Il corrosivo del  18 gennaio 2011

    

       

Lettera aperta a Gino Zavanelli, Presidente dell’Ufficio Circoscrizionale Abruzzo e Molise del G.O.I.

 

      Maestro Venerabile

     indirizzo questa lettera aperta a Lei, che dal 22 maggio 2010 è Presidente dell’Ufficio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili dell’Abruzzo e Molise del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, perché non credo di poter scomodare per una questione locale direttamente il Gran Maestro Gustavo Raffi, impegnatissimo, tra le tante altre attività, in quelle per la celebrazione dell’unità d’Italia, a cui tanto la massoneria ha contribuito. Non voglio però nemmeno dare l’impressione di tirare Lei per il grembiulino (se consente che io usi un’espressione che vuole essere amicale e non irrispettosa) nel dibattito che in questi giorni si è riaperto su una scoperta sorprendente di cui ho messo al corrente i teramani: la presenza sul petto dell’avatar del progetto “Teramo Virtual City” di simboli massonici inequivocabili, quali il compasso, la squadra e la colonna. Vede, almeno Lei non può non riconoscere il carattere massonico di quei simboli e non potrà, come la dott.ssa Eva Pietroni, responsabile del progetto, negare l’evidenza e dire che si tratta soltanto di “elementi storici tradizionali dell’architettura”. Al di là dell’ispirazione della massoneria alla muratoria e all’architettura, a partire dalla concezione del Grande Architetto dell’Universo, c’è tutto un insieme di principi culturali e filosofici, c’è un concetto che non le consentirebbe di non riconoscere quei simboli per quel che sono, un concetto che nell’ultimo numero della vostra rivista “Erasmo” giustamente è stato richiamato in prima pagina: “L’uomo al centro: il vero volto della massoneria”.

      Ecco, se l’uomo deve sempre rimanere al centro e se risulta definitiva e vincente la scelta del gran Maestro Raffi di rappresentare sempre e comunque l’organizzazione massonica nella giusta chiave della trasparenza, pur conservando la tradizionale riservatezza che non vuol essere ottusa e pertinace segretezza, tanto da aver voluto una radio e una web-tv, il Presidente dell’Ufficio Circoscrizioniale del Maestri Venerabili dell’Abruzzo e Molise del G.O.I., non può restare in silenzio mentre sulla presenza di quei simboli sull’avatar di “Teramo Virtual City” si stanno avanzando e diffondendo, nell’assenza di conoscenza su chi li ha commissionati e ottenuti, ipotesi perfino inquietanti. I teramani si interrogano sul perché e sul significato della presenza di quei simboli, su un progetto che è stato finanziato e pagato con denaro pubblico e quindi è l’espressione di tutti e non di una parte, pur illuminata, e presenta nel mondo l’immagine di una città che non può avere un biglietto da visita che qualifica tutti i cittadini come iscritti alla massoneria e dediti alle riunioni di loggia.

      I termini del dibattito in corso non le saranno sfuggiti, perché Lei è notoriamente persona molto attenta e assai sensibile ai valori della condivisione dei principi di identità e differenza. Non Le sarà sfuggito che alcune interpretazioni sul significato di quella presenza di simboli massonici sono non solo maliziose, ma tali da non risultare positive per l’immagine della massoneria. C’è chi ha parlato di arroganza, di esibizionismo di potere, di messaggi subliminali di chi potrebbe aver voluto dire di “aver messo le mani” su Teramo occupandone tutti i più importanti posti di potere, da quello politico-culturale a quello economico finanziario. Questa mia lettera aperta vuole soltanto prospettarLe l’opportunità (ma Lei si regolerà come crede) di diramare una nota ufficiale, fornendo un’interpretazione autorevole che potrebbe portare chiarimenti al dibattito in corso. La presenza di quei simboli è ufficiale? O si tratta, come dire, di un’appropriazione indebita? Quei simboli, si sa, non costituiscono un logo per il quale possano valere le leggi sui marchi e sui brevetti. Quindi, in teoria, ma anche nella pratica, chiunque può utilizzarli e metterli dove vuole, senza che le organizzazioni massoniche possano rivendicarne l’esclusiva proprietà e un esclusivo utilizzo. Però sarebbe opportuno che chi quelle organizzazioni rappresenta ufficialmente in un quadro di voluta trasparenza  facesse sentire la propria voce, proprio a difesa della propria venerabilità e per annullare ogni possibilità di cattive interpretazioni.

