Il corrosivo del 3 maggio 2011

 

     In questi giorni sono stati diffusi i dati di un Rapporto della Federfarma che hanno messo in evidenza come nel 2010 gli italiani hanno speso quasi un miliardo di euro in ticket sanitari, con un netto incremento rispetto all'anno precedente dell’incidenza sulla spesa lorda delle quote a carico dei consumatori, passata dal 6,6% del 2009 al 7,6%. In pratica, siamo chiamati sempre di più a concorrere al pagamento di un servizio che diventa sempre meno efficiente e sempre più costoso, e ci trasformiamo sempre di più da cittadini in contribuenti.

     E’ fin troppo facile ipotizzare che la situazione sta diventando sempre più pesante, perché, oltre agli sprechi generici e specifici di un servizio sanitario nazionale che si rivela sempre di più un disservizio, stiamo pagando a caro prezzo la disinvoltura con cui il sistema politico ha finora elargito alle proprie clientele risorse che si sarebbero dovute utilizzare per ben altri fini. La necessità improvvisa e impellente di risanare i bilanci regionali, nei quali la spesa per la sanità ha un’incidenza percentualmente preponderante, fa sì che siamo individualmente chiamati a sborsare somme sempre più crescenti dopo averne già pagate molte a beneficio del sistema generale di imposte e del servizio sanitario nazionale, con ritenute alla fonte alle quali non possiamo sfuggire se siamo lavoratori dipendenti. In pratica, un farmaco o una prestazione sanitaria li paghiamo non una, ma due, tre volte e lo Stato si rivela sempre più un esattore rapace e vorace, che ci dissangua, perché deve con il nostro sangue sostenere enti e individui parassitari che non sono soliti provvedere a sostenersi da sé.

 

      Il settore della sanità non è il solo nel quale noi cittadini siamo spremuti come dei limoni da uno Stato tiranno che ci considera sudditi e ci impone gabelle al limite del martirio. Ce ne sono altri, molti altri, nei quali lo Stato gabelliere ci affama. Prendiamo quello delle utenze domestiche: gas, luce e acqua. Di per sé non costerebbero molto (anche se più che negli altri paesi europei), se lo Stato non le gravasse di imposte su imposte, statali, regionali e comunali, e se poi non calcolasse l’iva sulle somme lorde, comprensive già delle imposte, facendoci quindi pagare l’iva sulle imposte già pagate. Il tutto viene reso ancora più difficile per le famiglie e per i contribuenti, ma anche per le imprese, perché lo Stato biscazziere consente alle società di distribuzione di gas, luce ed acqua di inviare le bollette quando gli pare e calcolando consumi presunti a volte altissimi e ingiustificati e altre volte bassi e inferiori a quelli reali per mesi, facendo poi seguire delle bollette milionarie e insostenibili.

     C’è poi il capitolo delle multe stradali e dei pedaggi autostradali, che sono un vero scandalo. I secondi continuano ad aumentare anche se dovrebbero corrispondere a miglioramenti di servizi che invece non migliorano mai, anzi peggiorano ogni giorno di più, con cantieri aperti e mai chiusi, restringimenti di corsie e deviazioni continue. Le seconde aumentano anch’esse, con il moltiplicarsi di autovelox e semafori truffaldini che vengono istallati sempre più numerosi da enti territoriali, province e comuni, che solo da queste entrate possono ricavare quelle risorse che lo Stato centrale e accentratore ha loro sottratto sul piano dei trasferimenti finanziari. Fino a qualche tempo fa il cittadino poteva far ricorso contro queste multe capestro o al Prefetto o al Giudice di Pace. Ma il Prefetto nelle maggior parte dei casi e salvo qualche rara e meritevole eccezionale non si dimenticava di essere il rappresentante dello Stato e della gerarchia e dava sempre torto, per principio, a chi proponeva ricorso. Per ricorrere al Giudice di Pace, che molto spesso dava invece ragione ai ricorrenti, è stata di recente istituita una tassa, ancora una, che vanifica di fatto la convenienza a fare ricorso, soprattutto per importi più bassi, anche se ingiusti anch’essi.

     Insomma, non c’è un solo settore nel quale lo Stato vessatore non imponga il suo strapotere impositivo, confermandosi pessimo pagatore quando deve restituire somme ai cittadini e ottimo esattore quando gli capita di dover entrare o rientrare in possesso anche di qualche centesimo. Ma che Stato è questo? Uno Stato che continua a sperperare risorse che si potrebbero economizzare, tenendo in piedi enti inutili e non avendo il coraggio o la volontà di tagliarli, sostenendo iniziative improduttive e continuando ad arricchire un ceto politico parassitario e le loro famiglie. Continuando a consentire che alcune società semi-pubbliche e semi-private di recupero credito per conto di enti pubblici impongano, all’insaputa degli interessati, ipoteche su beni immobili (casa e fabbricati) e fermi di beni mobili (veicoli di ogni tipo) per il mancato versamento anche di pochi spiccioli, dovuti per multe o mancati pagamenti anche solo di qualche bolletta.

     Non parliamo poi di ciò che questo Stato infedele consente al sistema bancario, cioè di rapinare i propri clienti più di quanto non facciano dei rapinatori che si presentino con le armi spianate ad uno sportello intimando al cassiere di consegnargli i soldi, di rapinarli in ogni modo e in ogni transazione, di imporre tassi usurai che farebbero andare in galera chi li proponesse da privato prestatore di soldi e venditore di moneta circolante, di vendere titoli e bond con la massima spregiudicatezza, pur sapendo di rifilare dei bidoni sciagurati. Che Stato è questo?

Intanto i cittadini si son dovuti trasformare in operatori ecologici, differenziano i propri rifiuti dove i rifiuti vengono differenziati, come giustamente deve essere e si deve fare, ma continuano a pagare somme sempre più elevate per il servizio comunale di ritiro e smaltimento, quale che sia il suo nome, più o meno di fantasia. Insomma il cittadino deve lavorare di più e, invece di pagare di meno, paga di più. E paga per l’inefficienza dei politici e degli amministratori, che o non hanno costruito una nuova discarica, o ne hanno lasciato saturare e magari crollare una vecchia senza far nulla per sostituirla, o non hanno costruito un impianto moderno e devono a loro volta pagare forti somme per il trasferimento dei rifiuti in altri impianti e in altre regioni.

     Il circolo vizioso che si istaura è: più tu, come amministratore sei inefficiente, più io differenzio e più pago. Poi tu amministratore ti servi del tuo apparato burocratico per offrire un lavoro ai tuoi clienti e ai tuoi elettori, in una società in cui non è più ritenuto immorale servirsi del proprio ruolo politico per trovare un posto a figli, generi e nuore, ma anche a fratelli, sorelle e mogli, e ci si vanta in televisione di essere disponibili a ricorrere anche a “Satanasso” pur di trovare il posto a un figlio, in dispregio di chi o non ha questa possibilità o non ha abbastanza mancanza di dignità per genuflettersi al politico potente e chiedergli l’elemosina di un posto di lavoro. Ma a “Satanasso” sembra anche essersi affidato per avere indicazioni sul percorso da seguire il nostro ministro delle finanze, che pare essere intenzionato solo ad eseguire tagli e ritagli alle spese, senza alleggerire di un solo grammo per centimetro quadrato la pressione fiscale che grava su di noi.