloro che compongono il gruppo o la lobby, che si costituisce come gruppo di pressione, in grado di condizionare le scelte, che sono a vantaggio di pochi e a scapito di tutti.