            E’ proprio questa considerazione che mi ha dato l’ardire di indirizzarle questa lettera aperta, che non vuole risultare limitativa della riservatezza del suo ufficio di Presidente dell’Ufficio Circoscrizionale, ma vuole contribuire a sgomberare il campo delle ipotesi più negative per lo spirito della fratellanza massonica. Saprà infatti che non manca chi ha interpretato la presenza di quei simboli sopra richiamati come la parte emergente di una lotta, non soltanto una competizione, tra le due logge teramane, la “Melchiorre Delfico”, il cui numero, il 196, certifica come sia la più antica delle 14 logge abruzzesi del G.O.I., e l’altra “casa massonica”, edificata di recente all’Oriente di Teramo dalla Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Muratori Accettati aderente all’Obbedienza di Piazza del Gesù, palazzo Vitelleschi, i cui iscritti hanno tanto contribuito alla sistemazione della nuova sede della Delegazione Regionale di Barete e all’edificazione delle altre quattro logge abruzzesi a Pescara, Chieti, Lanciano, L’Aquila.

            A chi conviene il silenzio sulla presenza di quei simboli, se essa può essere interpretata anche come una lotta tra fratelli, una lotta fra logge in competizione tra di loro e fra clan? Il Gran Maestro Raffi ha più volte richiamato, anche alla luce di ciò che hanno scritto i giornali sulla cosiddetta guerra fra le logge che si contenderebbero la città di Siena, la necessità di ribadire e manifestare “una nuova primavera” della massoneria. Il Gran Maestro ha fatto sentire la sua voce quando ha emesso un comunicato ufficiale per respingere con fermezza qualsiasi riferimento che colleghi Gennaro Mokbel alla massoneria di Palazzo Giustiniani”. Non ha esitato a presentarsi alla TV di San Marino e dichiarare: “ Mi sembra che ci sia un uso alquanto peregrino del nome Massoneria”, per precisare che la “Loggia San Marino”, citata nell’indagine “Why not” non ha niente a che vedere con l’unica Gran Loggia Regolare nella Repubblica di San Marino. Chi potrebbe condannare per mancata riservatezza un Presidente del Collegio Circoscrizionale che emanasse una nota ufficiale riguardo a quei simboli massonici sull’avatar di “Teramo Virtual City”, i cui realizzatori, come la dott.ssa Pietroni, vogliono far credere che non siano quello che appaiono, non rendendosi conto che proprio il negarlo dà adito ai più inquietanti sospetti? Chi la condannerebbe per aver contribuito a smentire l’ipotesi dell’esistenza a Teramo di una sorta di P3, una cupola massonica che si è impadronita di ogni leva del potere pubblico?

            Lei, Presidente Zavanelli, si regolerà come crede e deciderà se dare una risposta a questa mia sollecitazione ad intervenire nel dibattito in corso, ma sono sicuro che non ne interpreterà male l’intenzione. Me ne rende sicuro il contenuto dell’intervento, che ho molto apprezzato,  da Lei tenuto il 3 luglio 2010 (terzo giorno del quinto mese dell’anno 6010 di Vera Luce), a qualche mese dalla sua elezione alla prestigiosa carica, a Rocca Calascio, vicino L’Aquila, nel corso della tornata straordinaria tenuta per festeggiare la luce solsistiale e la luce materiale della loggia “Guglia d’Abruzzo”. Presente come ospite, Lei, come riportato dalla rivista “Erasmo” nel suo numero 13-14 del 2010 (pagina 11), ha esordito con queste parole: “A volte, quando le tenebre sembrano più dense, quando lo sconforto sembra prevalere sulla speranza, all’improvviso, senza nemmeno capire perché, nelle tenebre profonde si accende una luce.”

            Ecco, Presidente Zavanelli, per i teramani quei simboli massonici imposti da sconosciuti sull’avatar della Teramo Virtuale per motivi sconosciuti, rappresentano le tenebre più dense. Può Lei contribuire ad accendere una luce?