Il corrosivo del 22 marzo 2011

    

    

     Il rumore dei caccia italiani fa da colonna sonora ad un film che la Storia beffardamente sembra proporci dopo aver riavvolto indietro la bobina, riportandoci ai tempi della nostra guerra contro la Libia, iniziata cento anni fa (meno qualche mese), quasi con le stesse modalità, con una iniziativa della Francia che, oggi, come nel 1911, ha dato il ciack ad una serie di eventi di drammatica emergenza. Intanto in Oriente, quello estremo, ci sembra di rileggere quei libri di fantascienza della mondadoriana collana “Urania”, nei quali leggemmo, ma proiettati in un lontano e ipotetico futuro, di esplosioni nucleari che mettevano a rischio la sopravvivenza della Terra.

     Gli scenari mondiali di importanza epocale ci ripropongono dei “deja vu” inquietanti, dandoci davvero l’impressione che, salvo diverse orchestrazioni, gli spartiti eseguiti dalla sgangherata compagnia cantante che siamo in questa parte dell’Universo siano sempre gli stessi. Ma “deja vu” si presentano come lampi improvvisi in “serate serene” anche qui, nel nostro cortile teramano, dove oche starnazzanti fanno corona a chi ha preso, nel lontano passato, in quello più recente e anche nel presente, decisioni di cui si coglie una irrazionalità di fondo, di cui perciò facciamo fatica a capire “le ragioni”, servendoci di quello strumento insostituibile che è la “Ragione”.

 

      Il buon Pascal diceva che il cuore ha le sue “ragioni” che la “Ragione” non conosce. Devo dire che quanto sta avvenendo a Teramo sul piano della realizzazione di opere pubbliche e di viabilità deve avere pure delle “ragioni” che la “Ragione” non conosce, anzi che non riconosce. Sospetto addirittura che non ci siano “ragioni”, ma “irragionevolezze”, come se su un bigliardo dal tappeto sdrucito un inesperto giocatore avesse colpito con una stecca spuntata una biglia non perfettamente rotonda, che avesse a sua volta colpito a catena le altre, altrettanto non perfettamente tonde, innescando una serie di imprevedibili rotolamenti.

      Il quadro è desolante per noi cittadini, al di là delle positività che qua e là affiorano quasi a voler mascherare le sovrabbondanti negatività, che sono di gran lunga più visibili. Ovunque, sul nostro territorio, ci si presentano dei mostri, che non riusciamo a capire come e da chi siano stati partoriti, dandoci il diritto di sospettare che i progettisti, perché di realizzazioni progettate sto parlando, abbiano operato in un momento di obnubilazione della coscienza. Chi ha progettato e realizzato quel mostro che è la Teramo-Mare, che deve combattere ad ogni stagione un’assurda guerra contro un fiume che pretende di riprendersi ciò che gli è stato sottratto? Chi ha progettato e realizzato quel manto stradale la cui sottigliezza, senza un’adeguata massicciata, sembra sfidare quella della fettina di prosciutto che nella nostra adolescenza venditori in malafede mettevano dentro il nostro panino? Chi ha progettato quell’assurdo tracciato, che trova il suo capolavoro in un sottopasso che si allaga ad ogni pioggia, diventando uno strumento di morte dopo essersi trasformato in un lago?

      E chi ha disegnato il tracciato del Lotto Zero, che, peggiorando di gran lunga quelli disegnati nei primi progetti, sfida anch’esso un fiume, sul cui letto insiste con dei piloni che il corso d’acqua scopre ad ogni pioggia, rivendicando i propri diritti? Chi ha ideato e progettato quella rampa al 14% dello stesso Lotto Zero, nella zona di Porta Romana, che sarebbe percorso ideale per una cronoscalata di ciclisti, ma non certo per una bretella autostradale o superstradale?

      Chi ha disegnato e progettato quel parcheggio antistante l’Ospedale di Teramo, non considerando che le norme antisismiche vanno rispettate fino in fondo e che, quindi, a mano a mano che si prevedevano piani in più occorreva far ricorso a degli “agganci” trasversali che fossero di maggiore lunghezza rispetto ai piani inferiori? Chi ha immaginato che a Piazza Garibaldi si potesse realizzare un ipogeo in pochissimo tempo, e in un certo modo, mettendo in crisi per anni, temiamo per decenni, il traffico automobilistico in un’area di vitale importanza per la città? E chi ha pensato di far ricorso a espropri necessari per realizzare lo svincolo del Lotto Zero della Gammarana e la mitica strada Castellani, senza tener conto che la specifica normativa richiede esplicite pratiche, non derogabili né interpretabili? E chi ha ideato percorsi contromano di mezzi pubblici, isole pedonali militarizzate ma con check-point tanto improvvisati e facilmente superabili da consentire a grossi automezzi di attentare all’incolumità di storici monumenti cittadini?

      Chi ha potuto pensare che per la casa in pericolo di crollo di Porta Romana fosse sufficiente una copertura più o meno di cartapesta, per mascherare le magagne e non per sanarle, come fanno i nobili decaduti, che si limitano a coprire le lesioni alle pareti dei propri castelli coprendole con degli arazzi, peraltro scoloriti? Chi può immaginare di qualificare la propria amministrazione e di pretendere una promozione a pieni voti solo vantando di aver organizzato in centro una bella fiera di San Giuseppe? E trascurando di aver consentito lo svolgimento di una gara di mountain bike con più di duecento partecipanti il cui percorso si snodava in mezzo al mercato di Porta Madonna, con i compratori che attraversavano continuamente la strada mettendo in pericolo la propria incolumità e quella dei corridori? E chi ha potuto immaginare che l’imbocco del tratto pseudo-autostradale per Teramo dal casello di Mosciano potesse essere compatibile con il fetore dei miasmi che provengono da una discarica e che si estendono nell’aria per una diecina di chilometri?

      Chi può pensare di vincere le elezioni di Roseto pensando di poter e dover procedere ad una  “bonifica”, come se la politica di quella cittadina finora fosse paragonabile alla palude pontina prima della bonifica mussoliniana? E chi può pensare di vincerle, stando dalla parte avversa, ricorrendo ad una candidatura che non può non essere interpretata come il simbolo incarnato di una serie di scelte e comportamenti politici, che, pur non potendo essere qualificate come “palude malarica”, certamente non hanno rappresentato il meglio delle potenzialità rosetane?

      Se il sonno della Ragione genera mostri, sia sugli scenari internazionali (in estremo oriente che nel golfo della Sirte), sia su quelli europei (dove si ritiene di potersi unire solo per motivi di interessi economici e mercantili e non anche per motivi ideali, dandosi perciò una comune visione soprattutto in politica estera), sia su quelli locali, dove la politica viene gestita da improvvisati esecutori di ordini altrui, deve essere da gran tempo che la Ragione deve essersi assopita, anzi, profondamente addormentata, senza che esistano possibilità che qualcuno possa risvegliarla.