Il corrosivo del 28 giugno 2011      

    

    

Presidente (non faccio precedere alcun aggettivo alla qualifica che le compete quale capo dell’Amministrazione Provinciale, perché dei consueti: stimato, egregio, illustre, gentile, nessuno ne potrei usare senza sospettare me stesso di ipocrisia)

 

     Aderisco anche io alla formula della lettera aperta scelta dal direttore della Biblioteca Provinciale “Delfico” nel rivolgersi a lei sulle difficoltà dell’istituto culturale che lui dirige e da lei nel rispondergli sullo stesso argomento.  Delle sue argomentazioni giustificative ed auto-assolutorie, nessuna risulta convincente, almeno per me, ma ciò che mi ha soprattutto colpito, e meravigliato, è il fatto che lei si chieda: "Salviamo la Delfico, va bene, ma da chi?” Mi meraviglia che lei non abbia trovato una risposta, banale quanto scontata: salviamola da lei, dai suoi assessori, dalla sua giunta e dai politici come lei. Salviamo la cultura dai politici come lei, salviamo la politica stessa da politici come lei. Detto questo, però, non è detto tutto, perché questa responsabilità va a sua volta analizzata, scomposta e valutata.

 

     Un dato che emerge subito ad una valutazione anche sommaria è che essa è maturata nel tempo, quasi coltivata con pertinace accanimento e con ostinazione. Da un certo momento in poi, Tommaso Ginoble deve aver creduto che tutto gli fosse possibile. Fin da suo insediamento, la giunta da lei presieduta non ha certamente brillato per spirito di iniziativa, soprattutto riguardo alla cultura, alla sua promozione o alla sua semplice salvaguardia. La sua attività amministrativa e quella della sua giunta sono state contraddistinte da un’assoluta noncuranza e da una scandalosa indifferenza nei riguardi della cultura e la difficoltà che sta incontrando la biblioteca “Delfico” ne è la naturale conseguenza.

     Lei adduce, a giustificazioni ed auto-discolpa, le difficoltà di bilancio, la diminuzione delle entrate a causa della crisi e del ridotto stanziamento statale. Lei continua, come fanno i pessimi amministratori, ad imputare colpe alle passate amministrazioni, si attribuisce il merito di aver riconosciuto debiti fuori bilancio ereditati e quello di aver messo mano alla manutenzione delle strade, quello di aver offerto opportunità lavorative a quasi 100 precari. Si appiglia poi alla necessità di risanare il buco della sanità (ma lei che c’entra?), a quella di far fronte al terremoto (ma lei che c’entra?) e infine a quella di dover finanziare il “Braga” oltre che la “Delfico”. Respinge il rimprovero di non far nulla per la cultura e per dimostrare il contrario, cioè che lei invece fa molto, cita soltanto quella che lei definisce “la somma record che destiniamo e che serve quasi per intero a far vivere il Braga.”

     Lei dice che la “La Provincia fa molto di più di quanto potrebbe”. Io ritengo che la Provincia fa molto meno di quello che potrebbe, anzi che dovrebbe. Che cosa sta facendo lei per ridurre gli sprechi del suo ente, per ridurre i faraonici stipendi dei suoi dirigenti, per far sì che le risorse di cui il suo ente dispone non si disperdano per mille rivoli? Che cosa sta facendo per invertire la rotta riguardo alla scarse dotazioni su cui può contare la Biblioteca, il più prestigioso degli istituti culturali di cui lei ha l’obbligo di occuparsi? Se lei ha individuato margini di miglioramento significativi riguardo alla sua gestione, come mai non vi pone mano immediatamente, preferendo invece occuparsi delle solite pessime cose di cui solitamente si occupa la solita pessima politica?

     E un pensiero sulla inutilità dell’ente che lei presiede e su quanto sarebbe utile la soppressione delle province, di tutte le province, lo ha avuto mai? Un progetto per un rilancio della cultura teramana, ormai in pieno decadimento, ha pensato mai di avviarlo?

Vede, lei, che si è trovato inaspettatamente, per un colpo di fortuna e per errori degli avversari, a gestire in prima persona un ente che andrebbe soppresso, non può ritenersi immune da rimproveri e accuse che merita tutte, trovandosene le ragioni, pienamente, nei capitoli del suo bilancio che non è esangue per la pochezza delle cifre, ma per quella delle idee e dell’impegno. Lei se la prende con le colpe di un passato che, come lei dice, non vi ha visti protagonisti, ma trascura il fatto che nemmeno il presente vi vede protagonisti, almeno in positivo, e troppo spesso semplici esecutori di volontà altrui. Nessun richiamo ad una scala di priorità che non veda la Biblioteca e i suoi problemi nei primissimi posti suona al mio orecchio gradito. Perciò mi auguro che l’angosciato appello del direttore Luigi Ponziani possa avere presso di lei un’accoglienza più benevola e più generosa.

     Io non la conosco personalmente e so di lei, come politico, ciò che mi viene raccontato dalle cronache e dalla lettura dei capitoli del bilancio del suo ente, dall’elenco delle sue delibere e dei suoi provvedimenti amministrativi. Da questa conoscenza mi viene la certezza dell’inadeguatezza sua e della sua giunta nei confronti delle problematiche denunciate dal direttore Ponziani. Mi auguro che il suo accorato appello, così fortemente fatto proprio da “La Città” e dai sottoscrittori che stanno diventando sempre più numerosi, possa trovare risposte ben diverse da quella che lei ha voluto dare nella sua lettera aperta di risposta, dando una risposta che non è una risposta e rivelando a tutti coloro che l’hanno letta, o alla maggior parte di loro, quanto il direttore Ponziani abbia avuto ragione nel decidere di renderlo pubblico, trasformandolo nella denuncia di un sostanziale abbandono. Abbandono di cui lei e la sua giunta portano tutta intera la responsabilità.