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Al contrario, hanno sempre o quasi sempre badato a soddisfare i bisogni individuali delle persone: il posto di lavoro per sé o i propri figli, la possibilità di edificare anche dove non sarebbe stato utile o opportuno, l’inserimento in ambiti strutturati della società dove poter perseguire sulla base del familismo e del favoritismo i propri disegni e le proprie ambizioni. L’espressione attribuita al mitico Andreotti, da lui rivolta al suo fido Franco Evangelisti: “Ah Fra’, che te serve?” è stato spesso rivolta dai politici teramani ai singoli elettori, ancora prima che questi avessero il tempo di avanzare le proprie richieste. Negli archivi di tutti i politici teramani, una volta cartacei e ora elettronici, c’è sempre stato e c’è ancora un voluminoso schedario, con l’elenco degli elettori favoriti, le richieste individuali avanzate e quelle soddisfatte, oltre al relativo orientamento politico, da condizionare ovviamente ad ogni tornata elettorale. Non si può certamente sperare che il benessere collettivo sia il risultato della somma aritmetica, e nemmeno algebrica, dei singoli benesseri individuali, tanto più che quasi sempre tra il primo e i secondi c’è un conflitto insanabile, che fa sacrificare il benessere collettivo al soddisfacimento dei benesseri individuali. Ricordo una lunghissima seduta, ai tempi lontani in cui ero consigliere comunale, in cui si discutevano le osservazioni ad una variante del Piano Regolatore: ogni osservazione fu accolta e non accolta, adottata e non adottata, non in base a considerazioni di carattere generale, ma in base a valutazioni di carattere individuale e al termine un consigliere democristiano, mostrandomi un voluminoso elenco dei cittadini che avevano presentato osservazioni, mi confessò, trionfante, che quell’elenco sarebbe stato per lui un formidabile strumento propagandistico nell’imminente campagna elettorale. Ricordo che quel consigliere fu rieletto con un plebiscito di preferenze e, da peone che era, nella consigliatura successiva si guadagnò il grado di assessore. Ricordo anche un sindaco (non dirò mai chi) che continuamente mi chiedeva come mai a me proprio non servisse niente e mi ripeteva che non vedeva l’ora di potermi fare un favore, che io, ovviamente non chiesi mai e avrei rifiutato se mi fosse stato fatto “sponte sua”. I politici teramani, rampolli di famiglie politiche teramane, hanno imparato l’arte dai padri e ora la esercitano meglio di loro. Si sono raffinati, sia a destra che a sinistra che al centro: continuano a perseguire gli interessi individuali dei loro elettori ai quali sacrificano l’interesse collettivo e quello generale della città. Le loro risposte sono perciò dannose nel quadro complessivo, oltre che immorali, anche se sono spacciate per visioni lungimiranti e miracolose. Anche quando rispondono alle richieste (e mai alle domande) di gruppi e di lobbies, le loro risposte continuano ad essere individuali, perché anche in quel caso l’interesse del gruppo è la sommatoria degli interessi individuali di coloro che compongono il gruppo o la lobby, che si costituisce come gruppo di pressione, in grado di condizionare le scelte, che sono a vantaggio di pochi e a scapito di tutti. |