Il corrosivo del  7 dicembre 2010

    

    Ho sempre patito molto il freddo e sofferto d’inverno, mentre non ho mai patito il caldo e non ho mai sofferto anche nelle giornate più afose d’estate. Ricordo perciò con terrore quei momenti della mia infanzia in cui ci si doveva mettere a letto andando a cacciarsi dentro letti le cui lenzuola, nonostante le abbondanti coperte, erano gelide e spesso umide. Nella mia casa solo la cucina era riscaldata, mediante una stufa a legna, il cui calore non arrivava alle altre stanze. Quando stavo dai nonni, in una casa in cui non c’era ancora la luce elettrica, un enorme camino riscaldava anche qui solo la cucina e le camere da letto erano fredde. Ricordo il rito del “prete”, nel quale veniva messo un braciere e tenuto sotto le coperte per il tempo necessario per assicurare un minimo di tepore, che durava pochissimo. Ricordo il freddo di lunghe notti in cui era difficile dormire. Nella mia adolescenza conobbi il calore delle stufe a kerosene, non privo di cattivi odori, ma anche quello non arrivava nelle camere, perché quei caloriferi venivano allocati di solito nella parte centrale dell’abitazione e riscaldavano un corridoio ma non adeguatamente la restante parte della casa.

      Ricordo poi il periodo universitario, romano, quando nelle camere d’affitto nelle quali ero ospitato insieme con un compagno di studi, non c’era alcun tipo di riscaldamento, a volte veniva giù l’acqua dal tetto quando pioveva a dirotto, studiavamo avvolti nelle coperte tolte dal letto e le padrone di casa passavano assai spesso in rassegna la camera, in nostra assenza, per accertarsi che non avessimo nascosta da qualche parte qualche stufetta elettrica. Quante notti passate all’addiaccio. Ed eravamo dei privilegiati, perché la mia famiglia, pur essendo “mono-reddito”, apparteneva alla classe media e ce n’erano altre assai più povere, le cui condizioni erano ancora più misere e certamente le notti ancora più fredde. Così quando, ormai professionista e con una mia famiglia a due redditi, ebbi abbastanza risorse da potermelo permettere, una delle prime cose che feci fu di dotare la mia abitazione di un impianto di termosifoni. Finirono le fredde notti d’inverno, da passare tremando, prendendo sonno a fatica. Non era un impianto molto efficiente ed era scomodo, per via della nafta che come combustibile non era facile da gestire e spesso mandava in blocco il sistema, a causa della melma che si formava nei serbatoi. Così fu bello salutare l’ultima conquista: la trasformazione a gas metano delle caldaie. Eccolo finalmente il caldo vero! Eccole le notti in cui dormire senza patire il freddo e in un tepore di piena soddisfazione. Conservo ancora le fatture del fornitore di nafta e le bollette della società che erogava il gas. Nel mio reddito familiare avevano una voce rilevante, ma non proibitiva. Insomma quel caldo notturno, e anche diurno, io e il mio ceto sociale potevamo permettercelo. In piena tranquillità.

      Che cosa è successo nel frattempo? Da allora che cosa è cambiato? Perché nel tempo il costo delle bollette del gas metano è così lievitato, erodendo così tanto il mio reddito familiare, nel frattempo diventato sempre meno competitivo essendo quello fisso da pensionato? Che cosa ha fatto sì che io e il mio ceto sociale, nel frattempo diventato da medio minimo, facciamo sempre più fatica a far fronte agli importi spaventosi delle bollette del gas metano? Che cosa ha fatto sì che ciò che fu una conquista della mia maturità, il tepore notturno, cominci a diventare un miraggio a cui io devo progressivamente rinunciare? Che cosa mi fa temere di dover ricominciare a dormire tra lenzuola fredde e umide e a starmene durante il giorno accanto al camino, in una stanza, evitando di andare nelle altre dove il tepore del fuoco che arde non arriva? Perché mi vedo costretto a ridurre progressivamente le ore in cui tengo acceso il mio impianto di riscaldamento a metano? Perché se lo tenessi acceso per tutto il tempo che vorrei e che mi sarebbe necessario, spenderei molto più della metà della mia pensione per pagare le bollette del gas. Ma, si badi, non per pagare il gas, ma le tasse regionali che raddoppiano il costo del gas. Se consumo 250 euro di gas, pago una bolletta di più di 500 euro, un terzo del mio reddito mensile individuale. Se consumo 500 euro di gas (mi basterebbe tenere accesi i termosifoni per più di cinque ore al giorno), pago una bolletta di 1000 euro, perché metà di quella bolletta finisce nelle casse della Regione. Anche le mie tasse automobilistiche finiscono nelle casse della Regione, così come molti altri balzelli e molte altre tasse, e ticket su ricette farmaceutiche e su prestazioni sanitarie nel caso che debba fronteggiare una situazione di difficoltà che l’età che avanza rende sempre più probabile e frequente. Il Governatore Chiodi ha prospettato la necessità che Regione Abruzzo proceda ad un aumento delle tasse a carico degli abruzzesi. Perché?

      Perché, nonostante tutte le tasse e le somme che gli abruzzesi hanno versato, pagando il doppio del gas che consumano per riscaldarsi, le tasse automobilistiche e altre di altra natura e ticket sanitari, si è scoperto che il deficit regionale nel campo della sanità è di gran lunga più spaventoso di quello che, pur enorme, era stato calcolato. Non è un baratro, è una voragine, senza fondo. E’ stratosferico. E perché? La risposta è semplice: perché la sanità è stata affidata ai politici e i politici di due giunte diverse, quindi trasversalmente colpevoli, hanno sottratto fondi, premiato la sanità pubblica, regalato soldi a se stessi e ai loro accoliti; hanno criminalmente vuotato casse e dilapidato risorse. La politica ha barato, la politica ha rubato, la politica mi farà tornare a dormire in un letto freddo e a pagarmi le mie medicine; mi impedisce perfino di trovare un posto letto in un ospedale importante come quello di Teramo. Quale pena pagheranno i politici di questa politica truffaldina che ci farà tornare indietro nel tempo, a vivere come quando eravamo poveri? Loro si sono arricchiti e hanno impoverito noi. C’è una condanna adeguata e proporzionata alla grave colpa di questi predoni della politica che hanno impoverito e affamato gli abruzzesi?